Zibba e gli Almalibre hanno scelto il teatro Gassman di Borgio Verezzi per presentare, sabato 19 e domenica 20 maggio (ore 21), il loro nuovo album. "Come il suono dei passi sulla neve" è il titolo del quarto disco del cantautore varazzino che uscirà ufficialmente il 22 maggio nei negozi di dischi e negli stores musicali. Undici canzoni che raccontano il mondo con un piglio a tratti cinematografico, ricco di suggestioni. Per molti si tratta del disco della maturità che arriva dopo i pluripremiati "Senza smettere di far rumore" (2006) e "Una cura per il freddo" (2010). Il nuovo lavoro è stato registrato in un forno per mattoni a Moie con la partecipazione di numerosi ospiti: Roy Paci, Eugenio Finardi, Vittorio De Scalzi e
Carlot-ta, e le partecipazioni straordinarie di Adolfo Margiotta,
Enzo Paci, Gianluca Fubelli, Alberto Onofrietti e Silvia Giulia Mendola
che danno voce a intermezzi che fanno da collante poetico alle canzoni.
In attesa di ascoltare le nuove canzoni, Zibba racconta in questa breve intervista come è nato il nuovo album.
«Come sempre dall'esigenza di raccontarmi, e dopo due anni andati alla grande con il disco precedente ci voleva un nuovo capitolo. La fortuna di questo album per me è stata quella di poterlo registrare con gli Almalibre migliori che abbia mai avuto (band composta da Fabio Biale, Andrea Balestrieri, Stefano Cecchi, Stefano Ronchi, Stefano Riggi, ndr). La nuova formazione è fantastica e tutti hanno dato un grande contributo alla realizzazione di un sound davvero avvolgente».
Perché avete scelto un forno di mattoni per registrate il disco e come si sono svolte le sessions?
«È stata una sfida. Abbiamo raccolto l'invito di questo virtuoso Comune delle Marche, Moie, che ci ha "raccontato" quanto sia possibile spendere il denaro pubblico in opere sensate e soprattutto in cultura. Ne vengo da una bruciatura non ancora sanata che mi ha dato il Comune in cui vivo, Varazze. Ci hanno fatto girare un clip facendoci investire forze e denaro con la promessa di una sponsorizzazione che poi non è mai arrivata. Sta di fatto che abbiamo voluto collaborare con qualcuno che ci crede davvero, che ci ha voluto valorizzare e abbiamo realizzato un documentario, in uscita tra poco, che racconta questa esperienza. Abbiamo sperimentato, in un luogo strano e non fatto per registrare, montando la strumentazione in un vecchio forno Hoffman e trasformando il nostro pensiero in musica in un'atmosfera unica. Le sessioni sono volate all'insegna di questo esperimento e ci siamo divertiti scoprendo anche un sacco di cose. Ad esempio che in un forno si può fare un disco che suona da paura».
Cosa vuoi trasmettere con questo nuovo lavoro?
«Più vado avanti più mi rendo conto che questo mestiere mi vuole attento al messaggio che voglio portare con me. In mezzo al delirio in cui stiamo vivendo ci metto questo: il suono dei passi sulla neve. Quasi un "non suono". Un momento per fermarsi a riflettere. Sopra i giochi, sopra la politica se vuoi, sopra il materialismo. Un momento per parlare di noi a noi stessi e agli altri e cercare buoni motivi per stare in piedi nel modo che ci piace di più».
Rispetto ai tuoi precedenti lavori cosa è cambiato nel tuo modo di approcciarti alla scrittura e alla musica?
«Cambia giornalmente tutto, mi lascio guidare dalle esperienze. Cambia il modo di vedere le cose. La prospettiva. Alcuni dicono sia un disco più maturo, ma questo è perché invecchio. Altri dicono ci sia un ritorno ad atmosfere più sognanti che erano parte di vecchi lavori. Credo che soprattutto ci sia consapevolezza. In quello che dico, nel come e nel perché. Ci sarebbe da parlarne per anni...».
Dopo i successi raccolti dai tuoi precedenti album cosa ti aspetti da questo nuovo lavoro?
«Non mi aspetto mai nulla, se non di non deludere le aspettative di chi ascolta la nostra musica. Per il resto tutto quello che verrà sarà un dono come sempre. Conosco molto bene l'ambiente musicale, so come funzionano certe cose. Continueremo a fare tanti live, andremo a prendere consensi o meno in mezzo alla gente, come piace a noi. E poi mi aspetto che lasci qualcosa nel cuore di qualcuno. Fosse anche solo in una persona avremmo raggiunto lo scopo di questo nostro modo di fare musica».
Le collaborazioni non mancano e tutte di grande qualità: Roy Paci, Eugenio Finardi, Vittorio De Scalzi e l’emergente Carlot-ta. Come sono nate e cosa hanno apportato al disco e al tuo sound?
«Ogni collaborazione che facciamo ha un significato profondo. Da quelli che hai citato tu, a tutti gli altri ospiti "non cantanti" del disco, sono tutte persone con le quali ho un bellissimo rapporto che va oltre la musica. Quando le collaborazioni nascono da una idea comune, dalla condivisione di un qualcosa di importante, sono sempre belle ed emozionanti. I grandi artisti che mi hanno dedicato un po' della loro arte hanno reso migliore questo lavoro, perché hanno parlato con me di qualcosa che non si fa molto: aiutarsi, coinvolgersi, aprirsi agli altri. Vorrebbe essere un piccolo esempio e speriamo che in qualche modo lo sia».
"Una cura per il freddo" e "Come il suono dei passi sulla neve" sono i titoli degli ultimi tuoi due album, ti piacciono le atmosfere invernali?
«Mi piace dell'inverno tutto quello che mi permette di goderne. È un caso che gli ultimi due titoli siano invernali, ma forse nemmeno troppo. Sono nati d'inverno, la maggior parte delle canzoni per lo meno. Ed è il terzo disco di seguito che registriamo sommersi dalla neve. Una magia. Gli ultimi tre album li abbiamo iniziati al sole per vederci cascare in testa tanta neve da soffocarci. Questa magia in qualche modo va assecondata».
Titolo: Come il suono dei passi sulla neve
Artista: Zibba & Almalibre
Etichetta: Volume Records
Anno di pubblicazione: 2012
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