"Missive Archetipe" è il secondo capitolo della trilogia discografica di Edmondo Romano. Dopo aver indagato il rapporto tra il lato maschile e quello femminile dell'universo con il precedente "Sonno Eliso", il polistrumentista e compositore genovese ha messo sotto la lente d'ingrandimento il tema della parola, del verbo raccontato attraverso la poesia, della comunicazione nel significato più ampio e generale. Un viaggio musicale per immagini che parte dalla creazione fino ad arrivare alle pagine più drammatiche dei giorni moderni, il tutto attraverso improvvisazioni jazzate, contaminazioni minimaliste e sbocchi prog e classici. Canzoni scritte da Romano, eccetto un canto tradizionale e due episodi firmati insieme al fiatista Gianfranco De Franco ("Carme") e al pianista Fabio Vernizzi ("Dato al mondo"), con la consueta classe e ricercatezza nelle soluzioni compositive a cui ci ha abituato in questi anni. Rispetto al precedente "Sonno Eliso", in questo disco sono presenti alcune parti cantate o recitate: reading di poesie di Catullo, del mistico persiano Jalal al-Din Rumi, di Charlotte Delbo sull'esperienza personale nei campi di concentramento, e un canto popolare tra i più noti.
Romano (sax soprano, clarinetti, clarinetto basso, low whistle, chalumeau) si è avvalso della collaborazione di un nutrito gruppo di musicisti e artisti. A partire da Lina Sastri, Marco Basley, Simona Fasano, Laura Curino e Alessandra Ravizza alla voce; Arturo Stalteri, Elena Carrara e Fabio Vernizzi al pianoforte; Kim Schiffo al violoncello; Redouane Amir al fagotto; Vittoria Palumbo all'oboe; Roberto Piga, Alessandra Dalla Barba e Gabriele Imparato al violino; Riccardo Barbera al contrabbasso; Marco Fadda alle percussioni; Max Di Carlo alla tromba; Gianfranco De Franco al flauto traverso e al clarinetto.
Come già accaduto in occasione del precedente capitolo, abbiamo trovato in Edmondo Romano un interlocutore cortese e disponibile. I temi affrontati sono riportati nell'intervista che segue.
In questo disco, il secondo dopo "Sonno Eliso" dedicato al rapporto maschile-femminile, affronti il tema della parola e della comunicazione. Comunicazione tra chi e con chi?
«"Missive Archetipe" rappresenta la storia immaginaria di un uomo o dell’essere umano, dalla sua creazione fino all'aberrazione dei giorni moderni. Vuole guidare l'ascoltatore in un viaggio dentro il proprio essere, guidarlo attraverso i suoni e le parole che esprime, le metafore che ognuno può liberamente interpretare. Un percorso che non ti lasci indifferente, perché il ricordo, la memoria, sono sicuramente i beni più preziosi che possediamo, ma anche la capacità di viaggiare dentro noi stessi è consapevolezza che mai dovremmo perdere, anzi accrescere».
C'è ancora spazio per il verbo scritto e parlato in una società che è più propensa a perdersi nel mondo virtuale?
«Forse mai come oggi una così grande moltitudine di persone "scrive" ogni giorno, e questo grazie all'avvento del nuovo mondo tecnologico. Basta pensare alla grande quantità di pensieri continui che navigano sui social network. Come sempre non è il mezzo ad essere "il Diavolo" - come si diceva una volta della radio, poi della televisione… -, ma è l'uso errato del mezzo stesso che può portare a snaturarne la forma. Credo che la parola, la comunicazione avrà sempre più un ruolo fondamentale nella vita comune».
Alcuni brani del disco sono legati a poesie, come "A Lesbia" di Catullo. Che significato riveste all'interno dell'album e perché questa scelta?
«Rivestono un ruolo di completezza e forse anche un naturale bisogno di inserire all’interno del lavoro alcune "voci". La scelta è avvenuta in modo involontario, devo ammettere… Talmente naturale da sembrare a volte casuale. Nulla in realtà è casuale, quando esiste una reale libertà creativa accade che si approfondiscano alcuni temi, emozioni…, in modo completo, profondo. Questo poi si riflette quasi sempre nel lavoro che in quel momento si sta portando avanti, anche in diversi ambiti. Si segue in libertà un percorso in realtà obbligato, questo credo faccia parte di una crescita consapevole».
Hai inserito anche una ninna nanna tradizionale. È questa la tua visione della comunicazione nell'eta dello sviluppo?
«Ogni età è "dello sviluppo". Ogni cosa si evolve grazie a quello che prima c’è stato tramandato ed insegnato, quindi nulla può essere più attuale di una lezione, una emozione, una riflessione che arriva dalla tradizione, dal personale passato».
In "Di questo amore morite" viene recitata la poesia "Morite morite" del poeta e mistico persiano Jalal al-Din Rumi. Che significato ha e perché la scelta di un poema in arabo? In questo caso la comunicazione difficilmente sarà completa. E poi la toccante poesia di Charlotte Delbo in "Vestire la tua pelle" che racconta la sua tragica esperienza diretta nei campi di concentramento...
«"Missive Archetipe" è un lavoro sul "Verbo" ed ospita al suo interno alcune parti cantate o recitate, porzioni volutamente mancanti in "Sonno Eliso" ma indispensabili per completare questo secondo capitolo. Poesie che amo particolarmente: "A Lesbia" di Catullo - recitata da Lina Sastri - per me rappresenta la passione amorosa; "Morite, morite" di Jalal al-Din Rumi - recitata in persiano da Alessandra Ravizza - è l’eterno dilemma dell'essere umano; "Vestire la tua pelle" di Charlotte Delbo - cantata da Marco Beasley - al tempo stesso denuncia una modernità violenta ed è un inno alla vita che sorge dalle macerie del Male; "Ninna nanna sette e venti" - cantata da Laura Curino e Simona Fasano - è tra i canti più belli della nostra tradizione popolare, la protezione verso un figlio».
Di "Vestire la tua pelle" nel cd si trova una traccia video di cui hai curato anche la regia. Devo dire che sei riuscito benissimo a trasmettere il senso di claustrofobia e di angoscia che si potevano respirare in quelle tragiche situazioni. Come ti è venuta l'idea?
«La realizzazione del video nasce dalle riprese effettuate a "Il Memoriale per gli ebrei assassinati d’Europa", meglio conosciuto come Museo dell'Olocausto e della Shoah situato a Berlino. La telecamera viaggia all'interno di questo enorme labirinto senza fine creando un effetto di tensione e prigionia. Tutte le altre immagini che compongono e completano il video, dalla coreografia di Giovanni Di Cicco realizzata dalla Compagnia Teatro Nudo alla fotografia di Fabrizio Giusti, si sviluppano sempre con la stessa profondità di campo presente nel labirinto. L'idea è nata sul momento, mentre ero a Berlino al centro del monumento, da solo, ed ho iniziato a girare senza fermarmi, in silenzio, realizzando le riprese come se fossero un video. Quando le ho montate sulla musica, la lunghezza delle immagini era perfetta».
Perché la scelta di costruire brani più orchestrali e se vogliamo anche con un suono più omogeneo rispetto a quelli dell'album precedente?
«Anche "Missive Archetipe" come "Sonno Eliso" è un disco composto da 'musica per immagini'. Come per il primo lavoro molte scritture sono scaturite dallo stretto rapporto che da anni conduco con il teatro, terreno che considero fertile per poter creare in grande libertà espressiva. Alcuni brani invece sono stati composti appositamente, per completarne il discorso. Le differenze tra i due lavori in realtà sono numerose: il secondo album adotta una composizione molto più orchestrale, arrangiamenti più lineari, omogeneo nei suoni e nell'utilizzo degli strumenti, scelta in parte voluta ed in parte naturale perché il risultato di una scrittura svolta in un tempo relativamente più breve, quindi sicuramente più concentrata e focalizzata».
È curioso come tu abbia il completo controllo nella produzione del tuo lavoro. Anche in questo disco hai curato tutto, dalla produzione al mixaggio, dalla grafica alla regia del video. Sei un accentratore o hai timore che i collaboratori possano in qualche modo alterare il tuo messaggio?
«Non esiste nessun timore nella collaborazione con altri artisti o produttori, difatti questo in parte avviene, vivo sempre uno stretto rapporto collaborativo con chi produce il lavoro, fatto anche di lunghi scambi di opinione. Come per "Sonno Eliso" ne ho curato la produzione, le registrazioni, i missaggi, la grafica, il video. Questa visione globale del lavoro che applico a ogni mio cd, sin dal primo Eris Pluvia, è a mio avviso, se non si possiedono budget alti, l’unico reale modo per lavorare in totale libertà creativa, libertà che ti permette di realizzare materialmente le tue idee. Ho comunque sempre vissuto in modo naturale questo tipo di visione globale sul mio lavoro, capacità che ho sviluppato negli anni con serietà, applicazione e molte ore dedicate allo studio dei mezzi tecnologici».
Scorrendo i crediti del disco ho notato che ti sei affidato a molti musicisti, addirittura a tre differenti pianisti. Perché questa scelta?
«Come ho già accennato vivo la composizione in modo completamente indipendente da vincoli creativi, produttivi, di mercato. La musica nasce in totale libertà, non si indirizza ad un pubblico specifico e non viene pensata per qualche specificità, credo che il compositore sia solo un mezzo per amplificare ad altri ciò che già esiste, solo un essere capace di cogliere e trasformare un messaggio che in qualche modo doveva comunque nascere. Questo criterio ha indirizzato anche la mia scelta per i musicisti: come tu fai notare, in questo disco ho lavorato per esempio con tre pianisti differenti - Arturo Stalteri, Elena Carrara, Fabio Vernizzi - che hanno completato con la loro differente sensibilità la parte da me composta. Per me è il tocco, il modo in cui si vive ed interpreta la musica a scegliere il musicista adatto per un brano, è la composizione stessa a farlo».
Avremo la possibilità di ascoltare "Missive Archetipe" in versione live nel prossimo autunno?
«La prima uscita in concerto di "Missive Archetipe" sarà a Genova nel pomeriggio del 10 ottobre, evento realizzato in collaborazione con il Comune di Genova all’interno delle manifestazioni legate alle Colombiane. Ho scelto come spazio il bellissimo Museo Orientale "Chiossone", spazio magico e sospeso, dove il pubblico si muoverà liberamente al suo interno durante lo spettacolo e i musicisti si esibiranno tra le antiche statue d’oriente».
Il tema del prossimo capitolo della trilogia sarà la religione ma nel frattempo in quale altro progetto sei coinvolto?
«Sicuramente ci saranno progetti paralleli sia nell’ambito teatrale con la Compagnia Teatro Nudo con la quale lavoro da anni nel teatro di ricerca, sia in quello discografico. Prevedo la realizzazione di altri tre cd con musicisti con i quali collaboro da tempo: il nuovo lavoro con Orchestra Bailam e Compagnia di Canto Trallalero che sta ottenendo ottimi riscontri in tutto il mondo nell’ambito etno/folk; sto terminando un nuovo lavoro che uscirà a breve con alcuni musicisti con i quali ho lavorato negli Eris Pluvia una ventina d’anni fa, Alessandro Serri e Mauro Montobbio che vede la partecipazione di John Hackett; si parla anche di un nuovo cd con Vittorio de Scalzi ed uno con Federico Sirianni; andrò a suonare a Tokyo con la formazione di Picchio dal Pozzo. Ma quello che maggiormente sento vivo in me oggi è il percorso da solista, strada sicuramente più difficile da consolidare, ma che spero divenga unica concentrazione e guida musicale nel futuro».
Titolo: Missive Archetipe
Artista: Edmondo Romano
Etichetta: Felmay
Anno di pubblicazione: 2014
Tracce
(musiche e arrangiamenti di Edmondo Romano, eccetto dove diversamente indicato)
01. Petali di carne
02. Parabola
03. Carme [poesia di Catullo; Edmondo Romano / Gianfranco De Franco]
04. Ahava
05. Dato al mondo [Edmondo Romano / Fabio Vernizzi]
06. Ninna nanna
07. Il giardino degli animali eterni
08. Di questo amore morite
09. Diluvio
10. Questa terra
11. Vestire la tua pelle
12. Missive archetipe
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