L'autunno è ricco di interessanti novità discografiche. Non è da meno la provincia di Savona, arida per quanto riguarda le opportunità offerte di ascoltare musica dal vivo ma vivace dal punto di vista artistico. Dal ponente arrivano i Flower Flesh, gruppo di cinque elementi nato nel 2005 nella sala prove dell'associazione Mulino degli Artisti di Bardino Nuovo a Tovo San Giacomo, che in questi giorni hanno pubblicato, attraverso la casa discografica Black Widow di Genova, il loro primo disco dal titolo "Duck in the box". La rock progressive band è nata dall'idea del bassista pietrese Ivan Giribone e del tasterista ingauno Alberto "Mr. Apple" Sgarlato, ai quali si è unito in un primo momento il batterista Andrea "Bea" Fazio e successivamente il chitarrista Marco Olivieri e il cantante Daniel "D.E." Elvstrøm.
L'album è stato registrato nell'A.M. Studio di Alessandro Mazzitelli a Loano nel 2010 e stampato in autoproduzione in poche centinaia di copie. Le ottime recensioni apparse nei mesi successivi su diversi siti e magazine specializzati hanno convinto la Black Widow a dare fiducia al gruppo e a pubblicare ufficialmente il cd. Disco che sarà presentato giovedì 25 ottobre nella Casa dei Circoli in via Concordia 6 a Ceriale (ore 20.30). La serata, organizzata dall'associazione Compagnia dei Curiosi, sarà condotta da Alfredo Sgarlato.
Abbiamo avuto l'occasione di parlare con Alberto Sgarlato, tastierista e fondatore del gruppo, che racconta la nascita del disco e i progetti della band.
Sette anni di vita dei Flower Flesh ed ecco il vostro primo disco. Un gran bel risultato!
«L'importante è non volerlo considerare un traguardo ma un punto di partenza, che ci offra la visibilità necessaria per realizzare tantissimi altri progetti, sia in studio che dal vivo».
Disco che tra l'altro avete registrato ben due anni fa. Ci racconti la storia di questo album?
«La gestazione è stata sicuramente lunga anche perché purtroppo nessuno di noi campa di musica, cosa che in Italia se non sei un grande nome sostenuto dalle majors, dalla tv o dai reality show è diventato pressocché impossibile. Gli impegni di lavoro, di famiglia, etc. ci hanno un po' allontanato dal seguire la realizzazione e la promozione dell'album come avremmo voluto. Tutto però è avvenuto con calma, senza fretta, in modo molto meditato e siamo davvero soddisfatti del risultato finale».
È un bel colpo venire lanciati da una casa discografica come la Black Widow che ha sempre sfornato prodotti molto curati. Si aprono mercati internazionali che forse non immaginavate neppure quando avete registrato le canzoni...
«Per noi sentire i soci della Black Widow dire che il nostro era un buon prodotto e che poteva trovare spazio nel loro catalogo è stato come un sogno che si realizzava! La casa discografica ci sta offrendo un eccellente supporto, ha già fatto uscire la pubblicità dell'album su "Progression", la più autorevole rivista americana specializzata in progressive rock, e su "Prog UK", un periodico inglese che, grazie al fatto di essere scritto in una lingua ormai conosciuta un po' ovunque, è molto letto in tutto il nord Europa, dalla Germania ai paesi scandinavi. Ovviamente noi ci auguriamo di poter sfruttare la scia di questa conquistata visibilità per effettuare anche delle date dal vivo in qualche nazione estera».
Dove si può acquistare il disco?
«Il cd "Duck in the box" si può ordinare sul sito della casa discografica, www.blackwidow.it, si può trovare nel negozio di via del Campo 6r a Genova e si può ordinare anche al proprio negozio di dischi di fiducia. Nei principali record stores di alcune grandi città italiane ed europee c'è già. Da novembre sarà disponibile anche il download digitale, su iTunes e su Amazon, le due più importanti piattaforme di vendita musicale oggi disponibili sul web».
È prevista anche una versione in vinile?
«Ci sarebbe piaciuto tanto, anche perché tra i collezionisti la passione per i solchi del "discone nero" non muore mai e tra chi ama davvero la musica il vinile gode ancora di un ottimo mercato. Ne abbiamo parlato a lungo, con gli amici di Black Widow, per decidere se era il caso di pubblicare il 33 giri o meno, anche perché la durata dell'album, circa 43 minuti, sarebbe perfetta per essere suddivisa sulle due facciate. Ma il vinile purtroppo ha dei costi di realizzazione che non sono quelli del cd e alla fine abbiamo convenuto che per il debutto di una band ancora poco nota lanciare sul mercato un vinile sarebbe stato un po' un salto nel buio. Non è da escludere l'ipotesi che, se questo primo lavoro andasse bene, la seconda ristampa potrebbe uscire anche su 33 giri. O magari ne parleremo per il secondo album, sempre in base al riscontro di pubblico del primo disco e dei live».
Il vostro lavoro si colloca nel grande contenitore del progressive rock. Chi sono i vostri "padrini" artistici.
«Difficile dirlo, anche perché tutti noi cinque Flower Flesh abbiamo gusti molto vari e molto diversi e, nel momento in cui siamo nati come band, non abbiamo detto ‹fondiamo una prog-band› o ‹scriviamo dei brani di prog-rock›. Abbiamo soltanto deciso: ‹smettiamola di suonare come le classiche cover band da pub e cerchiamo di realizzare qualcosa di nostro›. Evidentemente, nel background di ognuno di noi, il prog-rock era poi il fil rouge che ci legava nel modo più forte».
Andiamo più a fondo nell'analisi di questo lavoro. Come sono nate le canzoni?
«Le nostre canzoni partono sempre dal cuore. Quando sviluppiamo un'idea in sala prove la prima cosa che ci sta a cuore è la presenza di una bella melodia, un qualcosa che entri in chi la ascolta. Questo, purtroppo, è un aspetto che oggi si è un po' perso nel mondo del progressive rock. Numerose band puntano sulla dilatazione spesso inutile dei brani, sui lunghi assoli, sul virtuosismo, quasi per sbattere in faccia all'ascoltatore ‹ma quanto siamo bravi›. A noi tutto questo non interessa, cerchiamo formule, pur nell'ambito del genere, più dirette, più immediate e più moderne. Il nostro obiettivo è quello di costruire una musica che sia intelligente, che esca dagli schemi della canzoncina pop da tre accordi ma che non perda le sue radici canticchiabili».
Come vi siete divisi i compiti?
«Non esiste un leader o una figura guida della band e tutti i Flower Flesh pesano, ciascuno per il suo 20%, sul risultato finale. Certi brani sono stati costruiti lavorando tutti insieme su un giro di basso di Ivan, altri su una melodia vocale di D.E., il nostro cantante, altre volte io o Marco, il chitarrista, portavamo un giro di accordi, o un arpeggio, e ci si lavorava tutti insieme. E poi c'è un gran lavoro di "editing" di Andrea, il nostro batterista. Talvolta prende un tema costruito da uno di noi, ne cambia tutti gli accenti e la scansione ritmica, e il brano già cambia faccia. Oppure ascolta un'idea e dice: ‹la parte che arriva dopo le prime 8 misure in realtà starebbe meglio prima› e con questi interventi il tutto prende forma».
Quando avete capito che era arrivato il momento di fissare su cd la vostra musica?
«In realtà il sogno di qualsiasi musicista che prova a realizzare qualcosa di suo è quello di farlo sentire al di fuori della propria sala prove, proponendolo dal vivo e su disco. Suonare per se stessi diventa presto molto frustrante».
Perché avete scelto questo titolo curioso?
«Io personalmente detesto le band che intitolano un album semplicemente con il loro nome o con il titolo di una delle canzoni presenti, la trovo una trascuratezza, una mancanza di fantasia e, persino, di rispetto per l'ascoltatore. Così ho chiesto agli altri componenti della band che decidessimo un titolo per l'album. E siamo impazziti tutti a cercare una frase che ben rispecchiasse un certo mood presente in tutte le canzoni dell'album. I nostri testi, in parte scritti dal cantante D.E., in parte dal nostro ex cantante e paroliere Eugenio, detto Meo, in parte anche da me, sono molto figli del nostro tempo, riflettono i mali della nostra società, la difficoltà nei rapporti umani, l'isolamento, la crisi, le guerre. Così cercavamo qualcosa che riassumesse tutto ciò. Poi, quando abbiamo fatto la seduta fotografica con i nostri cinque ritratti per il libretto del cd, Ivan è arrivato tutto trafelato, con una scatola in mano, e ci ha detto: ‹Scusate il ritardo, ma in autostrada mi son dovuto fermare a salvare questo›, e dalla scatola di colpo è spuntato un papero vivo! Lo abbiamo liberato lungo il torrente che costeggia la nostra sala prove, è tornato nel suo habitat naturale, e abbiamo deciso che questo era un segno del destino! Il nostro album si sarebbe chiamato "Duck in the box". In fondo, chi cerca di fare prog-rock in mezzo alle proposte del music business di oggi si sente un po' impaurito e schiacciato come un papero in una scatola, quindi va bene!».
Il progressive è uno dei generi musicali che ancora oggi può contare su uno zoccolo duro di appassionati. Quanto è ancora attuale il messaggio del prog?
«Oggi come oggi c'è ancora chi suona il rockabilly degli anni '50, chi il country, chi il punk, chi l'hard rock. Diventa sempre più difficile inventare qualcosa di nuovo, quindi non c'è niente di male a "coccolare" i gusti di chi ama un certo genere di musica, qualsiasi esso sia. L'importante è farlo con sincerità, credendoci, e sapere di avere qualcosa da dire per percorrere, pur su terreni già battuti, una via personale, senza scimmiottare pedissequamente un modello di riferimento, altrimenti tanto vale metter su una tribute band».
Avete in programma un tour per promuovere il disco?
«Ci piacerebbe, ma non essendo la musica l'impegno primario della nostra vita non ne avremmo il tempo. Più che un vero e proprio tour si tratterà di tante singole date qua e là. Esiste ancora, in Italia in primis, ma anche in tutta l'Europa e in tutto il mondo, un eccellente e vivace circuito di locali che danno ampio spazio al prog-rock e di festival dedicati al genere. Stiamo cercando di prendere contatti con tutte queste realtà per portare le nostre canzoni dal vivo nel modo più capillare possibile».
Titolo: Duck in the box
Gruppo: Flower Flesh
Produttore: Alessandro Mazzitelli
Etichetta: Black Widow
Anno di pubblicazione: 2012
Tracce
(musiche di Flower Flesh)
01. Falling in another dimension [testo Daniel Elvstrøm]
02. My gladness after the sadness [testo Daniel Elvstrøm]
03. It will be the end [testo Eugenio Mariotti]
04.God is evil (like the devil) [testo Daniel Elvstrøm]
05. The race of my life [testo Daniel Elvstrøm]
1) Warm up
2) First in the race
3) Stop'n'go
4) Tra il fuoco ed il vento
5) First in the race again
06. Antarctica [testo Eugenio Mariotti]
07. Scream and die [testo Alberto Sgarlato]
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