Maria Pierantoni Giua, in arte semplicemente Giua, è una delle più promettenti cantautrici degli "anni Zero". La trentenne musicista originaria di Rapallo, già salita alla ribalta per la partecipazione al Festival di Sanremo nel 2008 e apprezzata pittrice, sarà protagonista, insieme ad Armando Corsi, del festival musicale "Su la Testa", rassegna che andrà in scena al teatro Ambra ad Albenga dal 6 all'8 dicembre. Nel corso della prima serata della manifestazione organizzata dall'associazione Zoo, Giua presenterà alcuni brani tratti "TrE", album pubblicato a gennaio di quest'anno e che ha visto la collaborazione di Mario Arcari, Fausto Mesolella, Riccardo Tesi, Marco Fadda, Claudio Taddei e Jaques Morelenbaum. Un disco che è anche un incontro in musica tra due generazioni: quella di Giua e quella di Corsi, applaudito già a fianco di Ivano Fossati, Paco De Lucia, Eric Marienthal e tanti altri. Un incontro tra l'allieva e il maestro che si scalda con i colori della cultura mediterranea, le sonorità sud americane e le tinte forti del continente africano.
Abbiamo voluto presentare l'evento ingauno parlando direttamente con Giua che, con grande cortesia, ha risposto alle domande di questa intervista.
Insieme ad Armando Corsi stai girando l'Italia per
promuovere l'album "TrE". Come sta andando?
«Sta andando bene, fare questo disco e proporlo in concerto ci sta dando grande soddisfazione. Ogni volta succede qualcosa di nuovo e col pubblico si instaura un rapporto forte, emozionante».
Con Corsi hai instaurato un rapporto molto stretto di collaborazione artistica, fin da quando era il tuo maestro di chitarra…
«Quello con Armando è stato un incontro importantissimo per me, dal punto di vista umano e artistico. È nata una profonda amicizia che ha fatto sì che ancora oggi, oltre al piacere di suonare insieme, ci sia la voglia di confrontarsi e continuare a fare progetti insieme».
Raccontaci un aneddoto di questo tour?
«Quest'estate c'è venuta un'idea stravagante: abbiamo deciso di suonare nei mercati di frutta e verdura trasformando "TrE" in un'esperienza diversa, di incontro e provocazione col progetto "L'arte (h)a peso, per ridare peso all'arte" insieme al poeta e musicista Pier Mario Giovannone. Ogni concerto si è trasformato lasciando ancora più spazio all'improvvisazione e alle persone che ci ascoltavano, il tutto in un posto vivo, brulicante e caotico come può essere un mercato! È stata una esperienza bellissima e divertente».
Nelle tue canzoni c'è molta ironia, da dove viene?
«Non so bene da dove venga; forse è un modo di pensare, di interpretare, di prendere e trasformare le cose che succedono, anche quelle più difficili, trovando una chiave, un passaggio per capire e andare oltre».
Nei tuoi lavori non mancano le suggestioni latine, gli echi brasiliane e a tratti anche sonorità africane. Quanto ha inciso su tutto ciò la vicinanza con Corsi, da sempre grande interprete di questi generi?
«La presenza di Armando ha sicuramente ha inciso molto nella scelta delle sonorità che sono entrate nel disco. In realtà io e Armando siamo entrambi, per ragioni diverse, immersi in questi mondi musicali che danno voce a un nostro linguaggio comune».
Beppe Quirici, Oscar Prudente, Gianluca Martinelli, Riccardo Tesi, Fausto Mesolella, Marco Fadda, Jaques Morelenbaum, sono solo alcuni dei grandi professionisti che hanno creduto in te. Hai una bella responsabilità, non credi?
«Più che di responsabilità mi piace parlare di privilegio: spero di saper cogliere e fare sempre tesoro di questi incontri».
Quali sono i tuoi prossimi progetti artistici?
«Ho diversi progetti in cantiere. Sto scrivendo canzoni nuove, sto collaborando col poeta Pier Mario Giovannone a un porgetto di filastrocche musicate per i bambini, sto pensando a un disco come interprete, e ho in mente un'avventura che spero mi porti dall'altra parte dell'Oceano...».
Sei anche una raffinata interprete del repertorio di De André. Quanto di Faber è nel tuo sentire e nel modo di fare musica?
«Ascolto Faber da quando sono bambina. "La guerra di Piero" è una delle prime canzoni che mi cantava mio padre facendomi piangere tantissimo! Credo sia stato uno degli ascolti più importanti e suggestivi per me».
Vedendoti in scena dai l'impressione di essere una donna molto determinata e che sa quello che vuole. Ma chi è Giua una volta scesa dal palco?
«Non credo di essere tanto diversa una volta scesa dal palco. Per me fare un concerto non è realizzare qualcosa che altrimenti non sarei, ma è dar voce a qualcosa che sono. La mia determinazione sta in questo, nel perseguire un desiderio. Questo non vuol dire essere forti, sempre sicuri di sé e avere la risposta pronto per tutto. Sono una persona complessa, con difetti e debolezze, pregi e possibilità: cerco di non sedermi o nascondermi, ma di lavorare a quello che sono».
Cosa ti fa più paura come donna e come artista?
«Mi fa paura la semplificazione, mi fa paura la possibilità di perdere le persone che amo e l'idea di non riuscire a seguire le mie passioni. Il successo più grande per me come donna e come artista è poter fare quello che mi piace con le persone che amo».
Cosa ti ha lasciato a livello professionale ed emotivo la partecipazione al Festival di Sanremo nel 2008?
«L'esperienza del Festival mi ha fatto capire tante cose e mi ha messa di fronte a domande e possibilità rispetto alle quali ancora mi interrego. Ad oggi mi è più chiaro quello che non mi piace e la differenza tra vocazione e successo».
In un mercato sempre meno interessato all'oggetto fisico, parlo di cd o vinile, cosa rimane oggi del lavoro del musicista?
«È una buona domanda. Io amo ancora sedermi ad ascoltare un cd, magari sfogliando il libretto, e non credo di essere l'unica a farlo: chi vorrà continuerà a trovare il modo per ascoltare musica nonostante i cambiamenti e il mercato. Quello che credo non possa esser fatto fuori è il live, l'esibizione dal vivo che è la vera occasione per musicisti e pubblico».
Che musica ascolti in questo periodo?
«Sto ascoltando di tutto, dalle nuove proposte, per capire quali sono le idee che girano in Italia e fuori, ad Atahualpa Yupanqui, passando per il mio amato Caetano Veloso e arrivando a Paolo Conte».
Faccio anche con te il gioco delle dieci domande secche...
- Aglio o cipolla? Cipolla, sono allergica all'aglio!
«Sta andando bene, fare questo disco e proporlo in concerto ci sta dando grande soddisfazione. Ogni volta succede qualcosa di nuovo e col pubblico si instaura un rapporto forte, emozionante».
Con Corsi hai instaurato un rapporto molto stretto di collaborazione artistica, fin da quando era il tuo maestro di chitarra…
«Quello con Armando è stato un incontro importantissimo per me, dal punto di vista umano e artistico. È nata una profonda amicizia che ha fatto sì che ancora oggi, oltre al piacere di suonare insieme, ci sia la voglia di confrontarsi e continuare a fare progetti insieme».
Raccontaci un aneddoto di questo tour?
«Quest'estate c'è venuta un'idea stravagante: abbiamo deciso di suonare nei mercati di frutta e verdura trasformando "TrE" in un'esperienza diversa, di incontro e provocazione col progetto "L'arte (h)a peso, per ridare peso all'arte" insieme al poeta e musicista Pier Mario Giovannone. Ogni concerto si è trasformato lasciando ancora più spazio all'improvvisazione e alle persone che ci ascoltavano, il tutto in un posto vivo, brulicante e caotico come può essere un mercato! È stata una esperienza bellissima e divertente».
Nelle tue canzoni c'è molta ironia, da dove viene?
«Non so bene da dove venga; forse è un modo di pensare, di interpretare, di prendere e trasformare le cose che succedono, anche quelle più difficili, trovando una chiave, un passaggio per capire e andare oltre».
Nei tuoi lavori non mancano le suggestioni latine, gli echi brasiliane e a tratti anche sonorità africane. Quanto ha inciso su tutto ciò la vicinanza con Corsi, da sempre grande interprete di questi generi?
«La presenza di Armando ha sicuramente ha inciso molto nella scelta delle sonorità che sono entrate nel disco. In realtà io e Armando siamo entrambi, per ragioni diverse, immersi in questi mondi musicali che danno voce a un nostro linguaggio comune».
Beppe Quirici, Oscar Prudente, Gianluca Martinelli, Riccardo Tesi, Fausto Mesolella, Marco Fadda, Jaques Morelenbaum, sono solo alcuni dei grandi professionisti che hanno creduto in te. Hai una bella responsabilità, non credi?
«Più che di responsabilità mi piace parlare di privilegio: spero di saper cogliere e fare sempre tesoro di questi incontri».
Quali sono i tuoi prossimi progetti artistici?
«Ho diversi progetti in cantiere. Sto scrivendo canzoni nuove, sto collaborando col poeta Pier Mario Giovannone a un porgetto di filastrocche musicate per i bambini, sto pensando a un disco come interprete, e ho in mente un'avventura che spero mi porti dall'altra parte dell'Oceano...».
Sei anche una raffinata interprete del repertorio di De André. Quanto di Faber è nel tuo sentire e nel modo di fare musica?
«Ascolto Faber da quando sono bambina. "La guerra di Piero" è una delle prime canzoni che mi cantava mio padre facendomi piangere tantissimo! Credo sia stato uno degli ascolti più importanti e suggestivi per me».
Vedendoti in scena dai l'impressione di essere una donna molto determinata e che sa quello che vuole. Ma chi è Giua una volta scesa dal palco?
«Non credo di essere tanto diversa una volta scesa dal palco. Per me fare un concerto non è realizzare qualcosa che altrimenti non sarei, ma è dar voce a qualcosa che sono. La mia determinazione sta in questo, nel perseguire un desiderio. Questo non vuol dire essere forti, sempre sicuri di sé e avere la risposta pronto per tutto. Sono una persona complessa, con difetti e debolezze, pregi e possibilità: cerco di non sedermi o nascondermi, ma di lavorare a quello che sono».
Cosa ti fa più paura come donna e come artista?
«Mi fa paura la semplificazione, mi fa paura la possibilità di perdere le persone che amo e l'idea di non riuscire a seguire le mie passioni. Il successo più grande per me come donna e come artista è poter fare quello che mi piace con le persone che amo».
Cosa ti ha lasciato a livello professionale ed emotivo la partecipazione al Festival di Sanremo nel 2008?
«L'esperienza del Festival mi ha fatto capire tante cose e mi ha messa di fronte a domande e possibilità rispetto alle quali ancora mi interrego. Ad oggi mi è più chiaro quello che non mi piace e la differenza tra vocazione e successo».
In un mercato sempre meno interessato all'oggetto fisico, parlo di cd o vinile, cosa rimane oggi del lavoro del musicista?
«È una buona domanda. Io amo ancora sedermi ad ascoltare un cd, magari sfogliando il libretto, e non credo di essere l'unica a farlo: chi vorrà continuerà a trovare il modo per ascoltare musica nonostante i cambiamenti e il mercato. Quello che credo non possa esser fatto fuori è il live, l'esibizione dal vivo che è la vera occasione per musicisti e pubblico».
Che musica ascolti in questo periodo?
«Sto ascoltando di tutto, dalle nuove proposte, per capire quali sono le idee che girano in Italia e fuori, ad Atahualpa Yupanqui, passando per il mio amato Caetano Veloso e arrivando a Paolo Conte».
Faccio anche con te il gioco delle dieci domande secche...
- Aglio o cipolla? Cipolla, sono allergica all'aglio!
- Gustav Klimt o Edward Hopper? La luce di Edward Hopper.
- Arancia o banana? L'arancio dell'arancia.
- Treno Intercity o regionale? Se ho tempo il regionale e un buon libro.
- Coniglio o riccio? Riccio, di mare.
- Termosifone o stufa a legna? Stufa a legna e una tazza di tè!
- Sgabello o poltrona? Poltrona, comodissima!
- "Cime tempestose" di Emily Bronte o "Le affinità elettive" di Goethe? "Delitto e castigo" di Dostoevskij?
- Spatola o pennello? Adoro le spatole.
- Giallo o rosso? Rosso.
- Arancia o banana? L'arancio dell'arancia.
- Treno Intercity o regionale? Se ho tempo il regionale e un buon libro.
- Coniglio o riccio? Riccio, di mare.
- Termosifone o stufa a legna? Stufa a legna e una tazza di tè!
- Sgabello o poltrona? Poltrona, comodissima!
- "Cime tempestose" di Emily Bronte o "Le affinità elettive" di Goethe? "Delitto e castigo" di Dostoevskij?
- Spatola o pennello? Adoro le spatole.
- Giallo o rosso? Rosso.
Titolo: TrE
Artisti: Giua e Armando Corsi
Etichetta: Egea
Anno di pubblicazione: 2012
Tracce
CD 1
01. Scatole cinesi
02. Gru di palude
03. Belem
04. Pop corn
05. Forse non è amore
06. La culla di giunco
07. Totem e tabù
08. Alberi (feat. Riccardo Tesi)
09. Beleza
10. Penelope (feat. Jaques Morelenbaum)
11. La via dell'amore (feat. Jaques Morelenbaum)
12. Qui sul collo e sull'orecchio (feat. Noezhan)
13. Agave
14. Wonderwoman
15. Come fa una mela
CD 2
01. Volver
02. La casa nel parco
03. Cantarito de Greda (feat. Marco Fadda)
04. I' te vurria vasà (feat. Fausto Mesolella)
05. Veinte años (feat. Mario Arcari)
06. Beuga bugagna (feat. Anita Macchiavello)
07. Bonus track: Volver (feat. Claudio Taddei)
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