Chitarre, loop station e rullante. Sono questi gli attrezzi del mestiere utilizzati da Simone Perna, in arte 3fingersguitar, per registrare il suo secondo EP dal titolo "Rough Brass". L'ex batterista dei Viclarsen, dopo l'ottimo esordio con "#1" registrato insieme ad Alessandro Battistini, prosegue nelle sue personali esplorazioni sonore in ambiente psichedelico e punk rock, senza tralasciare però gli insegnamenti cantautorali. Questa volta lo fa senza compagni di viaggio.
Sono cinque i brani anglofoni, registrati in economia, dal suono grezzo, che segnano questo secondo capitolo discografico. Canzoni che danno una sferzata di energia e che coincidono con la fine di un periodo artistico. Simone Perna ha infatti già nuovo materiale nel cassetto, questa volta cantato in italiano, che dovrebbe trovare posto in un disco completo di prossima uscita. Il progetto 3fingersguitar negli ultimi mesi, inoltre, si è arricchito dalla presenza di Simone Brunzu, già batterista dei Washing Machine, che nelle esibizioni live ha dimostrato grande predisposizione. Due novità, non ancora presenti nell'EP, che apriranno all'esplorazione nuovi spazi sonori.
Per ascoltare dal vivo i brani del nuovo EP sarà sufficiente partecipare alla serata musicale in programma sabato 23 marzo al Rude Club a Savona (ore 22).
In questa intervista si approfondiscono invece gli aspetti creativi, le influenze musicali e le visioni che hanno portato alla nascita di queste canzoni.
Simone, la tua carriera è iniziata dietro la batteria dei Viclarsen per poi passare alla chitarra. Perché questa scelta?
«Fondamentalmente perché, a un certo punto, ho sentito l'esigenza di suonare canzoni mie, da solo, e con una batteria non era possibile. Ho iniziato a suonare con chitarra acustica e voce già quando ero nei Viclarsen; qualche volta ho anche aperto i concerti del gruppo, seppur in maniera informale. Alla lunga, grazie anche a qualche riscontro positivo, questa necessità espressiva è diventata predominante».
In questi giorni è uscito il tuo nuovo EP dal titolo "Rough Brass". Ce ne parli?
«È un disco che unisce e mescola psichedelia, post punk e cantautorato. Il disco è nato utilizzando pochi mezzi ed è stato registrato dall'amico Massimo Bressan, cantante dei Viclarsen, in una situazione casalinga. Poi Alessandro Battistini ci ha messo una bella "patina" intorno e così abbiamo deciso di pubblicarlo».
Dopo il tuo primo EP cosa è cambiato?
«Nel primo EP eravamo in due: io e Alessandro Battistini, una gloria del punk savonese. Alessandro ha suonato con un molti gruppi, è una persona mentalmente molto aperta e abbiamo sempre condiviso un sacco di gusti. Cosa è cambiato? Fondamentalmente che sono da solo e a livello tecnico che suono anche la loop station. Questo EP è il primo passo per una ulteriore evoluzione».
Alessandro Battistini compare però tra i crediti del nuovo disco...
«Sì, suona nell'ultima canzone, il live "Lying down in your perfection", e ha curato la masterizzazione».
Quali sono gli aspetti positivi quando si suona da solo?
«Il fatto di suonare da solo è bello perché puoi fare quello che vuoi, però è anche più impegnativo perché devi pensare a tutto. Io sono molto concentrato sulla musica mentre su altri aspetti, come la promozione, il booking, la gestione delle nuove tecnologie, sono un po' indietro anche perché lavorando non ho tutto questo tempo a disposizione».
Hai mai pensato di puntare tutto sulla musica?
«Fare solo il musicista? Beh, puoi provarci poi però devi anche essere in grado di pagarne le conseguenze. Devi avere fegato e un po' di spregiudicatezza. Conosco persone, fuori da Savona, che ci stanno provando, tra mille sacrifici. E parlando con loro ti rendi conto quanto sia difficile».
Cosa è ora il progetto 3fingersguitar?
«È un progetto che sta diventando sempre più preciso, con basi solide. C'è una idea che sto portando avanti in maniera più decisa ma allo stesso tempo sono pronto a cambiare nuovamente. La riconoscibilità credo sia importante ma appassionandomi a un sacco di generi musicali resta sempre l'attitudine a far entrare cose nuove nel progetto».
Perché hai scelto di pubblicare un EP e non un disco?
«Perché avevo quei pezzi ed era il formato più adatto per presentarli. È un po' un antipasto di quello che a breve potrebbe essere, ho già altro materiale pronto. Mi riconosco ancora in queste cinque canzoni e mi sembrava giusto condividerle. Ha il suo valore, sono contento di averlo fatto, è una bella fotografia di un periodo».
Hai registrato da solo tutte le canzoni dell'EP?
«Come dicevo, Alessandro Battistini ha suonato la chitarra nel brano live, tutto il resto l'ho suonato io: la loop station, due chitarre e il rullante. E tutto in presa diretta senza sovraincisioni e il suono è volutamente sporco. Il titolo invece è un gioco di parole: rough vuol dire grezzo, brass è il soprannome di Massimo Bressan che ha registrato il disco e curato la grafica».
Hai annunciato che le canzoni del prossimo disco saranno cantate in italiano. Perché questa scelta?
«Perché l'inglese non è la mia lingua e alla lunga ti accorgi di avere dei limiti, rischi di dire cose in cui non credi o credi a metà e di conseguenza l'espressione di quello che esce non è convinta. Ti rendi conto che non è la qualità che vorresti ottenere. Poi naturalmente i testi in italiano vengono capiti da tutti e questo aiuta».
Cambierà anche la tua musica?
«Il cambio non sarà brusco, il genere rimarrà questo. Ora suono stabilmente con Simone Brunzu, il batterista dei Washing Machine. È nata una bella collaborazione perché è una persona appassionata al suo strumento, alla musica, e poi ha tanta voglia. È la persona giusta per suonare la mia musica».
C'è un messaggio in questo disco?
«Il soggetto ricorrente è la notte, i pensieri che vengono nel buio: dalle cose più violente come possono essere gli incubi alle domande che ti poni».
Sei un animale notturno?
«Sì, per tanti motivi. Anche perché lavoro di sera e gli orari sono inevitabilmente diversi. Di notte poi ho la fortuna di non rompere le scatole a nessuno e poter suonare le mie canzoni».
Nel disco c'è anche una cover: "Sister midnight" di Iggy Pop...
«La canzone fa parte di un disco per me fondamentale: "The Idiot". Il primo album di Iggy Pop prodotto da David Bowie, dove ci trovi un certo tipo di rock scuro, tagliente. Il tutto registrato a Berlino, allora patria del krautrock, dove imperversavano i Kraftwerk e i Can, uno dei miei gruppo preferiti. Ho cercato di prendere un po' di quella eredità e metterla nel disco».
Quali altri gruppi ti hanno influenzato?
«C'è tutto un substrato di psichedelia e post punk anni '70. Ascolto moltissima musica, si parte dai Velvet Underground e ancora più indietro. Nel disco c'è anche un tributo a un cantautore di culto come Robyn Hitchcock. Il secondo pezzo del disco, "Polka dot shirt" nasce dal fatto che alcune mie cose ricordavano le sue canzoni e la mia voce ha una certa somiglianza con la sua. Mi ricordo che una volta, in macchina, la mia ragazza mi ha chiesto se ero io a cantare un brano trasmesso dalla radio. Era di Hitchcock e in quel momento ho capito perché mi piaceva tanto».
L'anno scorso a Spotorno hai aperto il concerto di Hugo Race. Come è stata la serata?
«Molto bella, Hugo Race mi piace molto. È una persona con cui condivido un sacco di cose, non a caso ha suonato con Nick Cave, un altro dei miei artisti preferiti».
Robyn Hitchcock e Hugo Race, hanno suonato entrambi a Spotorno. Un anno fortunato per te?
«Entrambi i concerti sono stati organizzati da Marco Traverso del Raindogs, locale che ho frequentato e dove ho suonato spesso. Sono molto amico di Marco, abbiamo molti gusti in comune. Ha il merito di avermi fatto conoscere un certo blues, genere che ho sempre considerato poco ma grazie a lui ho scoperto cose meravigliose. Howlin' Wolf è ora uno dei miei preferiti. "Spice", il primo brano dell'EP, si sviluppa su un solo giro di accordi, come moltissimi pezzi di Howlin' Wolf e sono cantati con quel piglio rauco, un po' aggressivo, inquietante».
Quando sono nate le canzoni dell'EP?
«Sono pezzi del 2011. Ho avuto un momento di stand-by, di scoraggiamento e sono rimasti nel cassetto. Ora siamo qua a parlarne, quindi mi fa piacere».
Perché hai scelto di mettere in free download "Rough Brass"?
«Anche il primo EP si poteva scaricare gratuitamente da internet. È l'unica possibilità per avere un po' di visibilità, nella speranza di ottenere, successivamente, qualcosa di più strutturato. In questo momento è un passo obbligato se non hai una etichetta che ti promuove. E in Italia ne abbiamo pochine interessate a questi generi musicali che non vanno per la maggiore e non si ascoltano alla radio».
Come vedi questo momento di grande fermento musicale della scena savonese?
«C'è un forte spirito di collaborazione tra i musicisti e i gruppi della scena. Mai come adesso, grazie anche a Francesco Cerisola di Dreamingorilla, c'è voglia di fare e non può che far piacere».
Hai stilato il calendario di concerti per promuovere il nuovo EP?
«Se ne sta parlando. Fare booking è un altro lavoro da seguire e se sei da solo è quasi impossibile. Ho colto l'interessamento al mio progetto e qualcosa si sta muovendo. Chissà, magari con date anche nel resto d'Italia».
Titolo: Rough Brass
Autore: 3fingersguitar
Etichetta: Dreamingorilla e Marsiglia Records
Anno di produzione: 2013
Tracce
(testi e musiche di Simone Perna, eccetto dove diversamente indicato)
01. Spies
02. Polka dot shirt
03. Waiting for / Sister midnight [Iggy Pop]
04. Mirror of stars
05. Lying down in your perfection (live)
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