martedì 9 dicembre 2014

"Mo' mo'", i Gasparazzo e l'essenza delle cose




I Gasparazzo sono sulle scene da oltre dieci anni e si sono ritagliati il loro spazio nel panorama musicale italiano, quello che non si alimenta con show e concorsi televisivi ma che viene mantenuto in vita e in salute macinando chilometri, in macchina o in pullmino, per portare la musica sui palchi, nelle piazze e nei teatri dello "stivale" e anche oltre. Il gruppo emiliano-abruzzese, nato nel 2003 tra Bologna e Reggio Emilia, lo fa con una urgenza espressiva che non è scemata negli anni e che è ben rappresentata dal titolo del loro nuovo album, "Mo' mo'", ovvero, "proprio adesso, ora". Si tratta di un disco ricco di sfaccettature, in cui le tante anime del gruppo concorrono a mischiare sonorità rock a marcate influenze mediterranee, spruzzate reggae a qualche incursione nel combat rock e nel folk nostrano. Una lavoro che ad un primo superficiale ascolto potrebbe sembrare disomogeneo nella sua struttura portante ma che, a una più attenta analisi, dimostra di essere equilibrato e di possedere un filo conduttore ben preciso. Nove canzone, nove storie, compongono il sesto disco del gruppo. Con piglio a volte ironico e scanzonato, altre volte impegnato e drammatico, vengono descritti personaggi e situazioni della società moderna. Si passa così come estrema facilità da "Michelazzo" a "Rovesciala", canzone nata come inno ai Mondiali Antirazzisti, dal ragazzo di strada di "Centopelle" descritto da Carlo Collodi nella raccolta "Occhi e nasi" alla toccante "Cristo è là", in cui si è dato spazio alle parole scritte da Lino Aldrovandi, papà di Federico, studente ferrarese ucciso nel 2005.
La produzione dell'album, uscito sotto etichetta New Model Label, porta la firma del pianista e fisarmonicista Massimo Tagliata.
Dei Gasparazzo fanno parte Alessandro Caporossi (voce), Generoso Pierascenzi (chitarre, voce ed elettroniche), Giancarlo Corcillo  (fisarmonica), Roberto Salario (basso e contrabbasso), Lorenzo Lusvardi (batteria).
Noi abbiamo parlato con Generoso Pierascenzi che ci ha descritto "Mo' mo'", disco bello, stimolante e tutto da scoprire.



"Mo' mo'" …proprio ora, adesso. Per fare cosa?

«Per catturare l’essenza. Per dare alle sensazioni il tempo e lo spazio che meritano, per dare una valenza reale agli scambi interpersonali, agli incontri ed agli scontri. Non è un inno alla velocità o alla sintesi, al contrario il concetto è proprio quello di dare priorità all'istinto e poi "coccolarsi" le scelte fatte, che chiaramente non saranno perfette, ma resteranno nella nostra storia».

Il titolo però non è una espressione linguistica tipica della vostra regione d'adozione, l'Emilia…

«La nostra band è formata per 3/5 da abruzzesi ed io che sono cresciuto a Teramo sento molto familiare questa espressione. La nostra regione di adozione è l'Emilia dove il "mo'", che sta per adesso appunto, è sempre più presente ma è chiaro che è un termine migrante».

È il vostro quinto album in studio. Cosa è cambiato da "Tiro di classe", il vostro disco d'esordio del 2007?

«È cambiato soprattutto il metodo compositivo. Nel primo album avevamo attinto alla nostra passione per l'elettronica e per gli ascolti variegati cercando varie vesti ai brani e affidandoci, poi, a studi di registrazione. Sul nuovo lavoro siamo arrivati a comporre e preprodurre nello stesso momento, senza accanimento alcuno sui brani. Dedicando più tempo alla ricerca di timbri ed agli arrangiamenti anche grazie al fatto che registriamo nei nostri studi personali. Oggi, a differenza del primo album ricco di molte sonorità anche lontane tra loro, l’architettura sonora è più chitarristica anche se non emerge ad un primo ascolto».

Quale è stata la molla che vi ha spinti ad iniziare la registrazione del vostro nuovo disco?

«Nell'estate del 2013 avevamo pensato che potesse essere ora di tornare a comporre ma le idee erano vaghe e confuse. Nell'agosto dello stesso anno ho avuto un momento molto doloroso in famiglia in Abruzzo che mi ha riportato a Bologna in un isolamento fisico e sociale che è diventato immediatamente creativo e produttivo. Suonavo e registravo a tutte le ore con una vecchia Framus a 5 corde, una chitarra baritona per le linee di basso, un controller midi ed il microfono per la voce. Dopo un mesetto ho espresso ai ragazzi della band l'urgenza di suonare il materiale catturato in quei giorni. Abbiamo aggiunto un paio di idee di Alessandro (Caporossi, ndr) che erano già in cantiere e ci siamo messi al lavoro».

Raccontaci la genesi della canzone "Rovesciala", nata come inno dei Mondiali Antirazzisti.

«I Mondiali Antirazzisti hanno tenuto a "battesimo" o meglio "battezzo" la band Gasparazzo. Nel 2003 e poi nel 2004 abbiamo suonato per questo evento che abbiamo sempre comunque frequentato giocando con la squadra di Materiale Resistente, che era una associazione antifascista di Correggio. Nel 2013 ci hanno suggerito di partecipare al contest per creare un inno ed abbiamo scritto raccontando un pochino la nostra storia, oltre a "rovesciare" le parole del gioco del calcio a favore di un calcio e un mondo diversi. Ci hanno premiati con il secondo posto per il brano ed abbiamo quindi festeggiato i dieci anni suonando di nuovo, nel 2013, sul bellissimo palco nel tendone dei Mondiali Antirazzisti».

In "Michelazzo" cantante un personaggio <che mangia, beve e si fa il mazzo>. Chi è Michelazzo e quale personaggio famoso potrebbe rappresentare?

«D'istinto ti direi che nel mondo della cosiddetta indie music di "Michelazzi" ce ne sono tanti. Ma non è il musicista l'obiettivo della canzone. Michelazzo, quello creativo, è in ognuno di noi, alcuni ne hanno il talento e riescono a farne uno stile di vita. Alcuni hanno solo le possibilità economiche ma non il talento e vivono di imbarazzi. Io ne conosco almeno quattro dalla Sicilia al Piemonte. I più famosi (ma poco creativi) siedono in parlamento».

"Se i posacenere potessero parlare" è invece scritta in collaborazione con Mezzafemmina, all'anagrafe Gianluca Conte. Quando si sono incrociate le vostre strade?

«Con questa domanda approfitto per ringraziare Andrea Caporossi detto Zichietto che, oltre ad averci suggerito il nome della nostra band, è un valido collaboratore anche sul piano testuale. Lui ascoltava la musica di Gianluca, si sono conosciuti e loro hanno deciso il featuring coi Gasparazzo. È stato molto interessante lavorare con Mezzafemmina».

"Cristo è là" è dedicata a Federico Aldrovandi e il testo è basato sulle parole scritte da papà Lino in memoria del figlio assassinato. Come è nata questa canzone?

«Anche in questo caso Zichietto ha fatto da ponte tra noi e Lino Aldrovandi chiedendo materiali ed autorizzazioni. Avevamo a cuore il caso di Federico e di tutte le vittime delle istituzioni, così abbiamo conosciuto Lino e Patrizia. Ne è nata una collaborazione e soprattutto un incontro davvero speciale. Nel brano le parole di tutte le strofe sono opera di Lino».

Morti che in Italia, vista anche l'ultima sentenza in merito all’uccisione di Stefano Cucchi, non hanno un colpevole. Qual è la tua idea?

«La cosa assurda sta nel fatto che è ormai chiaro che il nostro Stato genera ed alleva la mostruosità. Occulta l'evidenza come se non fossimo tutti umani e digerisce la barbarie come se non esistesse più l'anima. Senza il rumore mediatico, la collaborazione di cittadini sensibili e l'incredibile forza delle disperate famiglie, non ci sarebbe neanche la ricerca della verità per queste morti assurde che, a mio personale avviso, sono anche rivendicate dai branchi in divisa quando attaccano Patrizia o Stefania che vogliono solo verità».

Per la produzione dell’album vi siete affidati a Massimo Tagliata. Da cosa possiamo riconoscere il suo contributo?

«Aveva masterizzato il nostro primo album e lo conosciamo dal 2006. Abbiamo pensato a Massimo perché ci piace il suo modo di lavorare, è molto schietto con noi e vive a dieci minuti da casa mia, per cui gli incontri ravvicinati, quelli veri, sono comodi e forse fanno la differenza. Il suo intervento è riconoscibile nelle eleganti sonorità delle fisarmoniche (il suo strumento oltre al piano) e nel carattere pop delle voci. Anche nella produzione dei beat elettronici il suo lavoro è notevole. In pratica Massimo ha reinterpretato quelle che erano le nostre sequenze elettroniche scure e giurassiche e come le sentiamo noi, in una veste più pop forse più adatta alle canzoni».

Come avete lavorato sugli arrangiamenti?

«Come ti spiegavo prima, io ho fatto un arrangiamento generale e di getto in fase di preproduzione. Era mia intenzione osservare l'album nella sua completezza per poi arrangiare i singoli brani, quindi volutamente si è lavorato su più canzoni simultaneamente. Nel registrare le tracce definitive si sono uniti i ragazzi della band per definire il tutto. Anche in studio, con Massimo, abbiamo preso decisioni importanti da questo punto di vista».

Questo disco è nato tra Bologna e Reggio Emilia ma il suono è geograficamente molto più esteso e se vogliamo anche molto più mediterraneo di quello che si potrebbe pensare…

«Forse viene fuori la voglia di viaggiare e l'ascolto di musica a 360 gradi. La band Gasparazzo ha comunque girato in lungo e in largo l'Europa, è stata anche più volte in Africa, in Albania e in tutta l'Italia. Abbiamo vissuto e suonato con brasiliani, argentini, africani, tedeschi. Anche le forme d'arte diverse tra loro si proiettano nel nostro lavoro e spesso in fase produttiva dobbiamo ragionare criticamente sui confini stilistici».

Eppure la fisarmonica rimanda a una tradizione folk molto ben radicata nella vostra regione. È questo l'elemento che più vi lega alla vostra terra?

«No, l'elemento che più ci lega all'Abruzzo è la cantata in strada, il suonare insieme bevendo vino e inventando giri e strofe con divertimento e dissenso. È vero anche che, se in Italia spesso ai bimbi si inizia a far suonare il piano, in Abruzzo la fisarmonica o meglio il più tradizionale du botte (organetto a due bassi) è quasi d'obbligo per la gioia e non dei piccoli musicisti. Negli anni Ottanta ti assicuro che erano tantissimi i virtuosi adolescenti che studiavano ad orecchio e facevano ballare intere piazze solo col bellissimo e ribelle du botte».

Tra le tante attività extra-musicali in cui siete impegnati c'è anche quella dei laboratori di rumoristica e di doppiaggio che portate nelle scuole. Ci spieghi di cosa si tratta e qual è lo scopo?

«Tra i tanti laboratori che io ed Alessandro (Caporossi, ndr) abbiamo tenuto, quello di cui parli è quello più potente in tutti i sensi. In poche parole lavoriamo con gruppi di ragazzi delle scuole medie ed elementari mettendo al centro dell'attenzione il suono e il rumore soprattutto. Si va dal creare una banca di suoni che i ragazzi portano da casa fino al vero e proprio doppiaggio di cortometraggi, cartoni animati o scene di film. Si producono i suoni e le voci in autonomia inventando strumenti, generando versi, frasi e tutto il necessario alla sonorizzazione di un filmato. L'esperienza, che rapisce noi, i ragazzi e le insegnanti che assieme a noi curano i laboratori, tende a sollecitare i sensi e l'attenzione verso gli eventi esterni, stimola la curiosità ed offre una opportunità per un riciclo creativo oltre a suggerire l'ascolto reciproco e l'interazione tra persone rispettando le dinamiche del lavoro di gruppo e dando voce e suono al silenzio».

Alla fin del libretto che accompagna il cd è riprodotto un personaggio che dice <ma non finisce qui!>. Ci lascia pensare che ci sarà un futuro per i Gasparazzo. In che direzione andrete?

«Il Gasparazzo che dice che non finirà è l'omino in salopette, operaio della Fiat nei primi anni '70, creato dalla matita di Roberto Zamarin. Ci piace contribuire alla sua memoria e lo ringraziamo, con queste citazioni nei nostri album, per la sua arte critica e appassionata. Il futuro della band è quello di suonare il più possibile questo album e nell'imminente è in programma una collaborazione con Massimo Tagliata che suonerà sul brano "Mimi", che probabilmente sarà il terzo singolo, seguito da un nuovo video dedicato all'arte di strada».




Titolo: Mo' mo'
Gruppo: Gasparazzo
Etichetta: New Model Label
Anno di pubblicazione: 2014

Tracce
(testi di Alessandro Caporossi e musiche di Generoso Pierascenzi, eccetto dove diversamente indicato)

01. Rovesciala
02. Michelazzo
03. Mo' mo'
04. Agro 400
05. La tromba di Eustachio
06. Impulsi nudi
07. Centopelle
08. Se i posacenere potessero parlare  [testo di Gianluca Conte]
09. Mimi
10. Cristo è là
11. Fondaco



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