Una carriera musicale che abbraccia cinque lustri e che nei primi mesi del 2012 ha trovato espressione nell'album "Sonno Eliso". Per Edmondo Romano, polistrumentista a fiato genovese con alle spalle collaborazioni eccellenti, è il punto di arrivo ma nello stesso tempo di partenza di un lungo percorso artistico iniziato nel 1985 con il gruppo progressive-sperimentale Eris Pluvia. "Sonno Eliso" è un album, il primo della carriera di Romano e anche di una trilogia dedicata agli opposti e alla comunicazione che si completerà nei prossimi anni, dall'ampio respiro e senza frontiere. Tredici brani strumentali che spaziano tra diversi generi, tradizioni e culture mediterranee. Un disco di atmosfere, suggestioni, profondamente musicale che si sviluppa intorno al concetto della comunicazione tra due opposti: l'uomo e la donna. Per dar vita a "Sonno Eliso" Edmondo Romano ha chiamato intorno a sé amici musicisti come Ares Tavolazzi, storico bassista degli Area, Mario Arcari, il pianista Fabio Vernizzi, Elias Nardi, il percussionista Marco Fadda, Riccardo Barbera, Alessio Pisani, Daniele Bicego, il violoncellista Kim Schiffo, dall'Orchestra Bailam sono arrivati il violinista Roberto Piga e il fisarmonicista Luca Montagliani.
Conclusa la stagione dei concerti estivi che lo ha visto protagonista su molti palchi italiani, Romano è stato disponibile a rispondere alle domande di questa breve intervista.
Dopo oltre 25 anni di carriera, durante i quali hai collaborato e scritto per numerose realtà artistiche, hai deciso di pubblicare il primo disco a tuo nome. Perché hai atteso così a lungo?
«Non è stata una scelta ponderata, credo sia accaduto in modo naturale. Le prime colonne sonore per teatro e spettacoli di danza le ho scritte quando ero giovanissimo, intorno ai 16 anni. Il passo mancante era quindi quello di elaborare e fissare le idee al termine di un percorso preciso. Cosa che è avvenuta nel momento in cui da musicista ho iniziato a creare dei vuoti da poter nuovamente riempire con qualcosa di nuovo e fresco, cioè iniziare ad abbandonare quello che a mio avviso è il principale freno per un artista: la fame d'essere sempre presente in ogni luogo, dir sempre di sì ad ogni proposta lavorativa, diventando in questo modo schiavo di se stessi, del proprio ego, a volte malato, che sa ben apparire ma forse ha ben poco da dire di nuovo».
"Sonno Eliso", secondo le note introduttive scritte da Paolo Fresu, è il primo disco di una trilogia. Cosa stai esplorando con la tua musica?
«È il primo di una trilogia dedicata alla comunicazione con noi stessi e con il resto del mondo. La vera comunicazione con il proprio essere, il saper riconoscere un impegno maturo verso il proprio essere e quindi diventare capaci di dar vita a una persona felice, sincera. In quest'epoca sembra essere la cosa più complessa da realizzare. Questo mi sembra il tema più importante e pregnante nella realtà sociale in cui ci stiamo muovendo, realtà in totale smarrimento, confusa, creatrice di altrettanti esseri confusi. Il primo passo verso la comunicazione con l'esterno è la dualità maschile/femminile, prima esperienza di avvicinamento verso il differente da te e fulcro di una costruzione che forgerà la tua persona nel tempo. I temi che affronterò nei due prossimi lavori sulla comunicazione e che a mio avviso completano questa ricerca saranno il verbo (scritto, parlato) e per ultimo forse il più complesso e subdolo dei tre, la religione».
Ti sei avvalso della collaborazione di grandi musicisti come Mario Arcari, Ares Tavolazzi, Marco Fadda e tanti altri. Una bella squadra che porta in alto la tua musica. Come sono nati questi incontri?
«Questi incontri sono avvenuti negli anni, molti di loro hanno in parte aggiunto un piccolo mattone alla mia formazione musicale. Dico questo perché non credo esista il caso, ma una successione di piccoli eventi, piccole scelte che ci portano a essere ciò che oggi siamo, quindi non ci si incontra per caso, ci cerchiamo e a volte sappiamo riconoscerci. Ho chiesto ad ognuno di loro la collaborazione in base alle loro peculiarità artistiche, quindi è stata in parte la musica scritta a dettare chi era il musicista adatto per questo lavoro. Mia grande gioia è stata la partecipazione sentita e omaggiata da parte di tutti, con passione e stima verso il mio lavoro».
Da dove vengono i brani di "Sonno Eliso" e quali sono state le fonti di ispirazione?
«Le composizioni racchiudono un periodo di scrittura di circa quattro anni. Molti brani sono nati come colonna sonora per la Compagnia Teatro Nudo per la quale rivesto il ruolo di compositore, regista, attore ed ogni forma di espressione lo spettacolo richieda, in una totale collaborazione tra gli artisti. Con la Compagnia per alcuni anni abbiamo sviluppato proprio il tema maschile/femminile rielaborando testi di Pasolini, Beckett, Al-Neimi, gli antichi miti. Molti sono nati nel silenzio del mio studio, in totale solitudine, grande fonte d'ispirazione».
Il fulcro tematico del disco è l'incontro-scontro tra uomo e donna. Ce ne parli?
«Ho diviso il lavoro in due parti. Il primo gruppo di sei brani rappresenta la parte femminile, che è completamente speculare nel disegno musicale con il secondo gruppo di sei brani che rappresentano la parte maschile. La traccia finale, la numero tredici - nei tarocchi la morte e la rinascita - rappresenta il punto d'incontro tra i due mondi in un brano caratterizzato dalle due realtà che coesistono nella differenza tra il ritmo dispari che simboleggia il femminile e il ritmo pari che rappresenta il maschile, collegate tra loro da un tempo ternario. Le due realtà coesistono, come due cellule melodiche e ritmiche ripetute ma mai uguali, il tempo dispari ed il tempo pari, che si trasformano sino al breve equilibrio creato dall'incontro armonico finale».
Ti è andata male, ci fosse ancora il vinile la divisione in due facciate avrebbe facilitato questa dicotomia tra le canzoni dedicate al mondo femminile e quelle riservate all'universo maschile.
«Forse è vero, difatti la grafica del CD vuole in parte essere appositamente simile a quella di un vinile, con il colore oro che rappresenta la donna, il blu profondo che rappresenta l'uomo.
Il formato CD mi ha permesso l'inserimento di un video, in cui la tematica sviluppata è la dualità femminile. Protagoniste sono una donna nera (il nuovo) e una donna bianca (l'antico) che cercano l'equilibrio interno (la casa) ed esterno (la desolazione di una cava di marmo)».
Nel corso della tua carriera hai spaziato in quasi tutti i generi musicali. Sei passato dal progressive sperimentale degli esordi con gli Eris Pluvia, al gruppo etnico Avarta, al folk dei Comunn Mor e dell'Orchestra Trad Alp a quella yiddish-balcanica dell'Orchestra Bailam. Senza contare tutte le collaborazioni nell'ambito cantautorale, jazz e le colonne sonore per cinema e teatro. Cosa ti hanno lasciato tutte queste esperienze e come hanno condizionato la tua carriera?
«Il primo strumento con cui mi sono avvicinato alla musica è stato il clarinetto. Negli anni curiosità, studio e predisposizione mi hanno permesso di imparare e rapportarmi con strumenti a fiato molto differenti tra loro ed appartenenti ad aree geografiche diverse. Credo che sia in me naturale l'approccio a molte forme di espressione - teatro, cinema, pittura, fotografia… - e quindi anche allo studio di varie forme musicali. Prediligo la musica classica e strumentale ma ascolto qualsiasi genere. Unico elemento comune che mi porta ad essere rapito da una canzone è l'essenza sincera della composizione. La scrittura spinta da un messaggio personale, le operazioni estetiche, egoiche, nate per la vendita non le trovo stimolanti. Questa varietà mi rende sicuramente comprensibili ed esprimibili diversi linguaggi, questo credo sia l'insegnamento».
Paolo Fresu ha definito il tuo disco «un infinito patchwork musicale, senza frontiere geografiche o di territorio». È calzante questa definizione?
«Trovo che abbia compreso nel profondo quello che il lavoro rappresenti. L'arte non ha limiti geografici e culturali, l'uomo ha limiti geografici e culturali, per questo nella sua visione ancora ignorante trova sollievo nel catalogare e collezionare ogni cosa».
Jazz, world music, etnica, contemporanea. In "Sonno Eliso" troviamo tutto questo e anche di più. A chi invece non avesse ancora sentito il tuo disco cosa vorresti dire?
«Per realizzare "Sonno Eliso" ho lavorato molto sulla ricerca della lentezza e quindi sull'acquisizione del giusto tempo per riuscire a vedere la profondità e la bellezza delle cose. Vorrei dire di attendere il momento giusto per ascoltarlo, creare un rituale interiore, dare valore ed attenzione al gesto di apertura verso il mondo nuovo che un lavoro d'espressione ti può comunicare».
Titolo: Sonno eliso
Artista: Edmondo Romano
Etichetta: Felmay
Anno di pubblicazione: 2012
Tracce
(musiche di Edmondo Romano)
01. Sonno eliso
02. Canto di lei
03. Preghiera
04. Corpo
05. Fiato
06. Intercessione
07. Rilucente
08. Canto di lui
09. Nadi
10. Trasfigurazione
11. Risucchio
12. Intelletto
13. Risonanza
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