Genovese, lunghi capelli biondi e sorriso contagioso. Chiara Ragnini è tutto questo e molto altro. La ventinovenne Ragnini è una delle figure emergenti della canzone d'autore italiana. Ha vinto il Premio Donida 2011, ha trionfato a Roma nel The Place Lab riservato ai nuovi talenti, è stata finalista di Area Sanremo 2011. Questi solo alcuni degli attestati di merito conferiti dalla critica a Chiara. Il suo primo album ufficiale si intitola "Il Giardino di rose" (2011) e non è passato inosservato (con lo pseudonimo di Ceanne Mckee nel 2008 aveva pubblicato l'autoprodotto "Wonderland"). Un album piacevole, fresco, giovanile in cui chitarra e voce sono gli indiscussi protagonisti. Al disco hanno contribuito Claudio Cinquegrana (chitarre e missaggio), Max Matis (basso) e Sandro Vignolo (percussioni e batteria).
Chiara Ragnini, in trio, si esibirà il 5 luglio a Finale Ligure, in piazza Vittorio Emanuele II (ore 21), in occasione di "Finale Ligure per Finale Emilia. Concerto per le popolazioni colpite dal terremoto".
Chiara si racconta in questa intervista a poche ore da questo importante evento.
Chiara, la tua strada è quella della grande scuola dei cantautori genovesi oppure punti su un altro genere? A chi ti senti più vicina?
«Istintivamente la figura del cantautore chitarra e voce può essere fuorviante, se poi è anche genovese non ne parliamo, nel mio caso mi colloco nel mondo della musica pop con sfumature inevitabilmente cantautorali e acustiche. La strada che sto percorrendo c'entra dunque poco con la scuola genovese: mi definisco cantautrice in quanto interprete delle canzoni che scrivo ma nulla di più».
Ti senti vicina a qualche cantautore genovese?
«Se ti devo dire la verità a nessuno in particolare: la tradizione cantautorale genovese è ben portata avanti da tanti bravi artisti della mia città. Se devo citarne tre su tutti: Max Manfredi, Federico Sirianni e Giua».
Perché secondo te è così difficile trovare cantautrici della scuola genovese che si sono affermate nel corso degli anni?
«In realtà a Genova, negli ultimi anni, il fermento cantautorale femminile è notevolmente cresciuto. È un fermento differente rispetto alle grandi figure come De Andrè, Lauzi, Paoli, che cerca di ritagliarsi spazio nel panorama musicale nazionale guardando con rispetto i grandi cantautori ma cercando di costruirsi un'identità propria, con un certo distacco in termini di evoluzione dalla tradizione passata».
Allargando gli orizzonti, quali cantanti apprezzi maggiormente?
«Vinicio Capossela è in assoluto l'artista italiano che apprezzo maggiormente, insieme a Samuele Bersani, Tiziano Ferro, Elio e Le Storie Tese, Jovanotti, Mauro Ermanno Giovanardi, ma anche Erica Mou, Malika Ayane, Noemi, Musica Nuda (Magoni/Spinetti)... e ancora, fra gli stranieri, Janelle Monàe, i Caravan Palace, i Calexico, i Belle and Sebastian. Guarda, i miei ascolti sono davvero eterogenei e variegati, ascolto davvero di tutto spaziando dal rock al punk, dal blues al metal, dall'elettronica al jazz. Non voglio darmi limiti a tutto quanto possa regalarmi emozioni».
Con l'album "Il Giardino di rose" hai fatto parlare i critici, hai vinto premi e sei balzata agli onori della televisione. In tutto questo susseguirsi di eventi ed emozioni hai ancora il tempo di tenere vivi i rapporti con i tuoi fans su Facebook. Cosa rappresenta oggi internet per gli artisti della nuova generazione?
«Aggiungiamoci anche che nella vita di tutti i giorni lavoro in ufficio dalla mattina alla sera e otterrai l'immagine perfetta di una brava stakanovista! A parte gli scherzi, internet è un mezzo potentissimo dal quale non si può più prescindere: bisogna conoscerlo, saperlo usare e sfruttare al massimo a proprio uso e consumo. Il web è il mezzo principale che noi artisti poco noti abbiamo a disposizione, nell'attesa di ottenere la visibilità che solo i grandi mezzi di comunicazione possono riuscire a darti. Personalmente, lo utilizzo per stringere e approfondire contatti, organizzare concerti ed eventi, restare in contatto diretto con chi mi segue e naturalmente promuovere la mia musica».
Quali sono attualmente le maggiori difficoltà che una giovane artista deve affrontare per farsi strada nel mondo musicale italiano?
«Sicuramente la difficoltà maggiore è scontrarsi con la diffidenza da parte delle grandi case discografiche verso nuovi progetti che non siano passati prima attraverso un talent show: Amici e X Factor sfornano ogni anno nuovi prodotti che costituiscono la percentuale maggiore degli artisti del nostro attuale panorama musicale. E intendo artisti che vendano dischi e che riescano a fare della musica realmente il proprio mestiere. A parte qualche rarissima figura che ancora ha voglia e coraggio di investire nei nuovi talenti - vedi Caterina Caselli con la sua "Sugar" - attualmente la situazione per un artista sconosciuto che voglia crescere professionalmente e artisticamente è tragica: o passi dalla televisione o non sei nessuno».
Nel tuo sito ti definisci "poetessa nerd smanettona". Questo perché ti sei laureata in informatica con il massimo dei voti e poi perché?
«Guarda, questa definizione è nata alcuni mesi fa e mi faceva particolarmente sorridere, così l'ho inserita all'inizio delle mie note biografiche: mi piace tantissimo il connubio fra l'immagine che offro musicalmente, di cantautrice quasi eterea, con i capelli biondi e gli occhi azzurri, dietro la quale si cela invece una vera nerd con la N maiuscola, che ama programmare, assemblare pc, "smanettare" insomma con il computer come tanti altri coetanei prettamente di sesso maschile. È un po' il maschiaccio che è in me e che ogni tanto viene fuori di nascosto quando meno te lo aspetti!».
Giovedì 5 luglio sarai a Finale Ligure per un concerto a favore dei terremotati dell'Emilia. Cosa rappresenta per te questo appuntamento?
«Sono davvero orgogliosa di partecipare a questo evento così importante: l'Emilia ha bisogno di tutto il nostro sostegno, non solo morale ma anche e soprattutto economico, e ancora ne avrà nei prossimi mesi, perciò ben vengano occasioni come questa dove con la nostra musica possiamo dare davvero una mano. A fine settembre sarò a Torino per un altro evento importante come questo e sono veramente felice di poterci essere».
Quando e perché hai deciso di intraprendere la carriera di musicista?
«Ti rispondo con una frase che ci disse Gino Paoli alcuni mesi fa a Sanremo in occasione dei corsi di Area Sanremo: non sei tu a scegliere la musica, è la musica a scegliere te. Mi ci ritrovo benissimo in questa affermazione: la musica è prima di tutto un bisogno che va soddisfatto e che io affronto sempre con grande professionalità, serietà, costanza e determinazione. Se poi riuscirò a farne anche un mestiere e a vivere di questo, sarà prima di tutto un grande privilegio e subito dopo una bellissima soddisfazione».
Quanto ti ha aiutata vincere il Premio Donida 2011?
«Il Premio Donida mi ha portato davvero tanta fortuna. È un riconoscimento importante in mezzo a fiumi di concorsi che spesso si rivelano male organizzati, poco seri e soprattutto privi di alcuna prospettiva reale. Non è chiaramente un concorso di per sé a cambiarti la vita artistica, ma può esserlo, come in questo caso, l'insieme di persone che ne fanno parte e che si presentano nel tuo percorso come punti di riferimento che magari prima non c'erano. Grazie al Donida lo scorso anno sono entrata in contatto diretto con la Universal Music Publishing, che ha edito "Gli scoiattoli nel bosco", l'opera vincitrice, e questo è stato un ottimo punto di partenza per collaborazioni future. Ho ricevuto moltissimi apprezzamenti dai principali critici musicali nazionali presenti in giuria quella sera e con i quali continuo a mantenere ottimi rapporti. Insomma, occasioni come questa ti permettono di crescere e soprattutto di entrare in contatto con certe realtà dalle quali sicuramente sarebbe più difficile farsi notare. Infine, sono stata ospite di tanti grandi eventi in qualità di vincitrice, primo fra tutti il concertone in piazza Colombo a Sanremo l'ultimo giorno del Festival lo scorso febbraio, dove ho condiviso il palco con Stefano Centomo e Povia, artisti che stimo molto e di grande professionalità. Come diceva il vecchio detto? Chiusa una porta si apre un portone!».
Stai lavorando a un nuovo progetto discografico o stai raccogliendo le idee?
«In questi mesi stanno nascendo nuove canzoni, che sto curando, coccolando e lasciando maturare in vista di un nuovo progetto discografico, che spero di riuscire a realizzare non più da sola ma insieme a professionisti del settore che vogliano credere in quello che propongo e investirvi senza paura».
Qual è il tuo sogno nel cassetto nella vita e nella carriera?
«Il mio sogno più grande è poter vivere di musica e sentirmi davvero realizzata e felice».
Direi che domande te ne ho fatte abbastanza, me ne tengo alcune per la prossima puntata, magari quando uscirà il tuo nuovo album. Mi piace però terminare con il gioco delle dieci domande secche. Eccole quindi.
- Oceano Atlantico o Pacifico? Pacifico... come me!
- Sci di fondo o alpino? Sci di fondo: adoro stare in mezzo alla natura e poi sai quante calorie si bruciano facendo fondo?
- Granita alla mandorla o gelato al cioccolato? Granita alla mandorla: fresca e dolce, come la mia musica!
- Joan Baez o Janis Joplin? Joan Baez, per la sua raffinatezza.
- Lana o cotone? Cotone, soprattutto in questi giorni che fa caldissimo!
- Stivali o sneakers? Sneakers, amo la comodità!
- Il Silenzio degli Innocenti o Sulle ali della libertà? Bellissimi libri li ho letti entrambi anche se il secondo è un racconto, ma da fanatica di King non posso che scegliere The Shawshank Redemption.
- Gozzo o barca a vela? Gozzo, come quello che vorrebbe avere mio papà.
- Lambrusco o Vermentino? Lambrusco e pop corn!
- Cime tempestose o Le Cronache di Narnia? Le Cronache di Narnia perché la fantasia viene prima di tutto e senza di essa non saremmo niente.
Titolo: Il giardino di rose
Artista: Chiara Ragnini
Etichetta: autoproduzione
Anno di pubblicazione: 2011
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