Isolarsi dal mondo e vivere a contatto con la natura per scrivere musica e su questa innestare parole che parlano di astrologia, filosofia, tarocchi, amore e spiritualità. È quello che hanno fatto Friedrich Cané e Giacomo Marighelli nell'album "Del movimento dei cieli", pubblicato dall'etichetta ferrarese New Model Label. Per trovare la giusta ispirazione Cané è andato a vivere in un casolare abbandonato vicino a Ferrara e seguendo il fluire del tempo, senza sveglie e orologi a scandire le ore e la frenesia della vita moderna, ha composto brani di musica elettronica che abbracciano la sperimentazione, il trip-hop, l'electro-rock e anche la classica contemporanea. Marighelli, artista poliedrico e con diversi album all'attivo a proprio nome, come Margaret Lee e con il progetto Vuoto Pneumatico, ha composto le liriche seguendo un processo di adattamento alle idee sviluppate da Cané. Una condivisione artistica e allo stesso tempo un completamento avvenuto in maniera quasi naturale che ha dato origine a un lavoro non di immediata assimilazione ma assai stimolante e che nasconde diverse chiavi di lettura. Tema centrale dell'album è l'amore, visto nella sua evoluzione e analizzato nella sua capacità di essere motore dell'universo così come elemento fondante dell'esistenza degli individui. L'ascoltatore partecipa ad un viaggio tra lo spazio e il tempo, passando dal macro al micro, dallo spirituale al carnale. Un continuo oscillare in un vortice magmatico e avvolgente che disorienta e non concede punti di ancoraggio. In questo quadro solo i tarocchi sembrano poter regalare una chiave di lettura; le carte sono l'unico mezzo per prendere coscienza del reale e della propria esistenza.
Abbiamo provato a saperne di più intervistando i due artisti.
Giacomo, "Del movimento dei cieli" è il tuo primo esperimento di musica elettronica. Cosa ti ha attirato verso questo genere?
Marighelli: «Non saprei dirlo con esattezza; era già dal 2012, durante la stesura del disco "Margaret Lee presenta: Giacomo Marighelli", che sentivo mi sarebbe piaciuto realizzare un disco con musica elettronica. Nel frattempo è nata la collaborazione per Vuoto Pneumatico e l'idea è finita in un cassetto anche se già nel disco di Vuoto Pneumatico qualche cosa di elettronico ha iniziato ad emergere. Chiacchierando con l'amico Friedrich Cané, è nata la voglia da parte di entrambi di lanciarci in questa avventura, e la cosa che mi è piaciuta di più è che ho lasciato totalmente a lui la parte della composizione dei brani, ed io mi sono occupato solo dei testi e della voce stessa. Così è nato "Friedrich Cané & Giacomo Marighelli – Del movimento dei cieli"».
Quando si sono incrociate le vostre strade?
Marighelli: «Ci conoscevamo già da anni grazie all'amico comune Eugenio Squarcia, detto Moreau. Friedrich ha registrato due basi elettroniche per le canzoni "Buio asmatico" e "Buon Natale" dell'album "Vuoto Pneumatico"; da lì a poco tempo abbiamo deciso di creare qualche cosa assieme».
Come sono nate le canzoni del disco?
Marighelli: «Per quasi tutto il mese di agosto del 2014 Friedrich ha vissuto in un rudere vicino a Ferrara: disperso dal mondo intero, nascosto anche se vicino ad un centro abitato, senza acqua potabile, tra le stelle, gli alberi e il vento. Ogni sera sono andato a trovarlo, lui mi faceva ascoltare ciò che in giornata aveva composto, mi spiegava il titolo che voleva dargli sotto forma di spiegazione scientifica, ed io estrapolavo i concetti trasportandoli nel quotidiano della vita comune: dal macro al micro. Tutto il disco è collegato dall'inizio alla fine; le canzoni parlano di una storia d'amore, di ciò che possiamo vivere ogni giorno, dell'amore vero, che se si vive pienamente è assoluto nello spazio e nel tempo. Riguardo i titoli ho accennato che era Friedrich ad indicarmeli, perché anche lui stesso è partito da un concept seguendo una linea dritta dal primo ("Nadir") all'ultimo brano ("Zenith"); quindi i titoli sono l'unica parte dei testi che non ho scelto io ma che ho accolto da lui».
Cané: «È stata un'esperienza fuori dal tempo. Ero svincolato dal normale ciclo di vita, dagli orari scanditi dagli impegni. Mangiavo quando avevo fame, dormivo quando avevo sonno. Suonavo per ore, senza sosta, senza accorgermi della luce e del buio. Uscivo di notte per guardare il cielo stellato, per ascoltare i suoni degli animali, del vento, delle foglie. La scaletta del disco è emersa naturalmente: il racconto di un'evoluzione, una storia che ruota intorno alla nascita e allo sviluppo dell'universo, inteso come organismo intelligente. Giacomo ha intuito il parallelismo con la vicenda umana, il riflesso di qualcosa di più grande con il quale è connessa in un intreccio indissolubile».
Siete stati liberi di esprimervi o vi siete influenzati vicendevolmente con consigli, suggerimenti, ascolti e quant'altro?
Marighelli: «Ci siamo lasciati abbastanza liberi, pochi consigli l'uno all'altro. Devo dire che con i testi non ho avuto vincoli o difficoltà a lavorare con lui; l'unico brano in cui Friedrich mi ha chiesto se potevo inserire l'elenco degli elementi è "Elementi in divenire", ed è stato un piacere per me declamarli».
Cané: «Ho cercato di ridurre al minimo il rumore di fondo. Ho scelto l'isolamento e prima di iniziare a scrivere non ho ascoltato musica per circa due mesi. Durante le registrazioni ho letto molto e le idee hanno preso forma. Penso che io e Giacomo ci siamo influenzati a vicenda, anche se forse in modo inconsapevole».
Sul booklet, tra i ringraziamenti compare il nome di Franco Battiato. Un omonimo o un ringraziamento a un artista la cui musica è stata fonte di ispirazione?
Marighelli: «È stata una scelta di Friedrich. Ascolto volentieri Battiato ma non ne sono un seguace e non lo conosco a fondo. Non c'è un periodo artistico che preferisco, anche se uno degli album che conosco meglio è "Gommalacca"».
Cané: «Battiato è un punto di riferimento musicale, ha saputo coniugare sperimentazione e musica colta, attraversando generi molto diversi tra loro e tutto questo nell'ambito del panorama musicale italiano, che di certo non è tra i più ricettivi. Apprezzo molto il periodo elettronico degli anni Settanta, quello rock della seconda metà degli anni Novanta, e le composizioni di musica sacra. A livello sonoro, l'album più incisivo penso sia "Dieci stratagemmi"».
Secondo voi la musica elettronica nel futuro prenderà sempre più il sopravvento oppure rimarrà solo una delle possibili strade da percorrere?
Marighelli: «Il futuro non esiste, chi può dirlo. Secondo me la musica prenderà volti sempre più ancestrali, come una sorta di ritorno alle origini ma con coscienza».
Cané: «L'approccio alla musica elettronica rappresenta una scelta tecnica. Nel momento in cui ti rendi conto che le potenzialità sono infinite, sta a te trovare gli arrangiamenti e i suoni che meglio si adattano alla composizione. Che siano wobbler acidi da drum'n'bass o sezioni di un'orchestra sinfonica, o la combinazione di sonorità diverse, i confini di genere ormai sono stati abbattuti. Questo è il vero cross-over».
Presenterete dal vivo le canzoni dell'album?
Marighelli: «Le stiamo già presentando. Quando i locali sono interessati a proporre concerti di poesia e di arte, allora ci considerano. L'artista Alessandra Naif ci accompagna con la pittura dal vivo, quindi musica e pittura live. Purtroppo in Italia anche se sei un musicista indipendente, devi fare parte di un giro che automaticamente etichetta l'indipendente moderno, o meglio l'"in-dipendente" all'interno di determinati canoni o schemi commerciali. Insomma nulla di diverso da stereotipi di major o gerarchie divisorie».
Cané: «Il disco ha una sua complessità, che per quanto possibile viene riproposta dal vivo. Durante i concerti, ai synth si affiancano il pianoforte e il piano elettrico. Le parti suonate sono quelle che caratterizzano i brani, ma con alcune varianti che le rendono più vive».
Quali sono i vostri punti di riferimento nella vita di tutti i giorni e in ambito musicale?
Marighelli: «Nella vita è vivere, essere me stesso e non ciò che gli altri vogliono che io sia; quindi un costante sviluppo della propria coscienza, impegnandomi a sviluppare e crescere con amore. In ambito musicale, onestamente in questo periodo sono totalmente casuali: vado su Youtube e inizio ad ascoltare i brani suggeriti e da lì continuo per mesi girando attorno a generi anche totalmente differenti. Ho scoperto gruppi fantastici in questa maniera. Ma anche grazie a consigli di amici, basta che ci si mandi un brano durante un discorso via chat o e-mail, ed ecco che si scoprono mondi sconosciuti. Fondamentalmente il mio passato musicale è composto da Nick Cave, Giorgio Gaber, Giorgio Canali, Noir Désir, Fausto Rossi Faust'O, i primi Litfiba, i Bluvertigo, One dimensional man, qualche album dei Marlene Kuntz, quando ero bambino ascoltavo Marilyn Manson, e tanti altri».
Cané: «Amo chi riesce a vedere al di là degli schemi, senza preoccuparsi di essere giudicato. In questo senso, ammiro alcune menti illuminate come quelle di Douglas Hofstadter, di Jiddu Krishnamurti, di Richard Feynman. Nella maggior parte dei casi, rimango impressionato da chi sviluppa concetti radicali. In ambito musicale, gli innovatori come Johann Sebastian Bach, Georg Friedrich Händel, Brian Eno, Peter Gabriel, i Massive Attack, i Radiohead, Björk, David Sylvian. Tra gli italiani Battiato, Benvegnù e Umberto Maria Giardini. Nella vita di tutti i giorni è difficile avere dei punti di riferimento. Mi affido alle stelle mobili più che a quelle fisse, credo negli incontri. Bisogna lasciarsi trasportare dalla corrente, dominarla senza venirne travolti».
Come avete finanziato il vostro disco?
Marighelli: «L'abbiamo finanziato grazie al crowdfunding. Siamo contenti di questa possibilità sostenuta da persone che credono in noi. Sono metodi ottimi, possono aiutare ed essere efficienti. Se mi interesso di arte, inizio io stesso a sostenerla, e queste metodologie online me lo permettono facilmente».
Cané: «Il crowdfunding è uno strumento democratico e consente di confrontarsi con il riscontro del pubblico molto più di quanto faccia un talent show. Intendo dire che chi decide di finanziare un progetto, lo fa perché ci crede davvero: è attivo, curioso, alla continua ricerca di informazioni e stimoli. L'esatto contrario dei passivi come si lasciano anestetizzare da uno schermo televisivo».
Più volte nei testi delle canzoni compaiono i tarocchi. Giacomo, che significato hanno per te e che rapporto hai con l'esoterismo?
Marighelli: «I tarocchi sono uno strumento che uso quotidianamente; parto dal presupposto che il caso non esiste, quindi qualunque carta esca ha una motivazione ben precisa per essere uscita. Attraverso le carte possiamo conoscere meglio noi stessi, capire il proprio inconscio, "mostrarci" cose che senza certi strumenti non vorremmo davvero capire e/o mettere a fuoco. Essendo strumenti (un ponte, un tramite), il tarocco serve come "scusante" per accettare e ammettere determinate parti del proprio inconscio. Questo vale anche leggendoli ad un consultante; lo si può aiutare a prendere coscienza, a capire quali siano i suoi reali problemi, da dove provengono, il perché certi nodi gli impediscano di proseguire nella vita e lo costringano a ristagnare sempre nella stessa situazione. Ecco, le carte sono davvero utili da questo punto di vista. Non esistendo il tempo, non mi interessa leggerle come metodologia divinatoria, cartomanzia, perché tutto ciò che viene detto del futuro condiziona il consultante a tal punto da fare accadere quel futuro, o da non farlo accadere. Presupponiamo che non ci sia un destino, non ci sia il destino, ma ci sia Destino. All'interno di Destino ognuno di noi ha infiniti destini. Quindi in ogni istante stai certamente andando verso una direzione, ma tu quando vuoi puoi cambiarla; quindi se tu mi predici una di quelle infinite linee, magari in quel momento ci stavo anche andando, ma finita la lettura posso benissimo cambiare linea. Quindi è totalmente inutile».
Qual è il filo conduttore del disco?
Marighelli: «L'amore».
Cané: «La fonte d'ispirazione principale è sempre la natura. Rimango meravigliato di fronte alle geometrie, ai colori, ai meccanismi. Facciamo parte di tutto questo, noi siamo l'universo. Possiamo espanderci verso l'orizzonte o condensare la materia in uno spazio infinitesimo. L'evoluzione del cosmo coincide con quella degli esseri viventi».
Quali sono le parole che meglio descrivono le tue canzoni?
Marighelli: «Amore, cosmo, vita e poesia».
Cané: «Pensiero, trasporto, superamento dei confini».
C'è qualche argomento di cui non parlerai mai nelle tue canzoni?
Marighelli: «Non lo so, cerco di non precludere nulla. Adesso sento molta motivazione in argomenti d’amore, non d'amore con la "a" minuscola, ma dell'Amore incondizionato, dell'essere umano, e di tutto ciò che sento fluire con esso, anche del quotidiano».
Cané: «Per questo disco non ho scritto testi, ma non escludo di farlo in futuro. Penso che la libertà di espressione sia fondamentale nelle attività creative, per questo motivo ho apprezzato il lavoro svolto da Giacomo: i suoi testi spesso sono criptici e si prestano a molteplici interpretazioni, la forma metrica è inconsueta e mai banale. Scriverli sotto flusso di coscienza ha contribuito molto al risultato finale. In sintesi, l'unica cosa importante è evitare di produrre banalità. Ma tutto ciò deve avvenire senza sforzo, deve essere un processo spontaneo».
Giacomo, sei un artista poliedrico e nel corso della tua carriera hai percorso molte strade. Una di queste ha portato al progetto Vuoto Pneumatico con Gianni Venturi. È una storia finita o l'album del 2014 avrà un seguito?
Marighelli: «Chi può dirlo. Attualmente mi sto dedicando ad altro, tra cui il primo disco solista firmato come Giacomo Marighelli e che se riesco pubblicherò volentieri entro il 2017».
Titolo: Del movimento dei cieli
Artisti: Friedrich Cané e Giacomo Marighelli
Etichetta: New Model Label
Anno di pubblicazione: 2015
Tracce
(testi di Giacomo Marighelli; musiche di Friedrich Cané)
01. Nadir
02. Il motore immobile
03. Il demiurgo sulla soglia del tempo
04. Elementi in divenire
05. Azimuth
06. Idrodinamica
07. Fotosintesi
08. Le infinite forme
09. Dybbuk
10. Almucantarat
11. Satellite
12. Ardesia
13. Icosaedro
14. Zenith
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