lunedì 12 novembre 2012

Fabio Biale e "La sostenibile essenza della leggera"






"La sostenibile essenza della leggera" è il titolo del primo disco di Fabio Biale. Dopo una intensa attività negli Almalibre, gruppo che accompagna il cantautore varazzino Zibba (vincitore del Premio Tenco 2012), nei Liguriani, negli Amici di Django, nei Luf e nei Birkin Tree, il violinista savonese ha pubblicato in questi giorni il suo cd d'esordio. Dieci brani, più una simpatica ghost track, che sono una sorta di bilancio della sua carriera. Canzoni scritte molti anni addietro e rimaste nel cassetto e composizioni recenti hanno trovato finalmente la luce in questo disco registrato al Prestige Recording Studio di Uscio, nell'entroterra di Genova. Biale si è avvalso della collaborazione di alcuni compagni di viaggio degli Almalibre come Stefano Ronchi, Stefano Cecchi e Stefano Riggi, del batterista Marco Fuliano, del bassista Davide Medicina, dei chitarristi Daniele Franchi e Alessio Caorsi, di Max Vigilante impegnato alla tromba e all'honky tonk piano.
In questa intervista Biale ci racconta la nascita di questo interessante prodotto discografico "nostrano".



Cosa ti ha spinto a impegnarti in questo progetto?

«Ho in mente un progetto solista da almeno dieci anni. Ne ho parlato con tutti, almeno una volta l'anno, e più o meno tutti, almeno una volta l'anno, mi domandano: "Ma il tuo disco?". Il problema non era scrivere le canzoni, la musica o quant'altro. Il problema era: cosa mi aspetto da me come solista? Cosa, o meglio, come voglio che suoni la mia musica. Finalmente quest'anno ho trovato le persone giuste con cui lavorare e mi sono dato la risposta; questo disco deve suonare come un sunto dei dieci anni musicali passati: folk, swing manouche, rock, combat folk. Un disco variegato che trovi nel sound la sua unità».

Nella prima pagina del booklet spieghi cosa significa il termine "leggèra" riportando la definizione che ne dà il vocabolario Treccani. Per te però che significato ha il titolo "La sostenibile essenza della leggera"?

«Sono un fanatico dei giochi di parole. Il titolo nasce, chiaramente, dal rovesciamento de "L'insostenibile leggerezza dell'essere" di Kundera. Un rovesciamento creato per gioco, senza nessun secondo fine, parecchio tempo fa. Non è stato il primo titolo che mi è saltato in mente. Prima ho pensato a "Plaid: canzoni per andare in camporella", poi "Troppi venerdì di Passione, poche domeniche di Resurrezione", e altri mille. Un giorno poi la mia fidanzata mi ha ricordato questa frase e ho capito subito che era il titolo giusto, logico. Tra i personaggi delle canzoni ci sono delle leggere ma lo sono con lievità. L'essenza del nostro essere poco di buono è sostenibile, vale essere raccontato. Poi mi piaceva pensare che potesse intendersi anche come la sostenibile essenza del pop, della musica leggera. E il gioco è fatto. A proposito di giochi di parole. Sono appassionato di anagrammi onomantici, anagrammi di nome e cognome. Da Martin Cervelli ho trovato un bellissimo "Vercelli in tram" (una gita da mettere in conto, dunque), "Trivelli Carmen" (se conosci delle Carmen, memento!). Poi c'è "Il Clan Tre Vermi": se avessi il tuo nome sarebbe sicuramente il titolo del mio primo disco!».

Gli Almalibre, band di cui sei membro insostituibile, sono una fucina di musicisti solisti. Solo poche settimane fa abbiamo assistito all'esordio discografico di Stefano Ronchi, adesso è il tuo turno. Far parte di un gruppo è per voi riduttivo o avete tutti un messaggio da trasmettere?

«Almalibre è una famiglia bellissima. Mille input e mille energie creative gettate dentro di essa. Ho sempre suonato in band ed è per me la dimensione perfetta. Prima con gli Irishields, i Luf, Amici di Django, tuttora con i Liguriani e i Birkin Tree. Per me, un disco solista è una prova, più che di maturità artistica, di maturità organizzativa. Era il momento di prendere un'idea e gestirla in piena autonomia. Vedere dove sarei stato capace di arrivare. Un bellissimo gioco».

Per chi non ti conosce ci spieghi chi è Fabio Biale?

«Chi è Fabio Biale? Parafrasando Cyrano: filosofo, naturalista, maestro d'arme e rime, musicista, viaggiatore 'ascensionista', istrione ma non ebbe claque, amante anche senza conquista. Poi aggiungo, bottegaio che in bottega crea, e musicista che in tournée dorme ovunque. Non cantautore ma cantastorie. Logorroico con timidezza. Malato di musica. Sicuramente calvo».

Quando sono nate le canzoni del disco?

«Le canzoni sono nate in un lasso di tempo amplissimo. "Ema" è sorta in un'ora di filosofia, in terza liceo, più di sedici anni fa. "Il fiore non colto" racconta una storia avvenuta nella seconda metà del 2011. C'è tutta l'adolescenza e la prima età matura. Hanno tutte concepimenti molto diversi, ma tutte nascono da un "amplesso", un episodio reale ben preciso. C'è pochissima finzione. I personaggi sono tutti veri, le fasi creative delle canzoni ben agganciate all'episodio. Una per tutte: "Al mio funerale". Nel febbraio 2005 andai tre giorni ad Istanbul con Zibba. Il giorno prima mandai una e-mail ad un'amica che si chiudeva con uno scaramantico testamento in versi. Casomai l'aereo fosse caduto. Quel testamento è diventato, pari pari, il testo della canzone».

Nel disco proponi anche una interessante rilettura di "Psycho killer" dei Talking Heads. Perché questa scelta?

«Sono stato al cinema a vedere il film "It must be the place" di Paolo Sorrentino. Mi ha fatto letteralmente cagare. Però David Byrne mi ha folgorato. Eravamo in pieno fervore 'registratorio'. Così ho cercato di scrivere una traduzione che suonasse bene, con la stessa musicalità della versione originale. Ho pensato un riff che fosse il più AC/DC possibile, ho pompato i violini e via. Una cover serve a ricordarmi che c'è tantissima bella musica in giro e che la mia musica non deve avere la superbia di sentirsi indispensabile. Dovrebbe ricordarlo ogni artista. C'è un pantheon di musica meravigliosa già scritta: provare ad entrarci ma con rispetto, grazie».

"Emily" è invece un estratto di una poesia di Emily Brontë…

«"Emily" ha una bella storia. Aspettavo il tecnico Fastweb per montare il modem. Mi chiamano e mi dicono: ‹stasera c'è la festa della Miky, vieni!›. La Miky un regalo se lo merita sempre ma non potevo proprio uscire a comprarglielo. Così ho scritto una musica al volo, essenziale, un 'rocketto' da automobile. Non avevo il tempo di scrivere un testo, così ho pescato fra i versi di Emily Brontë. Possono toccare la sensibilità della Miky, ho pensato. Poi, in inglese, è più facile farle entrare nella musica. In due ore e mezza ho preparato tutto e registrato alla bell'e meglio. Un anno dopo riascolto tutte le cianfrusaglie che possono servire per il disco e ritrovo "Emily" e mi sembra che funzioni e, non l'avrei mai detto, la scelgo per il disco. È il primo pezzo che abbiamo registrato».

"A Zonzo", ultima canzone del disco, inizia con una divertente citazione di "Azzurro" di Adriano Celentano della durata di una ventina di secondi. Dopo un minuto e quaranta secondi di silenzio inizia una canzone che sembra non far parte del disco e soprattutto non mi pare sia cantata da te. Di cosa si tratta?

«"Tutti in gita" è un pezzo che ho scritto e registrato nel 1992 insieme al mio compagno di classe Floriano Ferro. 24 anni in due. Lui con una tastiera Casio da 50 mila lire e io con la voce bianca. Un pezzo di storia».

Hai registrato il disco a Uscio nello studio di un altro Almalibre, Stefano Cecchi che ha curato anche la produzione artistica. Senza dimenticare l'apporto del sassofonista Stefano Riggi, anche lui colonna degli Almalibre. Siete una grande famiglia…

«Una grande famiglia, senza dubbio. L'apporto di ogni elemento è stato fondamentale. Grandi professionisti e grandi amici. Una parola in più va spesa per Stefano Cecchi che mi ha dato la spinta per andare avanti, che ha creduto in questo progetto e che col suo talento di fonico e produttore artistico ha dato tantissimo perché tutto suonasse così appropriato. Abbiamo curato la produzione in ogni dettaglio, ogni suono: Stefano è stato sempre perfetto. Grande sintonia e grande fiducia reciproca hanno fatto il resto».

La grafica del disco è curata dal savonese Alex Raso. Toglimi però un curiosità, dove l'hai scattata la foto di copertina?

«La foto in copertina me la sono 'autoscattata' nel mio negozio a Stella San Martino. Possiedo un minimarket di paese, che gestisco con mia sorella. Ogni tanto ho i miei momenti di delirio: ho ritagliato un paio di finti occhiali e ho fotografato mezzo paese con questi indosso. Riguardando la foto c'era tutta la sostenibile essenza della leggera che sono. Indubbiamente».

Quali sono i tuoi progetti futuri e hai in mente di promuovere il cd con un tour?

«Progetti: suonare. Sempre. Comunque. Con Zibba, portando in giro il nuovo album, coi Liguriani coi quali stiamo lavorando ad un nuovo disco che uscirà in primavera, coi Luf con i quali collaborerò al nuovo disco anch'esso di prossima uscita. Poi un bellissimo duo con Stefano Ronchi: blues, ragtime... Stefano è un chitarrista che ti fa godere le orecchie. Il progetto solista avrà il suo spazio ma è molto presto per dirlo. Intanto presenterò il disco giovedì 6 dicembre, nel pomeriggio, a "Su la Testa" ad Albenga, poi il 12 dicembre sarò a Piozzo a Le Baladin».

Infine le dieci domande secche…

- Mora o lampone? Mora e in special modo di gelso. Il frutto che da bambini mangiavo quando giocavo nei boschi.
- Lampadario o abat-jour? Abat-jour: luce più soffusa, più atmosfera.
- Balena o sardina? Balena. Mi ricorda la storia di Moby Dick, l'avventura, il mare impetuoso ma anche Pinocchio.
- Astronauta o minatore? Nel 1989 avevo 9 anni e si festeggiava il ventennale dello sbarco sulla luna. Al museo di storia naturale di Genova ho visto la mostra dedicata all'allunaggio e ho capito che da grande avrei voluto fare l'astronauta.
- East coast o west coast? West coast, California. Alle spalle il deserto. C'è altro da aggiungere?
- Tappezzeria o colore? Colore. La tappezzeria fa casa dei nonni.
- Radio o televisione? Radio. Odio la tv, non la possiedo da sei anni.
- Bosco o spiaggia? Bosco. L'astronauta che mangiava le more viveva lì.
- Aereo o treno? Treno. Il treno viaggia, l'aereo sposta. È il viaggio che conta, non la traslazione.
- Birra rossa o bionda? Bianca!!! Weissbier tutta la vita!


Titolo: La sostenibile essenza della leggera
Artista: Fabio Biale
Etichetta: Prestige
Anno di pubblicazione: 2012

Tracce
(testi e musiche di Fabio Biale, eccetto dove diversamente indicato)

01. Al mio funerale
02. Gesti
03. Il fiore non colto
04. Canzone d'amore per un nonno addormentato
05. Emily  [Emily Brontë; Fabio Biale]
06. Ema
07. Psycho killer  [David Byrne, Chris Frantz, Tina Weymouth]
08. Il mio amico matto
09. D.C.
10. A zonzo





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