Paolo Bonfanti è uno dei più apprezzati bluesmen italiani. La militanza artistica nei Big Fat Mama nella seconda metà degli anni Ottanta, la partecipazione a centinaia di festival in tutta Europa e i numerosi album prodotti, lo hanno fatto conoscere ad una vasta platea di appassionati. Senza dimenticare le tante collaborazioni con artisti della scena nazionale e internazionale come Fabio Treves, John Popper, Beppe Gambetta, Roy Rogers e tanti altri.
L'ultimo album, "Takin' a Break" (2011), abbraccia tutta la musica
roots in un susseguirsi di coinvolgenti ballate folk, buon vecchio blues, sanguigno rock e
accenni gospel. Alla musica suonata Bonfanti ha unito in questi anni una intensa attività
didattica e nel 2011 ha pubblicato il manuale "Bottleneck Guitar". Nonostante la notorietà il cinquantunenne musicista genovese è rimasto fedele alla sua personale visione della musica fatta di passione, sacrifici, coinvolgimento, lotte e indipendenza artistica.
Bonfanti si esibirà sabato 5 maggio dal vivo a Spotorno nell'ambito della rassegna "Immaginaria - Winter Edition 2012". Nonostante i numerosi impegni Paolo si è prestato a rispondere alle domande di questa intervista.
Quando si parla di Paolo Bonfanti viene subito alla mente il blues. Con i Big Fat Mama hai scritto la storia di questo genere musicale in Italia. A questo punto della tua carriera trovo però che sia un inquadramento riduttivo e limitante, mi sembra che la tua musica abbracci invece tutto il genere roots. Cosa ne pensi?
«A dir la verità, già coi Big Fat Mama non si suonava solo ed esclusivamente blues. Anzi, fin dall'inizio, ho sempre ampliato il discorso ad un genere che oggi si definirebbe "Americana". Il secondo LP, per esempio, aveva un sound decisamente "southern rock", tanto che un giornalista, ai tempi, ci paragonò alla Marshall Tucker Band!».
Un genovese che non è cantautore! Nonostante gli insegnamenti di Armando Corsi perché hai preferito guardare artisticamente oltreoceano?
«La mia formazione musicale era iniziata almeno cinque anni prima di incontrare Armando, per cui la successione degli eventi è stata questa: dai sei ai quindici anni ho studiato pianoforte classico, poi la chitarra cercando di imparare canzoni di cantautori come Guccini e De Gregori prima, poi di Dylan, CSN&Y, Eagles e tanti altri nomi della musica cantautorale e country-rock U.S.A., poi il blues e solo nel 1980 e 1981 l'avvicinamento all'armonia jazz con Armando».
Il tuo ultimo album solista ha riscosso grandi consensi da parte della critica e del pubblico. È stato un ritorno alle canzoni cantate in lingua inglese dopo le ultime tue produzioni in italiano e in dialetto genovese. Perché questa scelta?
«Anche in questo caso la vedrei dalla prospettiva opposta: ho sempre fatto dischi con testi in lingua inglese. Il mini cd "Io non sono io" e "Canzoni di Schiena" sono stati due "esperimenti" che sono stato molto contento di fare e non è detto che non riprenda il discorso in un futuro non lontano».
Ci sono voluti tre anni perché "Takin' a Break" vedesse la luce...
«In effetti è abbastanza normale per me. Non avendo vincoli discografici o di produzione di alcun tipo posso prendermi tutto il tempo che voglio, fino a quando non sono completamente soddisfatto del lavoro».
In queste settimane sei tornato a esibirti dal vivo con i Slow Feet. È un ritorno live che può anticipare qualcosa di nuovo a livello discografico?
«Suoneremo ancora dal vivo; per quello che riguarda una nuova realizzazione discografica per ora è tutto in stand-by, visti i fitti impegni di tutti, specialmente dei due PFM».
È previsto un vostro concerto in provincia di Savona nella prossima estate?
«Non con Slow Feet. Suonerò io (in solo) a Spotorno il 5 maggio, poi in trio, con Roberto Bongianino e Alessandro Pelle, a Toirano il 28 luglio e in duo, con Roberto Bongianino, a Noli l'11 agosto».
Sei un assiduo frequentatore di Facebook, qual è il tuo rapporto con le nuove tecnologie?
«Dopo un primo periodo di assoluto analfabetismo digitale sto cominciando a districarmi un po' nella "giungla". Facebook è fondamentalmente un gioco però da quando lo uso ho avuto un numero di contatti clamoroso e, devo ammettere, mi ha portato una buona quantità di lavoro».
I tuoi primi album, fuori mercato da un po' di tempo, sono finalmente tornati alla portata di tutti seppur in versione liquida. Trovi che sia il canale migliore per diffondere la musica? Si è parlato anche di una eventuale ristampa su cd?
«Io vengo dalla generazione dell'LP per cui già il cd mi sembra una "riduzione", però non avendo una major che mi sponsorizza, questo è un buon sistema per avere ristampe senza costi e arrivare direttamente al pubblico senza troppi intermediari e... risparmiando carta e plastica!».
A Casale il problema Eternit, a Vado Ligure il progetto di raddoppio di una centrale elettrica a carbone in pieno centro città, in Val Susa la Tav. Cosa pensi di questo modo spregiudicato di sacrificare la salute dei cittadini agli interessi economici di una minoranza? E perché la musica, tranne rarissimi casi, non prende posizione e non riesce a diventare la cassa di risonanza della volontà popolare?
«Questo è un po' il "vizietto" dei grandi nomi nell'attuale panorama italiano. Hanno paura di esporsi troppo e di conseguenza, magari, di vendere meno e, vista la crisi discografica, questo è uno spauracchio per le majors. Come ben sai, io sono schieratissimo e non mi preoccupo molto delle conseguenze, anzi, essere schierati contro il consumo di territorio e per la salute dei comuni cittadini mi sembra il minimo che la nostra coscienza ci chiede. Tutti possiamo fare qualcosa. Garda il mio progetto Zero Emission Blues: si tratta di un concerto fatto interamente con strumenti acustici microfonati, senza ampli, con P.A. e luci a led alimentate da biciclette con accumulatori oppure con la compensazione dell'energia consumata nel concerto stesso (già molto bassa in generale), attraverso l'immissione di pari energia pulita prodotta da un impianto di pannelli solari "ad inseguimento" del nostro sponsor tecnico».
Titolo: Takin' a break
Artista: Paolo Bonfanti
Etichetta: Club de Musique Records
Anno di pubblicazione: 2011
Tracce
(testi e musiche di Paolo Bonfanti)
01. Dark and lonesome night
02. Shoot 'em all down
03. Nowhere fast
04. I got a mind
05. Isolation row
06. Between me and you
07. Late again
08. Hands
09. Meteorology
10. Takin' a break
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