Musica d’autore italiana e songwriting nord europeo per il primo album di Claudia Pisani intitolato “Ho incontrato Merope” e arrivato sul mercato targato OrangeHomeRecords. La ventinovenne musicista ligure, originaria di La Spezia e cresciuta tra Sestri Levante e Genova, si presenta con un disco raffinato e poetico in cui affiora una viva curiosità nei confronti dei sentimenti e delle cose e in cui traspare una certa urgenza comunicativa. Claudia canta le dieci canzoni che compongono l’album in italiano così come in francese, inglese e spagnolo. Scelta che rischia di disorientare in un primo momento l’ascoltatore ma ben presto prevale il piacere dell’ascolto e delle emozioni che le composizioni riescono ad evocare. Si tratta di un disco eterogeneo, introspettivo e minimalista che musicalmente strizza l’occhio a certe produzioni del mercato nord europea, distanti da quello che viene offerto in gran parte dal panorama italiano. Le canzoni sono vere poesie in musica che non tengono conto della regola che prevede la presenza di strofa, ponte e ritornello. E ci sono episodi come "The colour of love" e "White night" che durano l’arco di un paio di minuti e si limitano ad una introduzione e al finale o recitativi come "Attimi", in cui la voce sensuale e morbida della Pisani è accompagnata dal pianoforte. "Ho incontrato Merope" è la fotografia di una giovane artista che ha scelto di essere se stessa e di non lasciarsi catturare dalle mode o da certe produzioni fotocopia che troppo spesso si ascoltano sul mercato italiano.
Determinate per la nascita del disco è stato l’incontro avvenuto quattro anni fa tra la Pisani e il produttore Raffaele Abbate che ha creduto in questo progetto e ha curato la produzione e gli arrangiamenti. Un apporto fondamentale quello del maestro di casa OrangeHomeRecords che ha saputo valorizzare le composizioni della Pisani donando al disco atmosfere sognanti e rarefatte. Al fianco della Pisani si sono seduti in sala di registrazione il cantautore toscano Stefano Barotti, in veste di chitarrista, il batterista Lorenzo Capello, il sassofonista Antonio Gallucci, Raffaele Kohler al flicorno e il contrabbassista Pietro Martinelli.
Nell'intervista che segue Claudia Pisani racconta come ha incontrato Merope.
Claudia, quanto ha significato per te registrare il tuo primo disco?
«Quanto? Tanto, e in questo tanto c'è racchiuso tutto ciò che non riesco a dire».
Da dove hai preso spunto per intitolare il disco "Ho incontrato Merope"?
«Ho preso spunto da una Merope che ho incontrato. Una ninfa, trasformata in stella da Zeus insieme alle sue sorelle, a formare la costellazione delle Pleiadi. A differenza delle sorelle, Merope è l'unica ad essersi innamorata di un umano. Per questo motivo viene raffigurata con il volto coperto o lo sguardo rivolto in basso in segno di vergogna, e per questo si dice sia la stella meno lucente; deve nascondere la sua colpa. Quando la incontrai sentii subito la necessità di dare un'altra lettura alla sua figura e darle voce. Lo sguardo rivolto in basso, come segno del darsi al suo amore terreno e lì perdersi; la sua poca luminosità, non dovuta alla vergogna o ai sensi di colpa, ma semplicemente al suo disinteresse nel brillare, perché persa in altro, in una sua ricerca. È un punto di riferimento a cui guardare quando il dubbio giustamente si insinua e mette in discussione la strada che si sta seguendo».
Perché hai scelto di cantare le canzoni del disco, oltre che in italiano, anche in francese, inglese e spagnolo?
«Un ruolo fondamentale in questa scelta lo ha avuto l'incontro musicale con Lhasa de Sela (per questo motivo ho voluto riproporre un suo pezzo nel cd, "La frontera"). L'ho incontrata una sera come sottofondo musicale in un locale; mi sono chiesta di chi fosse quella voce, e ho posto la domanda alla barista. Mi ha mostrato il cd: "La Llorona". L'ho amata da quella sera, e continuo a farlo. Ogni volta che la ascolto mi rapisce. "La Llorona" era uscito nel 1997, il suo primo cd, tutto in spagnolo. Il secondo, a distanza di sei anni, "The living road", presenta tracce in spagnolo, francese e inglese. Mi ha colpito come la sua voce in queste tre lingue doni delle sfumature emotive diverse. Era una strada che mi incuriosiva e l'ho voluta percorrere giocando con la mia di voce».
Non pensi che questa scelta possa in qualche modo disorientare l'ascoltatore?
«Sì, potrebbe. E direi che non è per forza un male».
Quanto ha influito sulla tua carriera di cantautrice l'incontro con il produttore Raffaele Abbate?
«Molto. È con lui che questo progetto è iniziato. Lui ha trovato interessanti le mie idee ed io mi sono ritrovata nel suo modo di svilupparle. L'intesa artistica è stata fin dall'inizio molto forte, legata ad una libertà di dirci sinceramente ciò che pensavamo cammin facendo. La strada è stata sicuramente tortuosa, piena di attese, di vuoti, di dubbi, ma la sensazione di star costruendo qualcosa di buono e di vero ha ridato sempre l'energia giusta per continuare e riprendere in mano la situazione anche nei momenti più critici. È un viaggio, che non dura qualche giorno, ma anni. E si è persone con le proprie piccole e grandi sfide quotidiane da vivere. Nel viaggio sono stata fortunata ad incontrare Pierpaolo Ghirelli e Lorenzo Capello, che hanno abbracciato il progetto e con i quali porterò in giro Merope».
Le prime note del disco richiamano De André, poi la geografica del suono delle tue canzoni porta verso il nord Europa. Cosa ti ha stimolato a volgere lo sguardo verso quelle realtà artistiche?
«Nel cd ci sono canzoni figlie di tempi diversi. Credo semplicemente l'incontro con artisti nuovi e la curiosità di sperimentare nuove sonorità date sia, come dicevo prima, dall'utilizzo di altre lingue, sia dalla ricerca di melodie minimali che meglio potevano rappresentare il mio linguaggio emotivo. Il viaggio verso determinati colori si sposa quindi con le scelte di arrangiamento, che accompagnano spesso il nocciolo della canzone, strumento e voce, tra rarefazioni, minimalismi e doppie, triple voci. Penso che "White night" sia l'espressione più chiara di ciò che intendo dire».
Nell'album c'è anche un brano in cui non canti ma reciti il testo. Una scelta casuale oppure un richiamo alla tua passione di scrittrice di poesie?
«No, non è stato casuale. "Attimi" è una poesia a cui tengo molto. Nata ovviamente da carta e penna, con il suo silenzio di sottofondo. Ho provato ad avvicinarmi a lei con il piano, perché è lo strumento con cui mi trovo più a mio agio a parlare, e conversando, abbiamo steso alcune note tra un pensiero e l'altro. Sono stati momenti stimolanti».
I testi delle tue canzoni sono autobiografici?
«C'è un po' di me, un po' di te, un po' di chi legge l'articolo, di chi ascolterà il cd e di chi non lo ascolterà mai».
Desideri, sogni, lacrime e sorrisi. Sono questi gli elementi preponderanti che disegnano la tua poetica?
«È la vita che li tiene stretti a sé».
A quale brano sei particolarmente legata e perché?
«Non è facile rispondere perché sono legata a ciascuno in maniera diversa. Ti rispondo con la consapevolezza della possibilità di risponderti diversamente magari fra qualche mese."Le son d'un rȇveur", vuole essere un urlo sussurrato alla vita, all'andare oltre il nero e vederne i colori che lo compongono; a comprendere le proprie paure ed imparare a conoscerle per non permettere loro di fermarci ed essere ostacolo alla crescita del nostro essere. È più che naturale avere paura di cadere, ma la caduta è inevitabile se si vuol vivere. Quindi, invece di darle il potere di immobilizzarci, proviamo a danzarci insieme. Magari per una volta può capitare a noi di farle lo sgambetto».
Quali sono attualmente i tuoi ascolti musicali?
«A proposito di atmosfere nordiche, Agnes Obel, Sóley, Moddi; oltreoceano seguo con molto interesse Beck, Patrick Watson... il suo ultimo lavoro "Love songs for robots" è un viaggio che percorri a testa in giù».
Qual è il tuo primo ricordo legato alla musica?
«Avrò avuto più o meno cinque anni. I miei nonni mi avevano regalato una pianola, con dei tastini tutti colorati; se li schiacciavi partivano le più improbabili musiche. Mi ricordo mia nonna Ersilia, la obbligavo a starmi ad ascoltare per ore, convinta di farle credere che fossi io a suonare quelle musiche. E di riuscire ottimamente nell'impresa. Il fatto è che ho preso coscienza del tutto solo qualche anno fa. Mi è tornato alla mente quel ricordo e mi è caduto il castello. Quanto ridere si sarà fatta. Con quella pianola, più avanti, mi divertivo a tirare giù le musiche degli esercizi di ginnastica ritmica che facevo. Poi ci siamo perse per un bel po' di tempo, ma è stata la mia prima passione e il mio primo ricordo musicale».
Stai lavorando a un nuovo progetto discografico?
«Ho composto nuovi pezzi, ma non vedo a breve un nuovo progetto discografico. Ci sarà sicuramente, ma voglio prendermi tutto il tempo per perdermi e comprendere piano piano dove la musica mi sta portando».
Titolo: Ho incontrato Merope
Artista: Claudia Pisani
Produttore: Raffaele Abbate
Etichetta: OrangeHomeRecords
Anno di pubblicazione: 2016
Tracce
(testi e musiche di Claudia Pisani, eccetto dove diversamente indicato)
01. Un giorno qualunque
02. Elisir notturno
03. Tre lacrime e un sorriso
04. The colour of love
05. White night
06. Le son d'un rȇveur
07. Un passo verso te
08. Attimi
09. La frontera [Lhasa de Sela]
10. The chimes