Canzoni della tradizione rivestite con arrangiamenti moderni e brani originali che bene si collocano in questo ambito. Questo offrono gli Uribà con il loro disco d'esordio intitolato "QB" e pubblicato nei giorni scorsi da FolkClub Ethnosuoni (registrazioni eseguite da Alessandro Mazzitelli presso l'AM Studio a Loano tra aprile 2011 e marzo 2012). Davide Baglietto, Alessandro Graziano, Federico Fugassa e Davide Bonfante hanno lavorato su materiale raccolto sul campo da etnomusicologi come Alan Lomax, Giorgio Nataletti, Mauro Balma, Paul Collaer, e su informazioni rintracciate in libri e documenti. Il quartetto del ponente savonese offre la possibilità di conoscere e apprezzare canzoni dell'entroterra ligure, filastrocche delle valli ingaune, ninne nanne provenienti dalla Valle Argentina e dal centro sud della Corsica, canti di questua. Canzoni che sono state liberate dalla polvere degli anni grazie a un suono moderno che non ha stravolto però l'originalità delle composizioni. Sono brani che gettano luce su un patrimonio che rischia di andare perduto e dimenticato per sempre. Storie e racconti che sono ora disponibili e fruibili anche dalle nuove generazioni. Gli Uribà hanno aggiunto a queste canzoni una manciata di composizioni originali.
Con Davide Baglietto, musicista e appassionato ricercatore delle tradizioni liguri, abbiamo parlato del nuovo disco e dei prossimi impegni artistici.
"QB" è il primo lavoro degli Uribà. Cosa vi ha spinto a pubblicare questo disco?
«La passione comune per la musica e per l'entroterra del ponente ligure. Dopo aver messo a disposizione il materiale musicale che faceva parte di una mia ricerca sulle tradizioni ligure alpine, Alessandro, Federico, Davide ed io abbiamo creato il repertorio adatto per uno spettacolo live e per registrare il disco».
Cosa significa "QB" e perché avete dato questo titolo al disco?
«Noi ci chiamiamo Uribà che nel dialetto dell'entroterra ingauno significa alloro.Visto che la foglia di questo arbusto viene usata in alcune ricette di cucina ligure in quantità variabile a seconda del gusto personale del cuoco, abbiamo deciso di usare il termine "Quanto Basta", tradizionalmente abbreviato con QB. L'idea è quella che anche la nostra musica venga sentita dall'ascoltatore quanto basta per sentirsi appagato».
Alla base di questo progetto musicale sembra esserci uno studio approfondito della cultura e delle canzoni della zona alpina ligure. Cosa ci puoi raccontare in questo senso?
«La passione per l'entroterra ligure e per i suoi usi e costumi è nata durante la mia infanzia, perché i miei genitori, amando la montagna, mi portavano spesso a Garessio, Calizzano, Bardineto, Ormea e in altre località dell'entroterra. Fin da subito mi avevano colpito i dialetti, totalmente diversi e lontani da quelli rivieraschi. Con il passare del tempo, conoscendo e visitando altri paesi e conoscendo paesani "tipici", ho iniziato a documentarmi sui vari usi e costumi, fino ad arrivare al 2009 quando ho deciso di cercare materiale tradizionale musicale e non. Così ho trovato le registrazioni fatte negli anni '60-'70-'80 da vari etnomusicologi come Alan Lomax, Giorgio Nataletti, Paul Collaer e Mauro Balma. Ma non mi sono fermato lì perché durante la ricerca ho scoperto che nella nostra zona alpina il dialetto è stato influenzato da altri dialetti e lingue come ad esempio il franco-provenzale, il kyè, l'occitano, il brigasco, il roiasco. Quindi mi sono messo a cercare in questa direzione guardando nella letteratura esistente e presso le associazioni culturali. Ho trovato e conosciuto persone che mi hanno dato una mano a integrare la mia ricerca. Alla fine il materiale recuperato era talmente tanto che con Federico, Alessandro e Davide abbiamo dovuto fare una selezione per far sì che venisse coperto l'arco alpino ligure e le zone limitrofe».
Geograficamente vi siete spinti anche in Corsica con la canzone "O ciucciarella"…
«Nel mio ricercare e suonare ho conosciuto due storici e musicisti corsi, i fratelli Jean Jacques e Christian Andreani, che mi hanno insegnato molte canzoni tradizionali della loro terra. Visto che la lingua corsa ha diverse assonanze con il ligure e in alcune parti dell'isola, come Ajaccio, Calvi e Bonifacio, veniva parlato addirittura il dialetto ligure - oggi solamente il bonifacino è rimasto in uso -, ho deciso di proporre una canzone tradizionale in dialetto corso scritta da un vescovo quasi tre secoli fa».
Il prezioso lavoro sul campo svolto negli anni Sessanta dal musicologo Giorgio Nataletti è stato una delle vostre fonti di ispirazione. Quali sono state le altre?
«Come dicevo prima oltre a Nataletti abbiamo preso ispirazione dal materiale di Alan Lomax e Mauro Balma e anche da alcuni libri di poesie e filastrocche delle valli ingaune editi dalle edizioni Delfino Moro. Inoltre abbiamo ricevuto testimonianze raccolte da amici, come ad esempio quella di Jean Oliva per "Addormite Cuumbu", di cui il testo e la melodia mi sono stati spediti da Luigi Calvini di Montalto Ligure».
"QB" è un progetto che segue da vicino quello presentato dagli A Brigà, gruppo nel quale tu, Fugassa e Bonfante, cioè i 3/4 degli Uribà, avete militato a lungo e che vi vede anche protagonisti nell'ultimo album "Artemisia. Le Alpi del Mare". Perché avete preso la decisione di lasciare gli A Brigà e dare vita agli Uribà?
«Questa decisione è nata perché il materiale da me raccolto e messo a disposizione del gruppo aveva dato origine a due modi differenti di intendere la rilettura. Così di comune accordo abbiamo deciso di dividerci e di sentirci liberi artisticamente di fare quello che ci veniva più naturale. Ecco che allora Federico, Davide e Alessandro, anche lui presente negli A Brigà per lo spettacolo Alpi del Mare portato in giro nel 2011, ed io abbiamo deciso di formare gli Uribà, con una visione "pop-trad" del repertorio delle alpi liguri. Una volta formati, non solo abbiamo rivisitato parte del materiale già lavorato precedentemente ma ne abbiamo aggiunto di nuovo, di nostra composizione: "Vaggu aa fera", "Mamma io voglio andare sul Monte Zemolo", "Tacabrighe", "Tacabrighe reprise", "Laggiù in fondo in quel boschetto", "Stanco di pascolare le pecorelle"».
La partecipazione al vostro disco di Marta Giardina, cantante degli A Brigà, non ha però tagliato completamente il cordone ombelicale tra i due gruppi savonesi, non credi?
«Direi di no. Quando ci siamo spartiti il materiale musicale avevamo già inciso alcuni brani, "O ciucciarella" era uno di questi. Visto che l'arrangiamento trip-hop, totalmente estraneo all'attuale scelta artistica degli A Brigà, era perfetto con la voce di Marta e i cori di Alessandro, di comune accordo, abbiamo deciso di tenere il contributo di Marta, vista come singola artista e non come voce degli A Brigà».
Non vi spaventa il fatto che gli spettatori più distratti possano confondere la vostra produzione con quella degli A Brigà?
«Siamo convinti che le due line-up live si presentino completamente differenti e che anche lo spettatore più distratto non possa mai confondere un gruppo con l'altro».
Quale futuro vedi per la musica tradizionale?
«Al momento mi sento di risponderti che il futuro è nella rilettura in chiave moderna del repertorio tradizionale, soprattutto nelle regioni come la nostra dove le tradizioni musicali o sono assenti o sono del tutto scomparse, per fare sì che i giovani si interessino alla musica del loro territorio e anche agli strumenti e ai modi in cui veniva suonata. In questo modo, stabilendo un dialogo tra nuovo e antico, si potrebbe creare una base forte per far crescere e resistere la musica tradizionale».
Qual è il vostro background musicale?
«Alessandro musica classica, jazz, rock e prog; Federico jazz, pop e funk; Davide rock, funk e indie; io world music, musica tradizionale italiana e della Francia centrale, asian break beat, new wave, elettronica, insomma un po' di tutto».
Non resta quindi che vedervi suonare dal vivo. Qual è il vostro prossimo impegno e quali sono i progetti futuri?
«Siamo già impegnati a lavorare su nuovo materiale sempre tradizionale ligure, ma non voglio svelarti troppo. Ora portiamo in giro "QB", il nostro disco, al quale hanno collaborato alcuni amici musicisti che vorrei ricordare: Edmondo Romano al clarinetto, Marco Fadda alla tabla e al karthal, Walter Rizzo alla ghironda e I Liguriani con Michel Balatti al flauto, Fabio Rinaudo alla musette, Claudio De Angeli alla chitarra, Filippo Gambetta all'organetto e Fabio Biale al neolin. Per quanto riguarda i prossimi concerti ti consiglio di segnare sul calendario le date del 6 ottobre quando suoneremo a Laigueglia (ore 21) nell'ambito della manifestazione "Il salto dell'acciuga", il giorno successivo invece saremo a Calice, il 21 ottobre al Caffè Vittoria a Finale e il mese dopo, più precisamente il 23 novembre, al Teatro Gassman a Borgio Verezzi».
Titolo: QB
Gruppo: Uribà
Etichetta: FolkClub Ethnosuoni
Anno di pubblicazione: 2012
Tracce
(musiche e testi Davide Baglietto e Alessandro Graziano, eccetto dove diversamente indicato)
01. Vaggu aa fera
02. Mamma io voglio andare sul monte Zemolo [trad. adattamento Baglietto e Graziano]
03. Tacabrighe: Che or era sull'Orera + Tacabrighe [Baglietto]
04. Adormite cuumbu + Varzumbu [trad. + Baglietto e Federico Fugassa]
05. Il canto delle uova + La polca delle uova [adatt. Baglietto + L. Pesenti]
06. La pulayera + Il tema del pollo [trad. + Baglietto e Fugassa]
07. Puve de l'oru [Baglietto e Fugassa]
08. E laggiù in fondo in quel boschetto [trad. adattamente Baglietto e Graziano]
09. O ciucciarella [trad.]
10. Tacabrighe reprise [Baglietto, Graziano, Fugassa e Davide Bonfante]
11. Stanco di pascolar le pecore [trad. adattamento Baglietto, Fugassa, Graziano]
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