Giorgia del Mese l'abbiamo scoperta tre anni fa grazie alla sua partecipazione al progetto discografico "La leva cantautorale degli anni Zero", doppio album, promosso da Club Tenco e Mei, che ha raccolto brani inediti di giovani cantautori degli anni 2000, sotto etichetta AlaBianca Records. L'anno dopo, nel 2011, Giorgia del Mese si è presentata al grande pubblico con il suo primo disco, intitolato "Sto bene", che le è valso l'invito al Premio Tenco. Pochi giorni fa, precisamente il 16 settembre, la cantautrice di origine salernitana ma fiorentina di adozione, è tornata a far parlare di sé con l'album "Di cosa parliamo". La voce energica, la scrittura incisiva e i testi carichi di pathos mettono in luce le indiscusse qualità di questa artista. Le dieci tracce dell'album catturano l'attenzione riuscendo ad appassionare sia nei momenti delicati che in quelli più rock e decisi.
Un gran bel disco, impreziosito dalle collaborazioni con artisti protagonisti della scena indipendente italiana come Paolo Benvegnù, che ha duettato con lei nel brano "Imprescindibili" che chiude il disco, come Alessio Lega e Fausto Mesolella degli Avion Travel in "Agosto", come Alberto Mariotto di King of the Opera in "Stanchi" che apre l'album. Il disco è prodotto da Andrea Franchi, già al fianco di Benvegnù, Marco Parente e Alessandro Fiori.
A pochi giorni dall'uscita del disco, abbiamo parlato con Giorgia che ci ha raccontato come è nato "Di cosa parliamo".
Per il tuo secondo disco ti sei fatta aiutare dai tuoi fans. La raccolta fondi attraverso Musicraiser ha dato ottimi frutti superando la cifra che avevi fissato. Pensi che per i musicisti emergenti sia la soluzione migliore per poter produrre dischi?
«Sì, credo sia una possibilità, almeno per iniziare ad avviare la produzione. Inoltre ti permette di avere la restituzione dell'approvazione e dell'appoggio dei tuoi fan, ma questa è una parola assurda per una come me».
Se non avessi raggiunto la cifre fissata avresti comunque inciso il disco?
«In qualche modo sicuramente, con grossi investimenti e sacrifici economici ma quando fare un disco diventa una priorità tutto il resto va in vacanza, tranne tu che l'hai fatto».
In "Di cosa parliamo" hai collaborato con Paolo Benvegnù, Alessio Lega, Alberto Mariotti, Fausto Mesolella. Cosa hanno apportato al disco?
«Ho sempre avuto la voglia e la necessità di confrontarmi con altri musicisti, un po' per insicurezza e un po' per professionalizzare maggiormente il lavoro. Anche nel primo disco, "Sto bene", è stato così: uno su tutti Bruno Mariani, che è il produttore di Bersani e Carboni. Per quanto riguarda gli ospiti del nuovo disco posso dire che con alcuni ho avuto un innamoramento artistico: ci siamo conosciuti in giro, ho fatto ascoltare loro i miei provini, mi sono messa una bella faccia tosta e sono nati dei regali bellissimi. Avere questi nomi nel disco mi ha riempito di orgoglio e li ho ringraziati da fan più che da collaboratrice».
Voce energica e dal registro basso che dà un tocco molto più rock rispetto al tuo primo lavoro, non credi?
«Sì, è stata una scelta artistica nata anche dal confronto avuto con Paolo Benvegnù. E mi riconosco molto in questo registro».
Mi pare di scorgere in questo disco una tua urgenza di comunicare. È così?
«È un disco che nella scrittura è nato in pochissimi mesi. Non abbiamo dovuto fare una scelta perché non c'erano altri brani all'infuori di quelli poi pubblicati ma ero sicura di volermi mettere alla prova con questa sintesi».
C'è un messaggio di fondo che lega le canzoni di questo disco?
«Questo è quasi un concept-album, molto semplicemente il funerale di un modo di essere di sinistra che prevedeva dei punti fermi: l'antimilitarismo, la solidarietà sociale, l'antirazzismo, il rigore, la serietà. Tutti riferimenti ideologici dai quali ci si è disinvoltamente licenziati smettendo di essere persone serie».
Quanto c'è di autobiografico nelle canzoni di questo tuo ultimo lavoro?
«Tutto è autobiografico ma non autoreferenziale e solipsistico. La capacità di generalizzare e di rendere un pensiero personale condivisibile è per me una priorità, altrimenti si diventa noiosi, ci si lamenta, si scrive d'amore in modo retorico, si perde il senso del contesto».
Nel disco riproponi "Spengo", brano che, seppur in versione differente, era stato pubblicato nella raccolta "La leva cantautorale degli anni Zero". Perché hai voluto dare nuova giovinezza a questa canzone?
«Perché quando l'ho inserito nella leva cantautorale era un brano ancora troppo giovane. Con un po' di anni in più e con la produzione fantastica di Andrea Franchi è diventata matura».
Cosa hai voluto rappresentare con la copertina?
«Sembra ermetica e la grafica di Simone Vassallo è bellissima, ma la spiegazione è essenziale e quasi scolastica: il fondo nero della decadenza con un papavero rosso che è la rivolta, il cambiamento, la rinascita-rivoluzione».
Secondo te cosa è rimasto della Leva cantautorale degli anni Zero?
«Abbastanza, a parte i nomi contenuti nella compilation. L'intento importante era dare dignità e luce a un cantautorato emergente che è ricchissimo, a volte esageratamente, però in alcuni casi valido, in altri veramente interessantissimo».
Quali sono le tue fonti di ispirazione?
«Gli "anziani", Bennato, De Gregori, e poi Silvestri, Carboni, e i gruppi anni '90 come Marlene Kuntz, Almamegretta, Csi».
Giorgia, negli ultimi anni è mancata sulla scena un cantante in grado di afferrare il testimone di artiste sbocciate negli anni novanta come Cristina Donà o Carmen Consoli. Ti senti pronta?
«Ma no! Primo perché peccherei di una presunzione senza assoluzione, e poi perché gli anni novanta erano diversi. Ora c'è una costellazione di realtà artistiche anche importanti che però si muovono in uno spazio molto più ristretto. Però grazie per avermelo chiesto!».
Nel 2011 hai partecipato al Premio Tenco. Cosa pensi della rassegna sanremese che da alcuni anni si dibatte tra seri problemi economici, tentativi di espatrio e cambi di sede?
«Il Premio Tenco è ed è stato la meta più ambita per ogni cantautore, chi lo snobba è perché è incazzato per non essere stato invitato! Detto questo non sempre il cast è rappresentativo di quello che si agita sulla scena contemporanea. Però resta un punto di riferimento e io sono molto grata al Club Tenco, in particolare a Enrico de Angelis che mi ha seguita e sostenuta fin dagli esordi».
Titolo: Di cosa parliamo
Artista: Giorgia del Mese
Etichetta: Radici Music
Anno di pubblicazione: 2013