giovedì 21 febbraio 2013

Vanexa, 34 anni di musica heavy metal



"Vanexa", primo disco HM italiano (1983)


Savona ha dato i natali ai Vanexa, uno dei primi e più importanti gruppi di heavy metal italiano. La band è nata sul finire degli anni Settanta per volontà di Sergio Pagnacco (basso), Silvano Bottari (batteria), Roberto Merlone (chitarra) e Fabrizio Cruciani (voce), poi sostituito da Marco Spinelli (voce). Il sound tipicamente anglo-sassone è legato a gruppi allora emergenti come Saxon e Jaguar, e già affermati come Judas Priest e Motorhead.
Dopo diversi demo, nel 1983 il gruppo ha dato alle stampe l'album "Vanexa" che è considerato il primo disco italiano di heavy metal. Dopo aver partecipato come headliner, nello stesso anno, allo storico Festival di Certaldo, i Vanexa sono stati inseriti nella compilation "Metallo Italia". Per vedere nuovamente i Vanexa in studio si è dovuto attendere fino al 1988, anno di lancio di "Back from the ruins". Nel 1991 Roberto Tiranti ha preso il posto di Marco Spinelli e Giorgio Pagnacco, fratello di Sergio, ha rinforzato il sound sedendosi alle tastiere. Dopo una parentesi di alcuni anni i Vanexa sono tornati in pista nel 2009 con una nuova formazione: oltre a Sergio Pagnacco, Bottari e Tiranti, sono entrati nel gruppo i chitarristi Alex Graziano e Artan Selishta. La partecipazione alla terza edizione del "Play It Loud Festival" di Argelato ha segnato la reunion della band savonese. Suggellata, l'anno successivo, dall'arrivo sugli scaffali dei negozi di dischi di una raccolta curata dalla Jolly Roger Records, contenente materiale del primo periodo della band. Con l'album dal vivo "Metal City Live", pubblicato nel 2011 dalla My Graveyard Productions, i Vanexa sono tornati a far parlare appassionati e critica. L'ultimo cambio di line up è avvenuto nel 2012 con l'uscita di Alex Graziano, ora impegnato con il gruppo folk Uribà, e l'entrata di Pier Gonella. E già si parla di un nuovo album in studio che potrebbe essere pubblicato tra non molto.
Con Silvano Bottari, anima e storico batterista del gruppo, abbiamo parlato del passato e soprattutto del futuro dei Vanexa. Il tutto in questa intervista.



1979-2013! Sono passati 34 anni dal vostro esordio nel mondo della musica. Cosa è cambiato per voi in tutto questo tempo?

«Azzz… quanti anni! Beh, cose ne sono cambiate, a partire dal lavoro, dalla famiglia, dai problemi vari che tutti dobbiamo superare, ma per quello che riguarda la musica siamo ancora qui a suonare con la grinta e la voglia di fare della buona musica».

Per la musica italiana e in particolare per l'heavy metal cosa è cambiato?

«A parte i soliti grandi nomi che attirano ancora le grandi folle, vedi AC/DC e Iron Maiden, l'heavy metal in Italia credo non abbia più molto seguito. È sparito l'interesse per il panorama underground anche se gruppi che suonano ce ne sono ancora molti. Abbiamo partecipato ad alcuni festival metal in questi ultimi anni e direi che tecnicamente le band sono molto maturate, c'è tanta 'violenza' e tecnica ma credo che manchino idee nuove e il gusto per l'armonia e l'arrangiamento che anche nel metal esistono. Si è perso l'obiettivo di creare comunque la bella canzone».

Il metal suonato oggi è ancora un genere da cui sei attirato o ascolti altro?

«Non sono molto attirato. Come ascoltatore ho sempre spaziato in numerosi generi, ora, con il passare degli anni, ancora di più. Sono comunque molto legato agli anni '70. Come musicista invece, ancora adesso, riesco a esprimermi soprattutto nel metal, è un genere che riesci a suonare solo se sei incazzato dentro».

Che significato aveva suonare metal in Italia negli anni '80?

«Era un periodo molto creativo e il metal era veramente un genere esplosivo con idee musicali nuove. Forse è stata l'ultima frontiera del rock, inteso come forma d'arte e movimento sociale. Noi in quel senso forse eravamo anche troppo avanti, il nostro primo album è stato concepito nel 1982 ed è uscito i primi mesi dell'anno seguente, in giro per il mondo in quel periodo c'erano al massimo una decina di band che facevano metal. Li ricordo come anni magici ed entusiasmanti».

Silvano, ci racconti il clima in ambito musicale che si respirava in quegli anni a Savona e all'interno del gruppo?

«Un clima bellissimo! A Savona c'era rivalità ma anche rispetto tra le varie band che suonavano generi musicali diversi: dal punk, al metal e alla new wave. Ognuno aveva una sua identità e personalità, non era tutto globalizzato come è invece ora. Nella band Vanexa c'era una grande amicizia e ognuno "rincorreva" l'altro suonando per la paura di rimanere indietro tecnicamente ma soprattutto avevamo tante idee. In quegli anni avevamo tutti, oltre a una dose personale di incazzatura con il mondo, una cultura musicale rock molta vasta che ci ha aiutato a creare il primo album metal uscito in Italia».

Quali erano le possibilità in quegli anni per una band emergente come poteva essere la vostra?
 

«Poche, ma il nostro primo album, sfruttando l'indotto degli appassionati, delle fanzine, delle etichette private e di alcune radio, tutte molto interessate a questo new sound chiamato heavy metal, è riuscito ad attirare l'attenzione anche all'estero e a farci vendere anche un buon numero di dischi in tutta Europa».

Avete vissuto in prima persona il passaggio dall'analogico al digitale e, in anni recenti, l'esplosione di internet, del file sharing, della musica liquida e anche della relativa facilità di registrare cd. Cosa ne pensi, come ha inciso tutto questo sulla musica?

«Per quello che mi riguarda è diventato tutto troppo perfetto, i dischi suonano un po' tutti uguali e tranne qualche eccezione, molte band creano i dischi come quando si lavora in fabbrica a una catena di montaggio, e si sente. Un uso moderato delle nuove tecnologie può aiutare ma i Vanexa vengono da un periodo dove le canzoni si creavano in cantina sputando sudore, dopo aver bevuto una buona birra e magari aver fumato una canna, il rock è quello!».

Se potessi tornare sui tuoi passi, quale scelta non rifaresti?

«Noi abbiamo sempre fatto delle scelte compatibili con le nostre esperienze del momento e con la nostra voglia di fare. Il problema è quando non scegli perché non puoi farlo o altri scelgono per te».

Nel 2011 la My Graveyard Productions ha pubblicato l'album dal vivo "Metal City Live" che riporta la vostra esibizione al festival "Play It Loud" del 2009. È stata una bella sorpresa. Siete soddisfatti dell'operazione?

«Più di mille persone che facevano headbanging sotto il palco durante la nostra performance dopo anni che non suonavamo... più soddisfatti di così!».

Cosa possono ancora dare i Vanexa al genere heavy metal e alla musica?

«Lo dovrete dire voi quando uscirà il nuovo album. Non abbiamo ancora una data ma parte della stesura dei brani è già pronta. Posso solo anticipare che sarà un album dal suono molto pesante, ne sentirete delle belle».

L'entrata di Pier Gonella nella band in veste di chitarrista cosa ha cambiato nell'assetto del gruppo?

«La novità sarà proprio questa, due chitarristi talentuosi di estrazione musicale differente a confronto. I risultati, ottimi, li stiamo già sentendo».

La Minotauro ha ristampato in cd gli album "Vanexa" e "Back from the ruins" con l'aggiunta di bonus tracks. Avete ancora nel cassetto materiale di studio o registrazioni live che meriterebbero di vedere la luce?

«Forse ti è sfuggita l'uscita della compilation su cd e vinile "Vanexa 1979-1980", nell'album sono contenute demo e tracce anche live incise in quegli anni, quando cantavamo ancora in italiano. Te ne devo regalare una copia…».

Molto volentieri. Qual è lo stato di salute della musica italiana e internazionale?
 

«Dillo tu, io è meglio che stia zitto».

Ci fai il nome di un musicista o gruppo emergente che ti ha impressionato positivamente?

«Ultimamente nessuno ha lasciato il segno».

Quale batterista senti più vicino al tuo modo di intendere la musica?

«Io amo suonare "free", quindi Keith Moon, John Bonham e tutti quei batteristi, esseri umani, che potevano permettersi anche di sbagliare suonando in concerti davanti a migliaia di persone e il pubblico ne era felice».

Mi piacerebbe che rispondessi anche alle dieci domande secche.

- Mandarino o arancio? Arancio
- Kiss o Black Sabbath? Black Sabbath
- Poltrona o divano? Poltrona
- Mac o PC? PC
- Piatti Paiste o Istanbul? Istanbul, l'ho visitata l'anno scorso, meravigliosa. E Paiste naturalmente.
- Farinata o pizza? Carne e pesce.
- Gettone o scheda telefonica? Non saprei.
- Asia o Americhe? Il mondo.
- Vino o birra? Birra.
- Destra o sinistra? Sinistra e non perché sono mancino.





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