La cantautrice fiorentina Giulia Millanta è una vecchia conoscenza del pubblico savonese. A novembre ha accompagnato l'irlandese Andy White in un tour che ha toccato anche Sassello (Savona). Ora Giulia, forte del suo nuovo disco intitolato "Dust and Desire" e disponibile dal 24 luglio in download digitale dalla piattaforma iTunes, tornerà domenica 22 luglio (ore 16.30) a calcare il palco della Cantina dei Frati in piazza Concezione a Sassello. Ancora una volta Giulia non sarà sola. Al suo fianco ci sarà uno dei più apprezzati chitarristi americani, il texano David Pulkingham, già spalla di Alejandro Escovedo.
Con Giulia, raggiunta grazie agli ormai potenti mezzi tecnologici tra un concerto e l'altro del tour che proseguirà fino ad agosto inoltrato, abbiamo parlato del nuovo disco, dei tour e degli amici incontrati per strada.
A novembre hai suonato insieme ad Andy White. Un bel set che è riuscito a
scaldare l'ambiente nonostante il freddo e a richiamare a Sassello un buon numero di appassionati. Come è stato
girare l'Italia insieme ad Andy?
«Andy è divertente ed è un grande artista, uno che di strada ne ha fatta tanta, alla vecchia maniera, chilometri fatti sulle strade per suonare in giro, per raccontare storie. Andy è uno che riesce a coinvolgere le persone, a comunicare e far divertire. Insieme abbiamo fatto date in Italia, Germania e Svizzera. Era in Italia anche a giugno ma purtroppo non ho potuto suonare con lui perché ero ad Austin. Durante le giornate passate insieme abbiamo sempre riso un sacco e soprattutto ci si perdeva sempre, nonostante il navigatore, e si finiva per girare in tondo per ore e scoprire poi che il locale dove dovevamo suonare era e tre metri! Colpa del navigatore. Uno dei momenti che ricorderò sempre è la grigliata fatta a Sassello alle 3 di notte con meno 20 gradi e grappa a scroscio. La mattina dopo non mi ricordavo neanche il mio nome».
«Andy è divertente ed è un grande artista, uno che di strada ne ha fatta tanta, alla vecchia maniera, chilometri fatti sulle strade per suonare in giro, per raccontare storie. Andy è uno che riesce a coinvolgere le persone, a comunicare e far divertire. Insieme abbiamo fatto date in Italia, Germania e Svizzera. Era in Italia anche a giugno ma purtroppo non ho potuto suonare con lui perché ero ad Austin. Durante le giornate passate insieme abbiamo sempre riso un sacco e soprattutto ci si perdeva sempre, nonostante il navigatore, e si finiva per girare in tondo per ore e scoprire poi che il locale dove dovevamo suonare era e tre metri! Colpa del navigatore. Uno dei momenti che ricorderò sempre è la grigliata fatta a Sassello alle 3 di notte con meno 20 gradi e grappa a scroscio. La mattina dopo non mi ricordavo neanche il mio nome».
Domenica torni accompagnata da un grande chitarrista: David Pulkingham. Personalmente ho avuto la fortuna di poterlo apprezzare al Light of Day 2010 a Como insieme ad Alejandro Escovedo. Cosa ci puoi raccontare di lui e come è nata questa collaborazione?
«Io e David ci siamo incontrati a Como lo scorso autunno, suonavamo al tributo a Townes Van Zandt. Io quella sera avevo la febbre ed ero veramente devastata. Prima del concerto ero dietro le quinte del teatro a scaldarmi, suonando dei pezzi per chitarra fingerstyle e David si è avvicinato chiedendomi il titolo del brano che stavo suonando, poi ci siamo scambiati i rispettivi dischi e ci siamo messi a chiacchierare. Siamo rimasti in contatto dopo quella sera. Quando sono tornata negli Stati Uniti in tour a dicembre-gennaio ci siamo incontrati nuovamente a New York e ad Austin e abbiamo suonato insieme. Abbiamo così scoperto una grossa affinità nel modo di suonare e sentire la musica. David è una persona di una sensibilità e di una umiltà veramente uniche. Ha un cuore grande e anche con lui non si fa altro che ridere».
Ti sei trasferita per un periodo ad Austin, la capitale mondiale della musica dal vivo. Cosa ti ha lasciato questa esperienza e come è questo mondo molto lontano da noi?
«Austin è un gran posto, molto diverso da quello a cui siamo abituati noi europei. Ogni sera ci sono circa cinquanta concerti, e sono solo quelli annunciati sul giornale. È un posto molto progressista, molto "vivi e lascia vivere" dove puoi vestirti come ti pare e gli uomini si mettono lo smalto sulle dita dei piedi! Sono stata accolta con un calore e un interesse davvero inaspettati. L'esperienza non è finita, anzi direi che è appena iniziata. Sono in Italia per circa sei settimane e poi torno lì, ho concerti e un appartamento che mi aspetta e che adoro».
Dopo il tuo album d'esordio "Giulia and the Dizzyness" e l'ottimo "Dropping Down", in questi giorni esce il tuo terzo lavoro, "Dust and Desire". Quali sono state le tue ispirazioni e cosa ci riserva questo disco?
«"Dust and Desire" è un disco nato un po' per caso, avevo voglia di fare una tappa intermedia dopo "Dropping Down" e prima del mio prossimo disco ufficiale. "Dust and Desire" doveva essere un EP di 4 pezzi o un bootleg ma alla fine mi sono lasciata prendere dall'entusiasmo ed è diventato un disco di otto pezzi (nove nella versione digitale). Un disco acustico e scarno in cui per la prima volta canto in spagnolo e anche in italiano. Austin è un gran calderone di energie e contaminazioni, quindi il posto adatto per sbizzarrirsi e sperimentare».
In "Dust and Desire" hai curato tutta la produzione, come è successo con il precedente lavoro o ti sei avvalsa della collaborazione di altri professionisti?
«L'idea era di fare nuovamente da produttore e arrangiatore, poi David si è offerto di co-produrre il disco con me. In più ho avuto l'immenso piacere di registrare al Church House Studio di Austin, con David Boyle, una persona splendida, oltre che un gran fonico e musicista. Con me hanno registrato musicisti del posto, Hector Munoz alle percussioni e Brian J Standefer al violoncello».
In queste settimane sei in tour ma il tuo ultimo concerto da spettatrice qual è stato?
«Paco de Lucia ad Austin e prima di lui il mitico Willie Nelson! Li ho adorati entrambi».
Il detto è 'non c'è due senza tre'. Quindi dopo Andy White e David Pulkingham con chi ti piacerebbe girare l'Italia la prossima volta?
«Domanda troppo difficile, voglio girare con persone con cui ho affinità, con cui condividere la strada, non solo in senso di chilometri sotto le ruote della macchina. Persone con cui dividere un pezzetto di cuore e di anima».
Per concludere ecco le dieci domande secche.
- Chianti o Vermentino? Chianti…vino rosso!! Il bianco a piccole dosi, il rosso sempre anche a colazione.
- Bob Dylan o Bruce Springsteen? Sinceramente nessuno dei due. Comunque se devo scegliere dico Bruce per un legame affettivo, lo ascoltavo quando avevo 10 anni.
- Stanley Kubrik o Quentin Tarantino? Kubrik, lo amo.
- Mareggiata o calma piatta? Mareggiata! Sono di padre livornese, il libeccio ce l'ho nel sangue.
- Margherita o rosa? Margherita, umile e solare.
- Cannolo siciliano o tiramisù? Prosciutto??? non sono molto amante dei dolci!
- Ipod o vinile? Vinile ovviamente, l'Ipod neanche ce l'ho e continuo a sentire musica su cassette.
- Luna piena o crescente? Piena…così ululo!
- Appaloosa o arabo? Difficile a dirsi, li amo entrambi. L'arabo è matto ed elegante, l'appaloosa è affidabile e ci fai i chilometri.
- Sandali o tacchi a spillo? Tacchi ma non a spillo, direi più zeppona alla David Bowie o stivalone alla Neil Young.
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