Ci sono tutti gli ingredienti delle storie di provincia e il suono dell'America nel nuovo album di John Strada. "Meticcio", il sesto lavoro del cantautore emiliano, è un ponte che lega piccoli frammenti di vita quotidiana, i personaggi, gli ideali, le passioni, i sogni in frantumi e i drammi di una comunità di provincia alla maestosità del rock, alla sensibilità del folk e al calore del soul. Una lente d'ingrandimento che negli ormai venticinque anni di carriera John Strada, all'anagrafe Gianni Govoni, ha imparato a usare con precisione mettendo in evidenza la poesia e i sentimenti delle piccole cose. Quella porzione di Emilia compresa tra Modena e Ferrara è il punto di riferimento per racconti che possono però adattarsi a molte altre realtà. I bar aperti fino a tardi, le storie d'amore andate a finire male, le promesse che diventano bugie, i sogni di ragazzo che si scontrano con la dura realtà del diventare adulto e soprattutto l'amore incondizionato per la propria terra sono alcuni degli elementi che compongono il canovaccio che John Strada canta con estrema onestà in questo disco. "Meticcio" è un album che spalanca una finestra sulla vita di tutti i giorni e lo fa con freschezza e sensibilità.
In questo compito John Strada si è fatto aiutare dai fidati Wild Innocents formati dal bassista Fabio Monaco, dal batterista Alex Cuocci, dal tastierista Daniele De Rosa e dal chitarrista Dave Pola. Il disco è stato pubblicato dalla New Model Label.
I particolari e le curiosità su "Meticcio" ce le ha rivelate John Strada in questa intervista.
John, partiamo da una domanda semplice. Come e quando è nato questo tuo nuovo disco?
«Avrebbe dovuto essere pubblicato quasi due anni fa, ma poi abbiamo deciso di fare uscire il doppio "Live in Rock’a" e così le registrazioni sono state posticipate. L’idea originale era di pubblicare un doppio cd, di cui uno rock e uno acustico, poi mentre mixavamo "Live in rock’a" ho scritto nuove canzoni e il progetto del nuovo disco è cambiato fino ad arrivare a "Meticcio"».
Che significato ha il titolo "Meticcio"?
«Un cd con più generi musicali. Essenzialmente rock, ma ci sono canzoni folk, swing, rhythm’n’blues. Avrebbe dovuto esserci anche un bluesaccio ma alla fine non abbiamo fatto in tempo a registrarlo».
Anche in questo disco paghi con onestà e buon gusto il tuo debito di ispirazione al rock americano. Quando è iniziato il tuo amore per quel genere musicale?
«A 13 anni ascoltavo Motorhead, Ted Nugent (di cui non condivido nulla di quello che dice e pensa!) ed altri. Poi per caso ho sentito una canzone di Bruce Springsteen e mi si è aperto il Nuovo Mondo».
Come spieghi il fatto che l'Emilia sia forse la regione italiana che più ha risentito dell'influenza del rock americano?
«Non lo so proprio, un po’ è vero, ma sinceramente credo sia diventato un po’ un mito, una piccola leggenda metropolitana, anche se devo ammettere che molti dei gruppi di rock americano vengono proprio da qua. Tuttavia ci sono anche altre zone rock in Italia, il problema è che non siamo valorizzati dal mercato nazionale».
Hai vissuto a New York e per un paio di anni a Londra, eppure dalle tue canzoni traspare un amore incondizionato per la tua terra….
«Sì, a Londra tre anni. Sono state esperienze meravigliose. Mi sono trovato benissimo e ho imparato tantissimo, ma ho voluto portare tutto a casa. Volevo vivere le mie radici e non guardarle da lontano».
So che sei anche docente di lingua inglese nelle scuole superiori. I tuoi alunni sanno della tua seconda vita da rocker?
«Eccome se lo sanno! A volte vengono ai concerti e spesso mi chiedono informazioni sulla mia attività musicale».
Trovo che sia tutto molto bello. I tuoi ragazzi sono mai stati fonte di ispirazione per la tua musica e per il tuo modo di vedere la vita?
«Sì certamente. Essere insegnante è un privilegio. Ti permette di essere costantemente in contatto con un mondo a cui diversamente non avresti accesso. Ti permette di capire meglio la direzione che potrebbe prendere il mondo».
Nonostante la tua padronanza della lingua inglese hai preferito cantare in italiano le canzoni del nuovo album. Perché questa scelta?
«Adoro la lingua inglese, ma scrivo per un pubblico italiano e voglio che il mio pubblico di riferimento capisca cosa ho da dire. Inoltre scrivere canzoni rock in italiano è una sfida notevole. Devo confessarti però che sto scrivendo canzoni in inglese e l’anno prossimo potrebbe esserci una sorpresa».
Cosa ti ha spinto a celebrare la tua cittadina di residenza con un brano cantato in dialetto, a metà strada tra Van de Sfroos e Modena City Ramblers, in cui tra l'altro hai inserito un richiamo musicale a "This land is your land" di Woody Guthrie?
«Amo la mia cittadina e i rapporti che ci sono fra la gente di paese, così ho voluto lasciare qualcosa. Una canzone, un regalo per tutti. Nella canzone parlo di un fatto successo tanti anni fa che è alla base del soprannome "Tiramola"».
"Torno a casa" è forse la canzone più importante del disco avendola tu scelta anche come singolo. Ce la descrivi?
«E’ l’ultima canzone inserita nel cd. Ha preso il posto di "Sangue caliente". "Torno a casa" è una canzone con un ritornello molto orecchiabile, ma il testo è piuttosto serio. Parla di un cambio totale di vita, una rinascita, forse una conversione».
Il capitolo per me più emozionante è "Sanguepolvere". Spiegaci come e quando è nata questa bellissima canzone?
«Abito a 4-5 km da Finale Emilia, l’epicentro del terremoto che ha colpito l’Emila il 20 maggio di due anni fa. E’ stata un esperienza devastante. Sapevo che sarebbe nata una canzone da quelle sensazioni ma non riuscivo a scriverla. Ce l’ho fatta il 5 ottobre di quell’anno. Lo so con esattezza perché è avvenuto tutto in dieci minuti. Dopo mesi di gestazione l’ho scritta di getto. Il giorno dopo sono andato nello "Studio dei Miracoli" del mio Hammondista Daniele De Rosa e l’abbiamo registrata. Da lì abbiamo cominciato a lavorare al nuovo album».
Il disco si chiude con la toccante "E' Natale in Maghreb", in cui descrivi in maniera pacata la questione della diversità di usi, costumi e credenze delle persone. Qual è il messaggio che vuoi trasmettere?
«Al contrario di "Sanguepolvere" questa canzone è stata un parto infinito. Ci ho messo tre anni a scriverla. Non mi soddisfaceva mai. E’ la storia di questa ragazza maghrebina che gira per Milano con una carrozzina vuota il 24 dicembre. E’ visibilmente in difficoltà ma nessuno delle persone che incrocia in città mostra un minimo di pietà e comprensione. Sono tutti troppo impegnati a prepararsi cristianamente al Natale comprando regali a più non posso. Si è stravolto tutto. Il messaggio della cristianità è completamente diverso dai comportamenti dei sedicenti cristiani. Aisha è in visibile difficoltà sta per compiere l’atto più naturale e dolce che ci sia, ma nessuno l’aiuta, nessuno la vede. C’è tanta ipocrisia fra di noi. C’è qualcosa di profondamente sbagliato in tutti noi».
I The Wild Innocents sono stati i tuoi compagni di viaggio in questa nuova avventura. Che ruolo hanno avuto nella realizzazione di questo disco?
«I Wild Innocents sono stati estremamente importanti per questo disco. Ci hanno creduto insieme a me, hanno sofferto insieme a me. Ci siamo impegnati davvero tanto insieme per questo cd».
I tuoi primi dischi sono dell'inizio degli anni '90. Cosa è cambiato per te in questi primi 25 anni di carriera?
«Tantissime cose. Quando abbiamo registrato "Senza Tregua" era il 1990-91. Eravamo dei ragazzini. Non conoscevamo le potenzialità della sala di registrazione e le cose si sono incredibilmente evolute. Il mio modo di scrivere era molto più ingenuo. Una cosa però è rimasta invariata. Sapevo allora e so adesso che non smetterò mai di scrivere canzoni e fare musica!».
Quale sarà la prossima tappa?
«Adesso dobbiamo e vogliamo fare tanti concerti per promuovere "Meticcio". Abbiamo una estate piuttosto impegnata. Suoniamo alcune date nella nostra zona dove apriremo un concerto del grande Garland Jeffreys, poi andremo in Liguria, Toscana, Lombardia e a ottobre faremo un tour in Sicilia. Tuttavia, non riesco a non pensare al prossimo album…».
Titolo: Meticcio
Artista: John Strada
Etichetta: New Model Label
Anno di pubblicazione: 2014
Tracce
(testi e musiche di Gianni Govoni)
01. Magico
02. Chi guiderà
03. Rido
04. Torno a casa
05. Hai ucciso tutti i miei eroi
06. Promesse
07. Non mi alzo
08. Rocco & Fanny
09. Tiramola
10. Nella nebbia
11. Sanguepolvere
12. E' Natale in Maghreb
Nessun commento:
Posta un commento