Da chitarrista e co-fondatore di Bandabardò (1993) alla carriera solista. Finaz, al secolo Alessandro Finazzo, ha preso la strada che molti prima di lui hanno seguito. La voglia di comunicare, di far conoscere la propria arte e le proprie idee hanno spinto il musicista di Volterra a pubblicare nel 2012 l'album "Guitar Solo", il primo disco solista in cui compare anche una splendida versione della hendrixiana "Blue Haze". Il titolo la dice lunga sul progetto che vede Finaz, armato della sua insostituibile chitarra acustica, esplorare diverse anime e generi, senza mai perdere però la propria identità e una omogeneità di fondo. Un disco che esalta il talento di Finaz, uno dei più raffinati e virtuosi chitarristi italiani.
Nel corso della sua carriera Finaz ha collaborato con molti dei più importanti artisti italiani: da Carmen Consoli a Franco Battiato, da Stefano Bollani a Daniele Silvestri, da Paola Turci a Caparezza. Intensa è stata anche la sua attività di produttore seguendo i progetti di Peppe Voltarelli, con il quale ha vinto il Premio Tenco nel 2010, Folkabbestia, Working Vibes. Senza dimenticare gli innumerevoli premi collezionati dal musicista toscano in oltre vent'anni di attività.
Finaz sarà uno dei nomi di punta dell'ottava edizione di Su la Testa, rassegna musicale organizzata dall'Associazione Culturale ZOO, che dal 5 al 7 dicembre si svolgerà al teatro Ambra di Albenga. Finaz suonerà l'ultima sera insieme ad Enrico Ruggeri, Ennio Rega e Fabio Biale. In attesa di ascoltarlo dal vivo gli abbiamo rivolto alcune domande.
Da componente di Bandabardò a chitarrista impegnato in una carriera da solista. Cosa ti ha spinto a prendere questa strada?
"E' una tipica esigenza artistica. Dopo aver suonato sempre in una band e con vari artisti del panorama italiano e internazionale, ho sentito l'esigenza e l'urgenza di cimentarmi in un confronto diretto con il mio adorato strumento. Quale mezzo migliore se non quello di presentarmi da solo con la sei corde? Una sfida personale che ho deciso di accettare e devo dire, sinceramente, ha dato più frutti di quanto sperassi".
A livello emotivo che differenza c'è a vivere questi due modi differenti di fare musica?
"A livello emotivo fa molta differenza. Anche se posso contare su una esperienza più che ventennale sui palchi di mezzo mondo, devo dire che presentarsi da solo all'inizio creava molta tensione e nervosismo. E' stato come ricominciare. Direi però che è molto stimolante. Soprattutto perché lo show che presento non si avvale di loop, parti preregistrate o basi, è tutto live, rigorosamente live: è divertente ricreare con una sola chitarra il suono di una band. Pensa che questa estate ho suonato a Pistoia Blues e quando sono sceso dal palco il mitico Robben Ford mi ha accolto dicendo: "Wow, stavo entrando nei camerini e ho sentito una band dal suono molto cool, mi sono affacciato e ho visto che eri da solo. You blew my mind". Poi non so cosa sia successo perché sono svenuto dall'emozione".
"Guitar Solo" è il tuo primo disco solista. Lo rifaresti se avessi la possibilità di tornare indietro nel tempo?
"Non ho pentimenti, anzi sto già preparando il volume due".
Nel disco rendi omaggio a Jimi Hendrix interpretando "Blue Haze"...
"Hendrix è stato e sarà per sempre il più grande innovatore della chitarra. Ogni chitarrista che si rispetti ha il dovere di rendere omaggio al genio di Seattle. È come un debito che deve essere pagato".
Oltre al tuo impegno in Bandabardò, hai prestato la tua chitarra a tantissimi artisti. Sei in grado di dirci qual è la salute della canzone italiana?
"In Italia continua a circolare molta musica di qualità. Purtroppo è il pubblico che è cambiato. Quando ero adolescente scappavo di casa la sera dopo cena per rintanarmi in qualche localino malfamato pur di ascoltare della musica live, sia che conoscessi chi suonava sia che non lo conoscessi. Puro amore per la musica e tanta curiosità. In questo momento dobbiamo cercare di rieducare gli italiani al gusto di ascoltare la musica dal vivo. Soprattutto sono contrario a tutte queste tribute band che imperversano nei locali italiani. E' chiaro che pur di suonare ti metti a replicare le canzoni di quell'artista o di quel gruppo ma a te, come musicista, non lascia niente e non fa crescere il panorama musicale italiano. Risultato: i grandi vecchi resistono e le novità ci vengono solo dai format. Per carità non sono contrario alla musica che esce dai format, dico solo che non deve essere l'unico modo per promuovere la musica".
In questo periodo sei tornato a collaborare con Peppe Voltarelli, con il quale in passato hai firmato alcuni brani e la colonna sonora di "Tatanka". Cosa state mettendo in cantiere e che rapporto c'è con Peppe?
"Con Peppe siamo entrati in studio all'inizio di ottobre per registrare il suo nuovo cd. Con lui collaboro da quasi dieci anni, come musicista e produttore, e devo dire che mi ha dato tanta soddisfazione e divertimento. Peppe è un artista libero e ti lascia libero di intervenire con la tua musicalità. Un modo molto bello e creativo per fare musica insieme. Penso che il cd, a mio parere il più bello della sua carriera, uscirà a gennaio dell'anno prossimo. Non perdetelo".
Quanta filosofia ci vuole, ricordo che sei laureato con 110 e lode, a fare il musicista di questi tempi?
"Ti dirò, quando ho iniziato il musicista era visto come un disperato che tentava la ruota della fortuna. A quei tempi tutti miravano allo stipendio fisso, all'impiego assicurato. Ti guardavano come fossi un alieno e i familiari era molto preoccupati. Adesso, vista la profonda crisi e l'incertezza, forse è uno dei pochi mestieri che quantomeno ti lascia libero di creare, di sentire, di realizzarti. Penso che la filosofia serva per chiunque in questo momento".
A dicembre sarai uno degli ospiti di punta del festival Su la Testa che da otto anni propone eventi culturali di grande qualità. Che futuro avrà la musica dal vivo?
"Come dicevo prima spero che la musica dal vivo torni ad essere un momento irrinunciabile di ogni essere umano. Spengete i televisori, i social network e tornate a bere una bella birra gelata in compagnia di buona musica sudata, vera".
I grandi della musica quasi mai hanno mai frequentato il Conservatorio eppure in Italia sembra un passo obbligato per avere maggior credito. Cosa ne pensi?
"Se fai il tuo mestiere con coscienza e impegno sei sempre rispettato. Personalmente uno dei miei migliori amici è Roberto Fabbriciani, forse il più grande flautista di musica classica contemporanea del mondo. Tra noi c'è molto rispetto e cerchiamo di collaborare sempre più spesso. Nella musica non c'è menzogna o raccomandazione che tenga, o sai suonare e comunichi qualcosa alla gente che ti ascolta o forse è meglio cambiare mestiere. Un pezzo di carta non ti assicura affluenza di pubblico o il suo gradimento".
Si narra che Springsteen, all'età di sette anni, sia rimasto folgorato dalla visione di Elvis Presley impegnato all'Ed Sullivan Show. Da quel giorno il suo unico obiettivo è stato fare il musicista. A te cosa è capitato di così folgorante da iniziare a suonare la chitarra?
"Una cosa simile. Prestarono a mio fratello un disco dei Beatles e quando lo mise sul piatto... avevo otto anni e decisi che quella sarebbe stata la mia strada".
Hai collaborato con tutti i più grandi, ma sono sicuro che hai ancora qualche nome scritto sull'agenda con cui vorresti collaborare…
"Ci sono tantissimi artisti con cui vorrei collaborare. Io amo suonare con i miei colleghi, confrontarmi, condividere. Se proprio devo spararla grossa direi sir Paul McCartney. Dubito che avrei la forza anche solo di reggere la chitarra in mano, però sarebbe godurioso, no? Stando con i piedi per terra invece devo dire che non ho nomi scritti sull'agenda. Ho suonato veramente con tanti artisti incredibili che mi hanno dato tanto e sono tutte cose spesso capitate per caso, lascio fare al fato. In questo momento, per esempio, sto suonando insieme ad Alex Britti e Fausto Mesolella, un trio nato quasi per scherzo ma quando siamo insieme su un palco escono scintille".
Titolo: Guitar solo
Artista: Finaz
Etichetta: OTRLive
Anno di pubblicazione: 2012
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