Si intitola "I'm ready" l'album d'esordio di Stefano Ronchi. Il trentenne chitarrista e cantante blues genovese, nonché membro degli Almalibre che insieme a Zibba hanno vinto la Targa Tenco 2012 per il miglior album, presenterà ufficialmente l'atteso lavoro solista il 19 ottobre nella sala concerti de La Claque a Genova (ore 22). Laureato in Storia della Musica alla facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Genova e diplomato in chitarra jazz al Conservatorio Niccolò Paganini, Ronchi dopo aver accompagnato artisti pop e personaggi della televisione come Umberto Smaila ha trovato nel blues di Chicago la sua fonte di ispirazione. Il disco è un omaggio ma anche una personale rilettura di questo genere sempre affascinante e attuale.
Ospiti della serata genovese saranno Zibba, Meri Maroutian, Marcello Picchioni e il violinista Fabio Biale, anche lui membro degli Almalibre e prossimo al debutto solista.
In anteprima abbiamo parlato con Ronchi che in questa intervista ha descritto il suo disco e raccontato la sua carriera musicale.
A La Claque
presenterai ufficialmente il tuo primo album. Cosa ci puoi dire di questo disco?
«"I'm ready" è
il mio primo disco solista. Rappresenta una vera e propria svolta per me, sia
musicale che personale. Dal punto di vista musicale è il mio omaggio alla
musica che amo, il blues, soprattutto quello che si suona dalle parti di Chicago,
città che oso definire la mia seconda casa, da quanto amo andarci! Frequentare
quei locali e avere la possibilità di esibirsi con al fianco alcune delle
leggende di questa musica - Lurrie Bell, Billy Branch e molti altri - è stata
un'esperienza talmente forte che appena tornato in Italia non solo ho cambiato
modo di suonare la chitarra, ma ho anche deciso di tagliare i ponti con il
resto e dedicarmi esclusivamente a questa musica e a registrarne un disco. In
realtà non ho abbandonato proprio tutto ma la decisione forte è stata quella
di dare finalmente una precedenza nella mia vita. In questo caso l'ha avuta il blues. Il disco contiene 11 tracce, la maggior parte delle quali sono di mia composizione. Scrivere dei blues è sempre stata una mia prerogativa, non amo fare
cover, a meno che non siano davvero significative ed emozionanti, prima di
tutto per me. In questo ambito quella a cui sono più legato è "Born under a bad sign", è uno dei brani più significativi di Albert King, mio chitarrista e bluesman
preferito; ma devo dire che la cover che mi ha dato più soddisfazione è
"Ain't no love in the heart of the city", brano di Bobby Bland, reso
ancora più celebre dagli Whitesnake, e che l'arrangiamento sapiente di Stefano
Cecchi (bassista e arrangiatore del disco, ndr) e i violini di Fabio Biale hanno
reso ancora più struggente. Non ultima anche la voce di Zibba che ha centrato
in pieno il mood malinconico del brano. Il 19 ottobre ci
sarà la presentazione ufficiale a La Claque e nell'occasione registreremo anche
un DVD, spero quindi che partecipi tanta gente! Sarà una
bellissima serata di blues. Sono già emozionato adesso».
Per chi non ti conosce
chi è Stefano Ronchi?
«Dunque, chi è Stefano Ronchi...il curriculum è facilmente
leggibile su internet, quindi vi dico qualcosa di un pochino più segreto.
Stefano Ronchi è di sicuro una persona che ha dedicato tutta la sua vita alla
musica. Ho sempre creduto ciecamente di potercela fare a trovarmi un mio
spazietto, perché aver ricevuto in dono del talento senza avere la possibilità
di esprimerlo e di "farlo arrivare" alla gente sarebbe stato troppo
ingiusto! Quindi continuo a crederci e a fare del mio meglio. Non ho mai
snobbato nulla, continuo ad ascoltare e suonare con piacere qualunque cosa,
basta sia suonata bene. Poi ovviamente se è blues sono ancora più contento. Ultimamente
sono molti quelli che mi dicono di riconoscere il mio stile ed è sicuramente
il complimento più bello che un musicista possa ricevere. Può piacere come no
ma è il risultato di ascolti ed esperienze davvero variegate, ed è parte di me. Forse se mi fossi appassionato prima al blues le cose sarebbero andate
diversamente e con questo intendo molto meglio, ma anche molto peggio... chissà».
Come ti sei avvicinato alla musica?
«La musica in casa mia c'è sempre stata; mio
nonno in particolare era un grande appassionato di lirica e possedeva una
collezione infinita di vinili di opere che fortunatamente ho ereditato. A
tentare la dura vita del musicista invece sono il primo. Ho iniziato alle
elementari, frequentando lezioni pomeridiane di pianoforte classico; dopo
qualche anno ho deciso di cambiare strumento, indeciso tra chitarra e sax
tenore: alla fine ho scelto chitarra. Le prime lezioni con Don Antonio
all'oratorio, e poi non mi sono più fermato e non penso lo farò mai».
Quali sono stati gli artisti che ti hanno trasmesso la passione per la musica?
«All'inizio la passione non era trasmessa da artisti ma da canzoni. Sentivo alla radio o nelle cassette degli amici qualche canzone che mi piaceva e così via. L'approfondimento sugli artisti è venuto molto dopo. Mi è molto difficile rispondere a questa domanda, perché in realtà la passione non me l'ha trasmessa nessuno, ci sono nato. Non so se è un bene o un male ma è così. Se mai posso ringraziare artisti e maestri che più che la passione mi hanno trasmesso curiosità, voglia di approfondire. In questo senso devo assolutamente ringraziare i tre insegnanti e grandissimi musicisti che più mi hanno dato in questi anni: Robben Ford, Alessio Menconi e Alberto Malnati».
Quali sono stati gli artisti che ti hanno trasmesso la passione per la musica?
«All'inizio la passione non era trasmessa da artisti ma da canzoni. Sentivo alla radio o nelle cassette degli amici qualche canzone che mi piaceva e così via. L'approfondimento sugli artisti è venuto molto dopo. Mi è molto difficile rispondere a questa domanda, perché in realtà la passione non me l'ha trasmessa nessuno, ci sono nato. Non so se è un bene o un male ma è così. Se mai posso ringraziare artisti e maestri che più che la passione mi hanno trasmesso curiosità, voglia di approfondire. In questo senso devo assolutamente ringraziare i tre insegnanti e grandissimi musicisti che più mi hanno dato in questi anni: Robben Ford, Alessio Menconi e Alberto Malnati».
Quando hai capito che la musica poteva
diventare il tuo mestiere?
«L'altra grande passione che ho sempre avuto, fin da
piccolo, sono gli aerei militari. Se non avessi impostato la mia vita sulla
musica sarei andato immediatamente in Accademia Aeronautica. Nonostante una
certa confusione e disordine che fanno parte della mia personalità, posso
definirmi una persona estremamente disciplinata. Non a caso il mio hobby
preferito sono le arti marziali, Goshin-Do nel mio caso. Quindi in ambito
militare probabilmente ci sarei stato anche bene. Ma la musica ha sempre vinto,
sono contento delle mie scelte anche se spesso sono costate sacrifici,
fatiche, con non pochi ripensamenti e momenti di sconforto... come direbbe un
noto chitarrista genovese: anche questo è blues».
Stefano, a buon
diritto sei entrato a far parte della prolifica scena ligure ma il tuo sguardo punta oltre
oceano. Sei un genovese che suona blues.
«Ebbene si, sono un genovese che suona
il blues! In realtà la cosa non mi stupisce più di tanto. La nostra città ha
l'arte nel Dna e la sua storia è colma di musicisti incredibili. Anche tra i
giovanissimi ci sono tanti talenti pazzeschi; l'unica cosa che mi auguro sempre
è che diventino musicisti e non strumentisti, il che comporta anche una bella
dose di umiltà e di facciate. Chi non è disposto a prenderle, chi nasce con
giacca e cravatta dubito che arriverà lontano. Io le mie super facciate le ho
prese e continuo a prenderle ogni tanto, quelle più forti fanno in effetti un
po' vacillare ma nel mio caso riguardano più spesso le persone, piuttosto che
i musicisti. La mia fortuna è quella di avere anche in cambio tantissime
soddisfazioni che mantengono equilibrato il mio percorso. Come ti dicevo
prima, è stata l'esperienza oltreoceano a farmi cambiare direzione; la vita
musicale e le esperienze che si possono fare oltre i nostri confini per noi
sono ancora fuori portata. Bisogna solo affrontarle con la giusta umiltà per
farle rendere al massimo, altrimenti restano bei momenti ma scivolano addosso
come tante altre cose».
Naturalmente il tuo strumento è la chitarra. Quali sono le tue
preferite?
«A me piacciono tutte le chitarre. Potessi me ne comprerei un mare.
Cambio molto spesso gusti, fraseggi, modi, ecc... quindi di conseguenza cambio
spesso anche strumenti, in base alle nuove esigenze. Ne ho avute davvero di
tutti i tipi, dalle Danelectro stile anni 50 alla Flying V. Pochissime sono le "invendibili",
quelle che rimarranno per sempre: una Ibanez modello Joe Satriani, è stata la mia prima chitarra elettrica quando
andavo alle medie ma non la uso
più da almeno 10 anni, una Fender Telecaster bianca autografata con le firme dei
grandi musicisti con cui ho avuto il piacere e l'onore di suonare o condividere
il palco come The Blues Brothers, Mary Lane, Lurrie Bell, James Wheeler e molti
altri. E infine una splendida Gibson ES 120 del 1963 comprata a Chicago: è la
meravigliosa chitarra che si vede nella copertina del mio disco».
Dal 2011 fai
parte anche degli Almalibre, gruppo che accompagna Zibba. Come vivi questa
nuova esperienza?
«Suonare con gli Almalibre per me è stata la salvezza.
Innanzitutto perché ho conosciuto musicisti di grandissimo talento dai quali ho
potuto imparare tantissimo. Sono arrivato a suonare su palchi prestigiosi, in
tutta Italia, che per me sarebbero stati inarrivabili, come il Blue Note,
l'Auditorium della Musica di Roma e tantissimi altri. Entrare in un progetto
così importante mi ha dato anche molta visibilità ma soprattutto la cosa più
importante è che non ho dovuto snaturarmi; negli Almalibre suono esattamente
come suonerei da solo, i miei gusti si incrociano perfettamente con quelli di
Zibba, il che rende ancora più piacevole questa esperienza. Non da meno il
fatto che quasi tutta la band degli Almalibre è presente nel mio disco: Stefano
Cecchi, che ha curato le registrazioni, gli arrangiamenti e le parti di basso,
Fabio Biale al violino, Stefano Riggi al sax e lo stesso Zibba, che ha cantato in
un brano. A loro si aggiungono Marco Fuliano alla batteria, Fabio "Kid"
Bommarito all'armonica, Marcello Picchioni al piano, Valter Trentini chitarra e
voce e due persone a me molto care: Meri Maroutian (voce) che è anche la mia
compagna nella vita, e mio fratello maggiore acquisito nonché pianista di fiducia Max Vigilante».
Quali sono i tuoi progetti
futuri?
«Al momento sono super concentrato sulla mia carriera nel blues. Porto
in giro, sia in solo acustico che con la band, i miei brani e il mio modo di interpretare
questa musica meravigliosa. Oltre a questo seguo il mondo Almalibre. Al di
fuori del palco insegno chitarra in diverse scuole, e mi sono recentemente
iscritto al Conservatorio per prendermi il mio secondo diploma. Come dire,
senza musica non riesco a stare».
Qual è stato il tuo ultimo concerto da
spettatore e quale il tuo ultimo disco acquistato?
«L'ultimo concerto da
spettatore è stato quello di Angelo Leadbelly Rossi, grandissimo bluesman
italiano, all'Ostaia da U Neo a Sestri Ponente. Ascoltare lui è come farsi un
dose di blues autentico, con la A maiuscola. Il locale si trasforma magicamente
in un campo di cotone. Ultimo cd acquistato "Perpeual flame" di
Yngwie Malmsteen, da un estremo all'altro».
Per concludere ti sottopongo al
gioco delle dieci domande secche...
- Robert Johnson o John Mayall? Robert Johnson tutta la vita.
- Cima alla genovese o pasta al pesto? Pasta al pesto.
- Gazzetta dello Sport o Corriere della Sera? Gazzetta, ma solo perché ce l'ho sotto il naso la mattina al bar e comunque salto tutte le pagine che parlano di calcio.
- Gazzetta dello Sport o Corriere della Sera? Gazzetta, ma solo perché ce l'ho sotto il naso la mattina al bar e comunque salto tutte le pagine che parlano di calcio.
- "La stranezza è nella mente di chi la
percepisce" (Asimov) o "Genio e follia hanno qualcosa in comune:
entrambi vivono in un mondo diverso da quello che esiste per gli altri"
(Schopenhauer)? La seconda, più accessibile.
- Renault o Fiat? Direi Fiat visto che la mia Punto mi
accompagna fedelmente e con efficacia da bene 171.800 chilometri. Tocchiamo ferro...
Però la mia macchina preferita, quella che mi porterò sempre nel cuore è il Renault 5
GT Turbo.
- Genoa o Sampdoria? Come dicevo prima non mi frega
niente del calcio, ma tra le due simpatizzo
Genoa.
Genoa.
- Nave o aereo? Aereo, anche se patisco un pochino. Sulla
nave mi rompo le scatole ma non
patisco nemmeno il mare forza tsunami.
patisco nemmeno il mare forza tsunami.
- Civetta o rondine? Civetta, vivo di notte anche io.
- Plettro o thumbpick? Non uso plettri, suono con le
dita ma tra i due preferisco il thumbpick, lo
uso ogni tanto con l'acustica per suonare dei ragtime.
uso ogni tanto con l'acustica per suonare dei ragtime.
- Aranciata o Coca Cola? Facciamo birra!
Titolo: I'm ready
Artista: Stefano Ronchi
Etichetta: autoproduzione
Anno di pubblicazione: 2012
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