lunedì 25 giugno 2012

Con "Affetto e attrazione" ritornano i Monjoie







I Monjoie (si pronuncia Monjwà - grido di battaglia dei cavalieri franchi) sono tornati. Dopo sei anni di assenza dalle scene, il gruppo savonese ha pubblicato un nuovo album dal titolo "Affetto e Attrazione". Con i due lavori precedenti la band ha occupato la scena musicale presentando un sound contemporaneo difficile da etichettare. Una combinazione di musica etnica, canzone d'autore, rock progressivo, musica medioevale e new wave. Otto anni dopo "Il bacio di Polifemo" e addirittura dieci dall'esordio discografico con "Contravveleno" ecco l'inaspettato ritorno con un disco dal sound molto più elaborato ed elettrico che ha messo in soffitta i suoni acustici che hanno caratterizzato le produzioni precedenti.
La line-up del gruppo, nato nel 1999, ha subito dei cambiamenti. Non ci sono più il bassista Roberto Rosa e il batterista Nico Immordino. In sostituzione sono arrivati Ivan Ghizzoni (basso) e Davide "Bonfi" Bonfante (batteria). Sono rimasti al loro posto, invece, Alessandro Brocchi (voce, chitarre) Valter Rosa (chitarre, bouzuki, mandolino), Alessandro Mazzitelli (synth e tastiere), Davide Baglietto (flauti, cornamuse, tastiere).
In questa intervista il loanese Alessandro Mazzitelli e il finalese Alessandro Brocchi ci presentano il nuovo disco e i loro progetti futuri.

Siete tornati insieme dopo sei anni di separazione. Cosa vi ha spinto a questa reunion?

Mazzitelli: «La nostalgia penso. In questi anni tante cose sono mutate, tutti abbiamo fatto le nostre esperienze, alcuni componenti sono cambiati. Il nostro gruppo è nato nel 1999 ed è stato in attività fino alla fine del 2005. Nel frattempo abbiamo percorso altre strade: Alessandro Brocchi con il suo progetto solista in italiano nel 2006, con gli Equorea nel 2007 e i Dogma Null nel 2009; Davide Baglietto più orientato al folk con la A Brigà e recentemente gli Uribà; Valter Rosa ha collaborato con Saffron Wood e ha partecipato al disco di Ingrid Chavez nel 2009; io collaboro un po' con tutti. Il nostro ex bassista Roberto Rosa suona ora con i Subbuglio, mentre Nico Immordino, il nostro ex batterista, suona blues con i Blu Veravo. L'anno scorso Valter Rosa e Alessandro Brocchi hanno sentito la necessità di tornare a fare qualcosa insieme e da lì è ricominciato tutto. Fondamentale è stato l'arrivo dei nuovi membri del gruppo Ivan Ghizzoni al basso, già con gli Equorea, e Davide "Bonfi" Bonfante che suona con diverse formazioni locali come i Macaja Blue Monday, i Low Light e gli Uribà».

Come vi siete sentiti a suonare nuovamente insieme dopo così tanto tempo e quali sono stati i problemi da affrontare?

Brocchi: «"Affetto e Attrazione" è nato da uno scambio di auguri di Natale, quasi per gioco. Non c'era niente di pronto, di prestabilito, nessuna ispirazione da trasformare in musica ed è stato bello accorgersi che man mano il progetto proseguiva, trovavamo quello che ci serviva, semplicemente cercando. La difficoltà principale è stata quella legata agli impegni personali dei componenti del gruppo, siamo pur sempre sei elementi».

Chi è stato il trascinatore del progetto?

Brocchi: «In tempi e modi diversi siamo stati tutti trascinatori e da ciò che germogliava trascinati».

Sono passati addirittura otto anni dal vostro "Il bacio di Polifemo". Come è andata in sala di registrazione?

Mazzitelli: «È stato tutto molto rapido, abbiamo lavorato i brani già preparati come demo da Valter, Alessandro e Davide. Nel giro di 3-4 mesi abbiamo fatto tutto. Con la nuova ritmica l'approccio è sicuramente cambiato rispetto al passato, siamo un po' più rock».

"Affetto e attrazione" è il vostro terzo album. Molto più elettrico, si diceva, rispetto alla vostra produzione precedente. Perché questo cambio di rotta?

Mazzitelli: «Penso un po' per le tematiche dei brani. Ritengo che Brocchi sentisse un bisogno quasi catartico di elettricità. Io sono un nostalgico e avrei preferito un approccio più acustico, anche perché dal vivo i suoni sono più gestibili, in questo caso parlo più come tecnico del suono. Con questo approccio abbiamo vinto le selezioni di Arezzo Wave nel 2002. Oltre alle chitarre elettriche c'è anche più elettronica. In questo disco è stato più naturale per me utilizzare i sintetizzatori, oltre a Davide che ha suonato il Rhodes, il Wurlitzer e altri miei strumenti che provengono dagli anni '70 e '80. In questo senso il cd ha volutamente un suono che si rifà a quegli anni». 

Brocchi, i testi delle canzoni li hai scritti quasi tutti tu. Quali sono state le tue fonti ispiratrici e cosa hai voluto trasmettere?

Brocchi: «Se intendi sotto l'aspetto musicale, a prescindere da chi ha portato le melodie, è stato un lavoro di equipe. Volevamo un suono più elettrico ed elettronico, allontanandoci un po' da quello dei primi due dischi dove gli strumenti acustici e tradizionali avevano un ruolo principale. Ci siamo avvicinati a mondi musicali diversi anche fra loro come il rock progressivo degli anni '70 e la new wave dei primi anni '80. Quindi facendo dei nomi, dai Pink Floyd ai Joy Division, da Le Orme ai Talking Heads, da De André a Brendan Perry. Per quanto riguarda i testi, credo che i temi principali siano l'incapacità di difendersi dal dolore, la non accettazione del passare del tempo, lo scivolare in rifugi intimi che alla lunga diventano prigioni, un moto perpetuo che paradossalmente musica questa danza statica che per molti è l'esistenza, roba allegra insomma. Il messaggio è di affetto, fare attenzione a tutto questo». 

Perché hai scelto di scrivere i testi in italiano?

Brocchi: «In passato mi è capitato di scrivere e cantare in inglese ma sinceramente in italiano mi sembra più realistico, più autentico».

A quale brano sei più legato?

Brocchi: «Dico "Infautanendu" perché è una conseguenza delle perdita di un amico molto caro».

Dodici canzoni cantate in italiano. Allora si può fare musica anche se non si canta in inglese?

Mazzitelli: «Certamente. Ho cominciato la collaborazione con Brocchi in duo nel '94, con gli Empty Jars, e scriveva canzoni in inglese. Poi Alessandro è passato a comporre in italiano e sono nati i Monjoie che però hanno fatto anche un paio di canzoni in inglese, in francese e addirittura in inglese antico in brani influenzati dalla musica medioevale. In altri progetti Alessandro si è cimentato a scrivere testi sia in inglese che in italiano».

Ascoltando il disco mi sono venuti in mente i primi lavori dei Litfiba. Sono stati una vostra fonte di ispirazione?

Brocchi: «Direi di no, forse in certe linee vocali, probabilmente a causa delle timbrica non distante. Questa è la percezione avuta da dentro».

Qual è il punto di partenza e quale quello di arrivo della vostra musica?

Brocchi: «Il punto di partenza è una necessità interiore, quello d'arrivo lasciamolo al futuro come auspicio».

Mazzitelli, oltre a suonare le tastiere, hai curato tutta la produzione del disco: dalla registrazione al missaggio. Come si è svolto tutto questo lavoro?

Mazzitelli: «Siccome tendevamo a dimenticarci gli arrangiamenti durante le prove abbiamo deciso di registrare subito i brani. Alcuni, infatti, hanno avuto una gestazione breve. Tendenzialmente abbiamo registrato in presa diretta ad eccezione dei miei synth e delle voci che sono state aggiunte dopo. È un metodo di lavoro collaudato e secondo me più rock, inoltre i tempi di lavoro si riducono».

Avete presentato il nuovo disco pochi giorni fa a Vado Ligure, che sensazioni hai provato?

Brocchi: «Quella di Vado è stata una giornata piacevole fin dal pomeriggio, con concerti suonati da bravi musicisti. Ultimamente ho fatto pochi live e per me stare su un palco è sempre molto impegnativo, succedono sempre un sacco di cose dentro e fuori».

Sarete impegnati in altre date dal vivo nel corso dell'estate?

Brocchi: «L'intenzione è quella, abbiamo appena iniziato a suonare dal vivo il nuovo disco. È tutto in evoluzione». 

Mazzitelli, in questi ultimi anni molta della produzione musicale savonese è passata dal tuo studio di registrazione. Hai il polso della situazione musicale savonese, puoi farmi un bilancio?

Mazzitelli: «Non so se ho il polso della situazione, diciamo che mi è piaciuto collaborare con vari artisti dei generi più disparati. Dal '92 ad oggi ti potrei citare Deca, i Cardosanto, Zibba, Le Trois Tetons, Gli Affranti, Le 4 belle bambine, gli AIP/Gosh, i Rafidia, i Wounded Knee, Mauro Pinzone, Claudio Bellato, A Brigà, Uribà, Sergio Pennavaria, Carlo Aonzo e tanti altri. Ritengo che a Savona e dintorni ci siano ottimi musicisti e soprattutto buone idee. Così come sono anche consapevole che in passato ci siano stati gruppi o singoli che avrebbero meritato più visibilità. Forse non hanno avuto abbastanza tenacia nel promuoversi. Dal mio punto di vista credo nella scena locale e cerco di dare il mio apporto anche se non sono un musicista vero e proprio e non faccio esclusivamente il tecnico, quello mi annoierebbe. Sono contento quando si creano delle collaborazioni, dei gruppi o artisti che interagiscono tra di loro».



Titolo: Affetto e attrazione
Gruppo: Monjoie
Etichetta: Lizard Records
Anno di pubblicazione: 2012

Tracce
(testi e musiche di Monjoie)

01. Circumnavigazione di una mente
02. Cuore solubile
03. Il giardino di Twicknam
04. Civilizzazione
05. Moto perpetuo
06. Vite vicarie
07. Amras
08. Provviste per il viaggio
09. Infautanendu
10. Gli abitanti della Seconda Guerra Mondiale
11. La perfezione
12. Stanchezza