Voce, violoncello e una manciata di canzoni che raccontano storie della tradizione del Piemonte rurale e contadino hanno convinto la giuria ad assegnare a Simona Colonna il primo posto nella selezione nord-ovest di "Suonare a Folkest - Premio Alberto Cesa". A Loano, nella Riviera ligure di ponente, la bravura, la simpatia e la capacità di interagire con il pubblico, l'energia della performance e la carica teatrale, oltre a una esibizione tecnica mai fine a se stessa, hanno consentito a Simona Colonna di precedere nella speciale classifica di merito il Laboratorio Permanente Figurelle e i Folkamiseria. Nel corso della serata loanese l'artista piemontese ha presentato le canzoni che fanno parte del cd "Masca vola via", pubblicato due anni fa, e alcuni inediti. Brani che dipingono un quadro sonoro minimale arricchito da storie cantate in lingua piemontese capaci di sedurre e incuriosire l'ascoltatore. Un lavoro innovativo e coinvolgente che ha visto la luce dopo quasi vent'anni di carriera al servizio di tantissimi musicisti, in formazioni e generi musicali molto diversi, e al termine di un percorso esplorativo e di ricerca nell'uso del violoncello e della voce.
La serata di Loano ha permesso ai molti appassionati presenti di conoscere e apprezzare Simona Colonna e a noi di gettare le basi per questa intervista.
Simona, a Loano hai vinto le selezioni di "Suonare a Folkest" contro avversari molto motivati e di qualità. Ti aspettavi questo riconoscimento da parte della giuria?
«Sinceramente no. Speravo in un secondo posto che mi avrebbe comunque spalancato le porte del festival di Spilimbergo ma non pensavo di poter vincere. Ne sono stata felicemente sorpresa».
Nel corso della serata hai presentato i brani del cd "Masca vola via". Come è nato questo disco?
«Dopo vent'anni di carriera passati in giro per il mondo a cantare e suonare, quattro anni fa ho deciso di fermarmi un po' in Italia, a casa mia a Baldissero D'Alba, un piccolo paese del Roero, e dedicare un po' di tempo e attenzione alle mie radici. Così è nato il desiderio di cantare in lingua piemontese alcuni dei profili del mio territorio, tra cui le masche, le storie di emigranti di contadini e altri. Con la canzone "Masca vola via" ho vinto il Biella Festival nel 2011 e il premio prevedeva, oltre a un contratto per un anno con un ufficio stampa di Roma, l'"Alfa Prom", anche una piccola partecipazione economica per un progetto in corso ed ecco che il mio cd si è materializzato. Ho unito le mie forze artistiche e finanziarie a questo fortunato concorso ed eccomi qua con "Masca vola via", cd che sto proponendo ormai da due anni in giro per il mondo».
Il tuo approccio alla musica tradizionale non è certo convenzionale. Come mai hai scelto di utilizzare violoncello e voce per presentare le tue canzoni?
«La voce è l'emanazione diretta dell'essere umano e del mondo. E il violoncello assume la stessa funzione tra gli strumenti. Ecco qua la risposta: due cose vere in un unico risultato sonoro».
Nei cinque brani del disco racconti un Piemonte del passato fatto di leggende, personaggi bizzarri della tradizione contadina, briganti. Chi o che cosa è stata la tua fonte di ispirazione?
«La mia fonte sono i ricordi. I miei nonni che mi raccontavano le loro tradizioni, un sacco di aneddoti interessanti e al tempo stesso divertenti, insoliti ma veri. Poi, la lingua piemontese che continuo a parlare con chi ancora la parla. E poi mi piace raccontare e attraverso la musica e le parole dei brani lo si può fare in modo così coinvolgente e interessante».
Simona Colonna a Loano. Foto di Martin Cervelli |
Se da una parte i testi e le storie richiamano la tradizione non altrettanto si può dire della musica che abbraccia il classico contemporaneo e anche il jazz…
«È vero. Credo sia indispensabile guardare avanti, senza dimenticare però il passato e le radici. E allora perché non mischiare generi contemporanei, armonie moderne che possiamo trovare nei generi pop e jazz con ricordi e parole del passato? Io credo che funzioni, ne sono fermamente convinta! Per me la cosa è geniale. Quindi, credo che possa piacere questo mix di tante variegate sfumature se proposte in modo elegante e divertente».
Al giorno d'oggi pensi che in Italia sia ancora possibile tramandare le tradizioni popolari fuori dai centri di provincia? Mi spiego meglio con un esempio: le storie che racconti troverebbero terreno fertile in una metropoli come Torino?
«Penso di sì. Penso che sia solo il modo e le persone che fanno la differenza. Non è semplice attrarre l'attenzione del pubblico, delle persone, specialmente al giorno d'oggi dove tutto è veloce e superficiale, ma se proponi in maniera accattivante e genuino e, specialmente, in modo competente il pubblico ascolta. È più faticoso per l'artista arrivare a questo risultato ma sicuramente anche più interessante e appagante, non trovi? È così in tutte le cose della vita».
Trovo che sia molto interessante la scelta fatta di presentare nel libretto allegato al cd i testi delle canzoni tradotti in italiano e inglese. Ma non pensi che cantare in piemontese possa a lungo andare essere un limite?
«A mio avviso non è assolutamente un limite, anzi penso sia un punto in più a favore di chi lo fa. Basta trovare la formula giusta. Per come la penso io, la lingua, che come la musica è comunicazione, ha solo bisogno di bravi propositori e interlocutori. Io non faccio solo musica in piemontese ma anche! Quindi racconto cantando di quello che so attraverso i miei linguaggi».
Quando si parla di musica tradizionale del Piemonte si pensa subito alla scuola Occitana. La tua musica però non si colloca in tale ambito a dimostrazione di una cultura molto più variegata di quello che si possa immaginare. Quali sono le tante anime che compongono la tradizione musicale della regione e con quale ti senti più in sintonia?
«Mi definisco un'anima camaleontica perché amo stare in mezzo a persone che hanno differenze di cultura, di formazione e nelle vita stessa quindi non mi sento più in sintonia con un parte o l'altra. Sto bene perché sono curiosa e quindi abbraccio più generi, più linguaggi e più suoni possibili. Anzi, se posso cambio, cambio ma le radici sono profondamente legate alla mia terra e mai lo rinnego. Il risultato è il mio modo di essere artista».
Quali sono i tuoi prossimi progetti artistici?
«Difficilissima domanda. Vorrei incontrare Peter Gabriel e cantargli "Masca vola via" e sono seria, ma più concretamente sto scrivendo, scrivendo e scrivendo nuova musica. Sto finendo una collaborazione importante con Rai World per un programma dal titolo "Community" che mi ha dato modo di reinterpretare le più belle canzoni italiane del nostro patrimonio per voce e cello. Chissà, magari pubblicare un nuovo lavoro discografico che unisca qualche brano di questi e qualche cosa di mio, ancora non so… Ma i progetti che mi stanno più a cuore sono i concerti. Il live offre a tutti emozioni da pelle d'oca che vanno assolutamente provate, non pensi? Cerco di propormi per cantare e suonare la mia opinione sulla musica e che il linguaggio sia bianco, nero, jazz classico o folk non ha importanza. Importante è l'anima attraverso i suoni».
Titolo: Masca vola via
Artista: Simona Colonna
Etichetta: autoproduzione
Anno di pubblicazione: 2012
Tracce
(testi e musiche di Simona Colonna)
1. Bacialè
2. Masca vola via
3. Ninnaoh
4. Portme via da si
5. Brigante Stella
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