Cinque ragazzi con una sfrenata passione per il blues, un locale dove il pubblico è in perfetta sintonia con la band e dove l’adrenalina scorre come le birre lungo il bancone, una manciata di canzoni originali che strizzano l’occhio ai vecchi classici. Ecco gli ingredienti che hanno dato vita a “The Docks Dora Session”, disco d’esordio dei Fratelli Tabasco, gruppo nato a Torino nel 2013. Dopo aver passato un intero anno in studio a produrre e perfezionare il repertorio, composto quasi esclusivamente da brani originali, i Fratelli Tabasco, gruppo di amici e non parenti come invece potrebbe far pensare il nome, hanno esordito live alla seconda edizione del Borgiallo Blues Festival. Gli impegni dal vivo sono proseguiti in modo incessante con partecipazioni a festival e rassegne in tutto il nord Italia e svariate apparizioni radiofoniche. Nel 2015 la svolta con il successo della settima edizione del concorso “Rock the Docks”, organizzato dalla Rainbow Music di Torino, che ha permesso al gruppo di registrare l'album “The Docks Dora Session”. La scelta di produrre un disco dal vivo calza a pennello con le caratteristiche del repertorio proposto dalla band: piccante e “peperonato”, come amano chiamarlo i Fratelli Tabasco. Chitarre, armonica, batteria e organo a creare una miscela che pesca nel repertorio dei grandi bluesmen del passato ed è arricchito da influenze rock, funky e soul. Le nove canzoni in scaletta non possono lasciare indifferente gli amanti del genere che si trovano di fronte ad un sound vigoroso, infuocato e travolgente. Chi è alla ricerca dell’originalità e della novità può passare oltre ma chi è amante del blues, dei Black Keys, del Ben Harper più sanguigno, dei Jon Spencer Blues Explosion e di R.L. Burnside può gustarsi questo piatto piccante e molto saporito. I Fratelli Tabasco sono Boris (voce e armonica), Joele (chitarra), Marco (basso), Simone (batteria), Lorenzo (tastiere) e quella che segue è l’intervista di presentazione del disco d’esordio.
Come mai avete scelto di esordire con un album live? Di solito il disco dal vivo arriva dopo almeno un paio di album in studio…
Joele Tabasco: «Abbiamo cercato di ricreare il più fedelmente possibile quello che ci riesce meglio: l'esibizione dal vivo. Le registrazioni sono state molto brevi, ma in realtà quest'album è il frutto di quasi due anni di prove assidue per migliorare sempre gli arrangiamenti e i testi. Il nostro scopo con "The Docks Dora Session" è di far trasparire fedelmente come può essere un nostro concerto».
Dove avete registrato il disco e quale è stata l'occasione per farlo?
Marco Tabasco: «Abbiamo avuto l'occasione di registrare il nostro primo album dopo aver vinto l'anno scorso il concorso "Rock the Docks" che metteva in palio la possibilità di registrare presso la Rainbow Music ai Docks Dora, mitici magazzini industriali dismessi e ormai punto dove si concentrano molte sale prova e studi di registrazione. Ad ogni modo ci siamo ritrovati di punto in bianco con l'opportunità di incidere un disco e non ci siamo fatti cogliere impreparati: avevamo già sufficienti canzoni nostre e l'idea di creare il nostro primo album proprio in quel posto di Torino ci ha entusiasmato. Ai Docks Dora sono legatissimo... e proprio lì ho fatto le mie prime prove in sala, e proprio lì ho conosciuto musicisti che ora sono miei cari amici ed è proprio lì che ho conosciuto Simone, che poco dopo mi ha introdotto a Boris e Joele e sono nati i Fratelli Tabasco. Insomma i Docks Dora sono un po' la mia seconda casa».
Devo dire che il disco suona veramente molto bene. Quanto tempo è stato necessario per preparare l'esibizione e la contemporanea registrazione in presa diretta?
Joele Tabasco: «In realtà la maggior parte del lavoro è stata fatta in un week-end. Volevamo fare qualcosa che ci sarebbe venuto semplice e abbiamo subito pensato a ricreare le atmosfere degli anni '50. Abbiamo cercato di registrare utilizzando il più possibile la nostra strumentazione per il semplice fatto che sapevamo come suonava e come utilizzarla al meglio. Per il pubblico abbiamo chiamato qualche nostro amico (anche perché nella sala non ci stavano tutti) per rendere l'atmosfera più rilassata possibile e... voilà! Abbiamo passato il sabato a registrare tutte le canzoni in presa diretta come se fosse un piccolo live e domenica i piccoli ritocchi. Il mixaggio è stato fatto nelle sere successive per aggiustare il tutto senza stravolgere il nostro sound».
Ci sono state sovraincisioni o elaborazioni in studio?
Boris Tabasco: «Sì, sono state fatte alcune sovraincisioni ma solo dell'armonica per una questione prettamente pratica: durante la presa diretta ci veniva difficile registrare al meglio sia la voce che l'armonica, poiché i take di prova fatti non risaltavano a dovere né la voce né l'armonica. Quindi è venuto istintivo concentrarsi prima su una parte e poi sull'altra».
Quali sono le difficoltà maggiori che avete incontrato a registrare un disco alla "buona la prima"?
Marco Tabasco: «L'organizzazione è stata fondamentale: ci siamo prefissati una data di uscita dell'album cercando di rispettarla il più possibile... e la parte delle registrazioni è solo una fetta di tutta la fase organizzativa: abbiamo pensato alle foto, alla grafica dell'album, alla diffusione nei canali digitali come Spotify, Google Play, Amazon, iTunes e molti altri, alla stampa del cd, ai video, al concerto di presentazione e ovviamente alle date successive. Insomma una volta usciti dallo studio di registrazione con il master definitivo è cominciato il vero lavoro».
Per il momento non abbiamo la controprova ma la situazione live calza a pennello con la vostra musica. Ora inevitabilmente dovrete chiudervi tra le quattro mura di uno studio, ci avete già pensato e cosa dobbiamo aspettarci?
Simone Tabasco: «Il lavoro in sala è costante e continuamente ci troviamo a modificare le canzoni o addirittura accantonarle per un po' per poi riprenderle in mano dopo qualche tempo e stravolgerla in un'altra chiave ritmica. Possiamo certamente dire che le idee per nuovi pezzi non mancano e le influenze di altri generi non ci spaventano. Per quanto riguarda il nostro prossimo disco non sappiamo ancora nulla di certo ma abbiamo già qualche linea guida che stiamo seguendo per costruire quello che sarà il nostro primo album in studio».
Qual è la vostra storia musicale?
Simone Tabasco: «Suoniamo tutti insieme in questo progetto soltanto da due anni e mezzo, ma la sensazione è quella di averlo sempre fatto insieme. Joele e Boris strimpellavano insieme già dai tempi del liceo sotto le guide di Luigi Tempera e Andrea "Rooster" Scagliarini, che li hanno cresciuti a forza di jam sessions. Io dopo alcuni anni tra studi jazz e concerti ska e punk mi sono lasciato rapire dal blues e, successivamente a un lungo periodo di gavetta, ho incontrato Marco proprio tra gli studi musicali dei Docks Dora. Da qui è iniziato un incredibile percorso artistico pieno di soddisfazioni».
Perché amate descrivere la vostra musica con l'aggettivo "peperonata"?
Marco Tabasco: «Dobbiamo questo aggettivo a un nostro grandissimo amico: Jos Griffioen! Jos, grande musicista e appassionato di blues, ci ha incontrati quasi per caso circa un anno fa e fin da subito si è innamorato del nostro sound, presentandolo quasi sempre prima dei nostri live come "peperonato" con il suo inconfondibile accento olandese. Non abbiamo potuto che riconoscere la sua efficacia, rende assolutamente l'immagine delle nostre atmosfere».
I nove brani che presentate nel disco sono tutti originali. Come sono nati e chi di voi ha avuto maggiore peso nella fase creativa?
Boris Tabasco: «Diciamo che nella fase di nascita dei brani ho un po' più di peso io, ma che in definitiva per la parte musicale e compositiva ognuno gioca un ruolo fondamentale. Quando uno di noi ha un'idea per una nuova canzone non pensa mai soltanto a se stesso, ma è consapevole del fatto che la suoneranno con lui i suoi fratelli, quindi scriviamo testi che rappresentino esperienze vicine a tutti e di cui discutiamo. Questo perché mentre arrangiamo e poi suoniamo ognuno di noi deve potersi riconoscere ed esprimersi con onestà».
Di cosa parlano le vostre canzoni?
Joele Tabasco: «Le nostre canzoni sono i nostri blues. Tutti noi abbiamo necessità di raccontare il nostro tempo e di dare la nostra visione a chi ci ascolta, anche affrontando temi importanti. Trattandosi di blues è difficile dire di cosa non parliamo, perché di fatto il blues parla della vita nel suo complesso, con tutti i problemi, i bei momenti e le strane situazioni che capitano. Per adesso parliamo poco d'amore, preferiamo descrivere storie di personaggi improbabili e usarli per affrontare temi più o meno seri».
Quale canzone rappresenta al meglio l'essenza del gruppo?
Boris Tabasco: «Penso subito a "Blues On!". Non è il nostro cavallo di battaglia, ma a livello lirico potrebbe essere davvero stata scritta da chiunque di noi. È un po' il nostro biglietto da visita musicale perché parla dei nostri luoghi, della voglia di far viaggiare la nostra musica per il mondo e di condividerla con tutto l'entusiasmo possibile».
A questo punto ditemi, quali sono i musicisti che vi hanno maggiormente influenzato?
Joele Tabasco: «Per quanto riguarda la musica blues siamo partiti ascoltando i più famosi come Muddy Waters e Stevie Ray Vaughan e poi sempre di più andando a scovare quelli un po' più di nicchia. Abbiamo avuto anche maestri di blues al nostro fianco che ci hanno guidato ed insegnato il genere tra jam session, lezioni e concerti: come Luigi Tempera e Andrea Scagliarini. Ma ad oggi il nostro suono, quello che si può sentire nel nostro disco, è frutto di influenze di artisti come Black Keys, Ben Harper e R.L. Burnside».
Nella Torino postindustriale quanto blues si respira oggi?
Boris Tabasco: «La scena blues a Torino è molto vivace e piena di artisti affermati e anche qualche emergente. È ormai facile trovare molte serate dedicate a jam session, che è un po' la vera palestra per suonare blues: dove i più esperti condividono il palco con i giovani o i curiosi che si avvicinano al genere. Inoltre i locali continuano a promuovere gli artisti locali alternati a qualche ospite nazionale e non. La scena non si ferma solo a Torino ma si estende anche in provincia, dove in estate prendono piede festival dove è possibile incontrare artisti e scambiare quattro chiacchiere».
Titolo: The Docks Dora Session
Gruppo: Fratelli Tabasco
Etichetta: New Model Label
Anno di pubblicazione: 2016
Tracce
(testi e musiche di Fratelli Tabasco)
01. Radioactive mama
02. Ask yourself
03. Up all night
04. Harmonic drive
05. Same damned shame
06. Jack knife
07. Blues on!
08. D.Q.T.H.L.
09. Boris' boogie
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