domenica 22 luglio 2012

Il Pantheon tutto al femminile di Roberta Alloisio








Tredici tracce per una dichiarazione d'amore. È quella fatta da Roberta Alloisio alla città di Genova con il disco "Janua". Un atto d'amore per l'universo femminile di cui fanno parte Genova e le sue figlie: lavandaie, donne vestite da marinai, venditrici di vento, monache spose. Il tutto chiuso in questo disco del 2011 premiato con la Targa Tenco. Un album di musica tradizionale, o forse sarebbe più corretto identificarlo con il termine più ampio di world music, in cui la Alloisio ha recuperato poesie dialettali e antichi scritti e li ha legati a eleganti sonorità che abbracciano la cultura del Mediterraneo. 
Per la Alloisio, artista che in oltre trent'anni di carriera si è divisa tra teatro e canzone, si tratta del secondo lavoro discografico dopo il raffinato "Lengua Serpentina" del 2007. Roberta Alloisio sarà a Loano martedì 24 luglio in occasione dell'ottava edizione del Premio Nazionale Città di Loano per la musica tradizionale italiana. Nel corso della serata, che la vedrà esibirsi sul palco dell'Orto Maccagli, riceverà il premio per il Miglior Album 2011, assegnatole da una giuria composta da oltre sessanta giornalisti musicali.
Alla vigilia dell'evento Roberta Alloisio con grande disponibilità ha risposto alle domande di questa intervista.    



Dalla Targa Tenco 2011 come migliore interprete al Premio Nazionale Città di Loano per la musica tradizionale italiana. L'album "Janua" ha sbaragliato la concorrenza. Sei rimasta sorpresa da questi importanti e prestigiosi riconoscimenti o in qualche modo te li aspettavi?

«Aspettarsi qualcosa non è nella mia natura, figurarsi un premio! No, non me li aspettavo proprio, li desideravo ma non me li aspettavo. Però devo dirti che con il primo disco – "Lengua Serpentina" che nel 2009 vinse il Premio Viarengo - avevo capito che c'era comunque ancora interesse per progetti forti, dove ricerca e creatività si sposano. Per me che arrivo dal teatro questo è un modo istintivo di agire, non sono mai mossa dal bisogno di esprimermi ma sempre dal bisogno di comunicare e dunque "porgo" più che posso, avvicino all'ascolto. Credo che venga premiato questo». 

Due rassegne che ti hanno già vista protagonista nel corso degli anni. Al Tenco giovanissima con l'Assemblea Musicale Teatrale, a Loano grazie all'album "Lengua Serpentina" con l'Orchestra Bailam. Come hanno influito sulla tua carriera musicale?

«Il primo Tenco non si scorda mai! Beh, era stata una grandissima esperienza, ricordo ancora le luci sulle balconate dell'Ariston, mi dicevo non dimenticare Robertina, non dimenticare… E poi erano anni d'oro, in quei giorni incontrai Benigni, Guccini, Vecchioni, Branduardi... Un bel battesimo grazie all'Assemblea Musicale Teatrale, gruppo cult genovese dove militava mio fratello Gian Piero. Il concerto fatto al Premio di Loano con l'Orchestra Bailam nel 2008 è stato invece importante come "segno" di accoglienza verso la mia nuova ricerca. In fondo ero una signora che dopo una carriera gregaria tra musica e teatro si era svegliata decidendo di proporre qualcosa di suo. Ed esibirmi prima (e insieme!) alla grande Elena Ledda, che di questa voglia era stata una delle artefici con "Amargura", è stata per me grande gioia». 

Tutte le volte che leghi la tua musica a Genova e alla canzone genovese i successi e i riconoscimenti arrivano puntuali. Che rapporto hai con la città e la tradizione musicale genovese tu che vivi a Ovada? 

«In realtà vivo a Ovada da pochi anni, sono cresciuta a Genova e genovese sono da parte di madre. Però all'epoca non mi sfuggì il fatto che un premio importante come il Viarengo mi arrivasse invece dal Piemonte, terra paterna. E proprio ringraziando tutte le mie ave piemontesi che probabilmente avevano mosso fili lassù per farmelo vincere - nonna Rita, bisnonna Taviula… - ho cominciato a pensare a tutte le donne della famiglia che per secoli hanno cantato e cantano, mia mamma ha ancora una bellissima voce! E dunque ho ringraziato anche il ramo materno: nonna Cisa, bisnonna Maria… insomma ho capito che da sempre ero assistita da un Pantheon tutto al femminile. Così è nato il desiderio di esprimere questa appartenenza in "Janua"».

"Janua" è una porta sulla tradizione della musica ligure ma allo stesso tempo vi si trovano anche riuscite sperimentazioni. Come è nato questo album?

 «"Lengua Serpentina" era stata un'operazione di grande teatro. Nel senso che sono andata a recuperare testi della tradizione letteraria a partire dal 1200 ma in realtà musicalmente era pieno di contributi contemporanei, da Franco Minelli leader dell'Orchestra Bailam che ha scritto e curato gli arrangiamenti, a Bruno Coli, Gian Piero Alloisio, Edmondo Romano. Insomma era la voglia di inventarci un folklore che fece partire il progetto ma il recupero fu soprattutto nei testi. La prima immagine di "Janua" invece è in un racconto di mia madre: sua nonna alla finestra con i "pendin" (i pendenti alle orecchie) che guarda il mare e aspettando il rientro degli uomini canta "Lanterna de Zena". Sono dunque partita da lì, e poi mi sembrava onesto affrontare la tradizione, in fondo con il primo disco avevo un po' barato».

Il disco vede protagoniste le donne: donne laboriose, fiabesche, imprevedibili. Che importanza hanno oggi le donne nel mondo della cultura e dell'arte in Italia?

«Non ragiono mai in termini di quote rosa e il fatto di esser donna non ha mai né favorito né limitato la mia espressione. Io vivo in questo guazzabuglio di generi senza fare troppa distinzione, se non quella del talento e dell'arte come grande possibilità evolutiva. Per tutti. Se mai sono preoccupata della poca attenzione che ultimamente c'è in generale per la cultura in Italia. Noi artisti sembriamo tutti una massa di adolescenti in preda a una passione giovanile. In un mondo sempre più spettacolarizzato noi che viviamo di questo lavoro sembriamo uno strana razza in via d'estinzione, un po' come i panda. Riguardo alle figure femminili del disco, diciamo che sono stata attratta da canzoni dove un'apparente normalità nascondeva invece storie sorprendenti, quasi estreme e spesso l'elemento di passaggio tra questi mondi era dato dalla notte. Proprio in "Lanterna de Zena" c'è Maria che gira nel porto alle 3 di notte vestita da marinaio, c'è Catarina che lava i panni "Al Pont de Mirabel", anche lei a notte fonda, e infatti probabilmente è una strega. La notte come mondo femminile, legato al potere della luna, dove si liberano i freni del controllo sociale, quando ancora i "normali" stavano a casa di notte. Le canzoni popolari in questo sono davvero strepitose, in poche strofe racchiudono mondi infiniti, pieni di rimandi tra cielo e terra». 

Quale interprete femminile della canzone popolare ti è particolarmente cara? 

«Una su tutte difficile dire, ma se mi costringi: Gabriella Ferri per il passato. Voce, ironia, strepitosa modernità e grande capacità di rilettura la rendono follemente immortale. Elena Ledda per il presente. Per la serietà della sua ricerca, per questo suo timbro evocativo, così ricco di suggestioni, nel suo canto ci sono tutte le donne di Sardegna». 

Tante sono le collaborazioni che arricchiscono "Janua". Ce ne puoi raccontare una di cui sei particolarmente orgogliosa o che non ti aspettavi per i risvolti umani e artistici? 

«Un disco non esisterebbe senza la collaborazione di decine e decine di persone. È davvero un impasto che poi lievita a modo suo. Però quando nasce devi avere vicino compagnie solide e visionarie quanto te. E dunque in primis grazie a Fabio Vernizzi che l'ha covato insieme a me, scrivendo, arrangiando, suonando. Con lui è nato e con lui vive ogni volta che lo portiamo in concerto. Poi sì, bellissima esperienza con Piero Milesi, che si è appassionato alla nostra "Ave Maria". Vederlo lavorare con Patrizia Merciari alla fisarmonica è una delle immagini forti che mi insegnano cosa è fare musica. È mancato pochi mesi dopo, quando risento il suo violoncello penso che ci abbia lasciato un regalo prima di andare… Grande incontro anche con Mario Arcari, gli ho spedito un improbabile testo del 1600 e dopo poco mi sono ritrovata una canzone potente ed evocativa, così, quasi senza chiedere. E per finire Armando Corsi, l'istinto musicale fatto persona, io che rimugino su ogni nota mi trovo a danzare sulla chitarra di questo signore con una strana libertà. E poi le voci di Esmeralda (Sciascia, ndr), la pazienza di Federico (Lagomarsino, ndr) mentre registravo, Marco Fadda, Riccardo Barbera, Roberto Izzo compagni di una vita, Max Manfredi, Margiotta, il mix di Marco Canepa…i Birkin Tree. Impossibile non citarli tutti, non ci sarebbe "Janua". E poi son tutti un po' belli, quando mi giro sul palco mi sento fortunata…». 

"Janua" è un disco di musica tradizionale, come ti sei avvicinata a questo repertorio?

«Ho avuto la fortuna di lavorare molti anni al Teatro della Tosse. Tonino Conte, pur essendo napoletano, ha sempre fatto ricerche molto approfondite sul repertorio popolare ligure, con grande passione e poca retorica. Per fortuna io passavo di lì. Fu lui a chiedermi di cantare le prime cose. Vent'anni dopo alcuni di quei pezzi sono diventati il punto di partenza per "Lengua Serpentina"». 

Ai concerti di musica tradizionale i giovani non mancano mai, come consideri questo fatto? 

«Perché la musica tradizionale parla un linguaggio ancestrale. Sono milioni di uomini e donne che continuano a parlare da secoli, è la storia che parla. Io credo che istintivamente arrivi questo. E poi musicalmente è diventato un territorio di grande sperimentazione, che spesso raggiunge livelli molto alti, pieno di rimandi culturali. In un solo concerto spesso si fa il giro del mondo!».

Per concludere le fatidiche dieci domande secche. 

- Torta pasqualina o acciughe fritte?
- Gonna o pantalone?
- "Bocca di Rosa" o "La guerra di Piero"?
- Anni '70 o i 2000?
- Papavero o glicine?
- Settembre o giugno?
- Posta elettronica o lettera tradizionale? 
- Acqua frizzante o liscia?
- Giorgio Gaber o Enzo Jannacci?
- Levante o ponente?

«Aiuto! Mi sto allenando a non avere opinioni, mi pare un momento in cui chiunque parla su qualunque cosa, dunque cerco di opporre una resistenza tutta mia. Quindi ti direi che prendo tutto, tutto mi piace e va bene, mi piace la torta pasqualina ma anche (tanto!) le acciughe fritte, alterno gonne e pantaloni con gioia, settembre mi delizia per i suoi tramonti malinconici ma quando arriva giugno e l'aria si fa calda e arrivano le rondini… insomma ogni cosa mi piace perché esalta la bellezza dell'altra e forse non ne esisterebbe una se non esistesse l'altra. Unica esitazione l'ho avuta leggendo Gaber e Jannacci. Adoro Jannacci e qui più che mai penso che l'uno abbia in parte nutrito la creatività dell'altro in quella meravigliosa palestra che è stata la Milano degli anni '60... però avendo avuto la fortuna e il lusso di lavorare con Gaber, posso dirti che in assoluto è l'artista più grande che io abbia conosciuto. Era assolutamente perfetto! Perfetto, una cosa difficile da dire, vero? Vedi che un'opinione ce l'ho».


Titolo: Janua
Artista: Roberta Alloisio
Etichetta: CNI
Anno di pubblicazione: 2011

Tracce
(testi e musiche)


01. Gli occhi della mia bella  [Antonio Conte, Bruno Coli]
02. Lanterna de Zena  [anonimo]
03. E stelle do mae cheu  [Giuseppe Cava, Fabio Vernizzi]
04. Venditrici di vento  [Max Manfredi, Fabio Vernizzi]
05. Al Pont de Mirabel  [anonimo]
06. Ave Maria Zeneize  [Piero Bozzo, Agostino Dodero]
07. La monaca sposa  [anonimo, Fabio Vernizzi]
08. Amore no te dubitare  [anonimo, Fabio Vernizzi]
09. Morettino  [anonimo]
10. Fado al santuario  [Max Manfredi, Armando Corsi]
11. Ed or n'è chiusa la porta e la persiana  [anonimo, Fabio Vernizzi]
12. Donna serpente  [Gian Giacomo Cavalli, Mario Arcari]
13. Donna che apre riviere  [Giorgio Caproni, Bruno Coli]


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